[20/03/2009] Energia

Un energy manager per la Lucchini

PIOMBINO. Sono particolarmente preoccupanti le dichiarazioni dell’ing. Calcagni della Lucchini rilasciate nel corso della riunione della task force regionale: “siamo ancora in una fase di discesa che non sappiamo dove ci porterà… tutte le risorse devono essere impegnate per la sopravvivenza dello stabilimento”.

La situazione è comprensibile come anche la necessità di ridurre i costi, ma la soluzione di mettere a casa 600 persone di cui 320 precari, molto meno; questi ultimi sono una capitale prezioso per un’azienda.

Per noi ecologisti le risorse naturali sono la base dell’economia, e l’ambiente, oltre alla ricerca e innovazione, è un fattore strategico, anche per uscire dalla crisi.

Come abbiamo già detto, suggeriamo che nella struttura dirigente dello stabilimento ci sia un “energy manager”, una persona che si occupa di questi problemi e che coordina una serie di iniziative coinvolgendo il personale dei singoli impianti. Si scoprirà che questa strada è molto più conveniente dei tagli al personale.

Si può cominciare dall’illuminazione che non richiede grossi finanziamenti per istallare crepuscolari o ripristinare quelli che non funzionano (blocco dell’illuminazione di giorno), sezionare le campate dei capannoni per spengere le luci inutili e gli impianti che sono fermi, cambiare il tipo di lampade e la disposizione.

Il recupero del calore disperso può richiedere anni di lavori e anche ingenti finanziamenti ma che possono attivare anche finanziamenti pubblici. Inoltre si può cominciare con il riscaldo di uffici, spogliatoi e reparti con il calore residuo di impianti vicini, questo costa poco e da subito risultati economici.

Poi c’è tutto il campo delle energie alternative, i tetti dei capannoni e degli uffici possono servire per istallare pannelli solari o fotovoltaico con un sicuro introito per l’azienda. Si sa che è stato ceduto l’uso della superficie della discarica dismessa per una grossa centrale fotovoltaica ma i bisogni energetici dell’azienda sono enormi.

Anni fa sembrava in dirittura d’arrivo un accordo con Asa per l’eolico, poi non si è fatto nulla.

Comunque l’energia è solamente una parte della strada da percorrere, il grosso lavoro è la ricerca, l’innovazione, capacità di marketing, insomma specializzarsi. Un esempio è che l’unica produzione che per ora regge sono le rotaie unico prodotto finito, una tipicità, non è un caso. Rammento che dal convegno del 2003 la Legambiente lamenta una scarsa attenzione a questo tipo di prodotti: “Il concorrente West Alpine, in Austria, ha puntato tutto sulla qualità e affidabilità del prodotto, su di un impianto moderno con un lay out razionale (che lavora permanentemente con le gabbie in continuo), e per far capire meglio la differenza nell’organizzazione: loro non vendono rotaie, vendono la linea ferroviaria completa di tutto, collaudata e certificata, con decine d’aziende che in ogni paese europeo, lavorano in sinergia con loro… Piombino non può neppure partecipare a quel genere d’appalti, esportiamo rotaie quasi solamente nei paesi del terzo mondo”. Nonostante questo è un prodotto che tiene. La scelta che invece si è fatta è quella di inseguire il mercato in un momento di espansione: arrivare a produrre 3 milioni di tonnellate e oltre.

In natura, di fronte a crisi e repentini cambiamenti, le maggiori probabilità di sopravvivenza le hanno gli organismi che si evolvono, rispetto a quelli che si chiudono nell’attesa che si ripristinino le condizioni precedenti.

Crediamo che questo nostro contributo serva anche ai sindacati, partiti e istituzioni perché introducano questi temi nelle relazioni e trattative, non si può discutere solo di tagli al personale e rotazioni; si può proporre anche una strategia diversa.

* Presidente circolo Legambiente Val di Cornia

Torna all'archivio