[19/03/2009] Urbanistica

L´Ance strappa a Matteoli la promessa di 800 milioni per le manutenzioni

LIVORNO. Insisti oggi e insisti domani forse qualche briciola di razionalità comincia a pervadere anche il governo Berlusconi, che per bocca del ministro delle infrastrutture Matteoli ha finalmente concesso un’apertura alle imprese edili che chiedono da tempo di far ripartire le piccole opere, ovvero la manutenzione e i progetti locali immediatamente cantierabili che potrebbero contribuire a dare ossigeno all’economia italiana (e ad aumentare la qualità della vita, trattandosi in gran parte di strade, ferrovie, scuole). Benefici economici e sociali subito quindi, e sicuri rispetto alle faraoniche grandi opere annunciate nelle settimane scorse e buone per abbeverare l’opinione pubblica di massa e pochi interessi molto individuali. Se quindi dobbiamo segnalare positivamente questi 800 milioni che potrebbero arrivare dal Cipe, dobbiamo evidentemente sottolineare la sproporzione rispetto ai fondi destinati alle cattedrali nel deserto come il Ponte sullo Stretto. «I cantieri finanziati dal Cipe – ha ricordato il presidente di Ance Paolo Buzzetti - nella migliore delle ipotesi non partiranno prima del 2010. Ma noi per il 2009 abbiamo individuato risorse non ancora assegnate da spendere per opere di piccole dimensioni». Il mondo imprenditoriale quindi dimostra ancora una volta di vedere molto meglio del governo, stimando in uno studio Ance le circa 300 opere immediatamente cantierabili.

Tutto questo mentre si leva il grido del neo presidente del consiglio dei Beni culturali, Andrea Carandini (appena succeduto a Settis dimessosi in polemica col ministro della Cultura Sandro Bondi) che si oppone al piano-casa su cui sta lavorando il governo. «Per quanto si intravede l’intervento allarma nel suo disordinato pointillisme – dice a Repubblica - che rischia di portare nuove rughe al volto già usurato del nostro paesaggio rurale e urbano». Parole pesanti, che fanno temere a molti che il (a questo punto poco ambito) seggiolone rifiutato da Settis, sarà ben presto nuovamente vuoto.

«La puntiforme estensione dei condoni – si legge ancora su Repubblica che riporta il discorso di insediamento dell’archeologo – viene ad aggiungersi al grande ciclo espansivo dell’edilizia dell’ultimo decennio che ha interessato soprattutto la città diffusa. E’ ragionevole pensare che venga impoverita ulteriormente la sostanza paesaggistica del nostro Paese» quindi è opportuno per Carandini «completare al più presti i piani paesaggistici» e nell’attesa che vengano completati «non resta che regolamentare l’attività edilizia caso per caso attraverso le norme del codice dei beni culturali».

Evitare il rischio “deregulation generalizzata” che le misure contenute nel piano-casa potrebbero determinare è invece la richiesta accorata di Legambiente ai presidenti delle Regioni e delle Province autonome in merito al disegno di legge annunciato dal premier Berlusconi.

In una lettera consegnata oggi in occasione della Conferenza delle Regioni, l’associazione ambientalista - convinta che il rilancio del settore edilizio possa effettivamente svolgere un ruolo fondamentale per uscire dalla crisi, purché incentrato sull´innovazione energetica e la riqualificazione del patrimonio abitativo - motiva nel dettaglio la sua preoccupazione: «l’aumento di cubatura degli edifici, che il disegno di legge prevedrebbe di poter realizzare senza altri permessi che l’autocertificazione rilasciata da un progettista, rischierebbe di provocare conseguenze irreversibili per le nostre città che potrebbero diventare più brutte e sempre meno vivibili» spiega Legambiente.

«Per evitare questi rischi - prosegue la lettera dell’associazione ambientalista - occorre che gli interventi siano possibili esclusivamente nelle Zone B e C dei piani regolatori comunali, ossia quelle di completamento e di espansione urbana. E che siano in ogni caso esclusi sia gli edifici vincolati, sia quelli abusivi o per cui è stata presentata domanda di sanatoria».

E affinché la semplificazione, seppur necessaria, dell’iter autorizzativo e l’autocertificazione prevista dal governo non diano il via libera a qualsiasi tipo d’intervento, trasformandosi in un modo per aggiungere cubature in deroga ai piani e regolamenti vigenti, Legambiente chiede infine alle Regioni di introdurre sanzioni durissime per chi supera gli ambiti e i limiti fissati dalla legge, affinché la riduzione delle sanzioni annunciata non rappresenti un invito a costruire molto di più di quanto previsto.

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