[20/03/2009] Parchi

Gli orsi bianchi profughi e cannibali del cambiamento climatico

LIVORNO. Si è conclusa a Tromsø, nel nord della Norvegia, la riunione dei 5 Paesi artici dedicata alla salvaguardia dell’orso polare ed Usa, Canada, Russia, Norvegia e Danimarca–Groenlandia hanno ufficialmente individuato nel cambiamento climatico il nemico numero uno degli orsi bianchi ed hanno chiesto alla comunità internazionale una mobilitazione urgente in vista della conferenza di Copenhagen. Nella dichiarazione comune finale si legge: «Le parti hanno convenuto che gli effetti del cambiamento climatico e che la perdita e la frammentazione, continue e crescenti, dei ghiacci marini (...) costituiscono la minaccia più importante per la conservazione dell’orso polare (…) Le parti hanno convenuto che la protezione a lungo termine degli orsi polari dipende dall’ampiezza del riscaldamento climatico».

Il testo approvato sottolinea «Il bisogno urgente di una efficace risposta mondiale alle sfide» poste dal global warming. I 5 stati artici hanno firmato nel 1973 un accordo per la protezione dell’orso polare che prevede, con rare eccezioni destinate alle popolazioni autoctone, il divieto di caccia che allora era percepita come la principale minaccia per la sopravvivenza del più grande carnivoro terrestre, ora il pericolo climatico diventa la minaccia principale, come andavano già dicendo da molto tempo scienziati, ambientalisti e popolazioni indigene che pure restano divisi sui metodi di salvaguardia degli orsi e sulla caccia.

Anche se la dichiarazione di Tromsø non costituisce un obbligo giuridico, per Geoff York, un esperto di orsi polari del Wwf, «E’ un successo. Le parti hanno fatto un passo significativo nella buona direzione e la responsabilità ora è affidata ai loro governi perché agiscono per ridurre le loro emissioni». Il canadese Andrew Derocher presidente della rete internazionale di scienziati Polar bear specialist group, ha detto all’agenzia Afp che l’accordo «E’ molto più incoraggiante di quel che credevo all’inizio della riunione. Sono veramente contento che la minaccia predominante del cambiamento climatico sia stata riconosciuta da tutti gli Stati. Ora, il problema è di sapere come questo messaggio si tradurrà a Copenhagen e come il messaggio di questi due incontri si tradurrà in seguito all’interno della comunità internazionale e dei suoi sforzi di riduzione delle emissioni».

Secondo gli scienziati, con l’attuale tasso di scioglimento dei ghiacci marini artici, entro il 2050 potrebbero essere scomparsi i due terzi della popolazione degli attuali 20.000 – 25.000 orsi stimata dal Geological Survey Usa. Gli effetti sugli orsi sono già ora evidenti: si starebbe riducendo la loro taglia, sarebbero meno robusti e anche più inclini al cannibalismo.

In Canada le femmine di orso bianco pesano in media circa 230 chili, 65 in meno che nel 1980, e misurano 185 cm, molto meno dei 220 di qualche decennio fa. Il loro periodo di caccia diventa sempre più breve e devono percorrere distanze sempre più lunghe per raggiungere la banchisa, nuotando per lunghissimi tratti in mari liberi completamente dai ghiacci e quindi anche più agitati, sforzi e digiuni prolungati che hanno riflessi sempre più evidenti per la salute degli animali e per le loro capacità riproduttive.

Geoff York evidenzia che «Ognuno di questi sintomi, presi separatamente, potrebbero anche non essere troppo preoccupanti ma, visti nella loro totalità, questi mostrano un’immagine lugubre dell´impatto che il cambiamento climatico ha già oggi sugli orsi polari. E secondo le previsioni le cose non potranno che peggiorare».

In Alaska i ricercatori si imbattono in sempre più frequenti casi di orsi che mangiano altri orsi, con una differenza rispetto a prima quando i maschi aggredivano comunque i piccoli: oggi gli orsi polari si mettono deliberatamente in caccia di loro simili di taglia più piccola ed arrivano a predare femmine gravide nei loro siti di “letargo” che, a causa dello scioglimento della banchisa, avviene sempre più spesso sulla terra ferma.

Oggi in Alaska i due terzi degli orsi bianchi si iberna a terra, una proporzione che qualche anno fa era esattamente il contrario. «Si tratta di rifugiati piuttosto che di immigrati. Non si tratta di un esilio con il cuore ma di un esilio ragionato» ha detto un ricercatore del Geological Survey.

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