[23/03/2009] Acqua

L´acqua come diritto universale resta un sogno: Istanbul si ferma all´acqua come «bisogno»

FIRENZE. L´analisi della crisi idrica globale avrebbe dovuto mettere tutti d’accordo (governi e movimenti per l’acqua), sulle cose da fare al termine del V forum mondiale dell’acqua che si è tenuto ad Istanbul. Così non è stato, visto che ancora una volta l´accordo non è stato trovato se non sulla definizione di acqua come bisogno, assai meno impegnativa del riconoscimento dell´acqua come diritto fondamentale e inalienabile, individuale e collettivo.

Eppure la situazione come è noto è preoccupante: 8 milioni di decessi l´anno sono attribuiti alla carenza idrica e a servizi igienico-sanitari inadeguati; 1,1 miliardi di persone non hanno accesso alle risorse idriche; 2,6 miliardi di persone hanno problemi igienico-sanitari; 3.900 bambini muoiono ogni giorno a causa della mancanza d’acqua; l´inquinamento dei corsi d´acqua e delle falde pare inarrestabile.

In questo quadro il mutamento climatico in atto è un’aggravante: aumento delle temperature, inaridimento delle aree più calde e l’avanzare della desertificazione, sono tra le cause del numero sempre crescente di profughi ambientali, che scappano da guerre, fame e siccità.

Infine le criticità derivanti dai settori di utilizzo: l’agricoltura è la maggior fonte di consumo e di spreco di acqua nel mondo e un importante fattore di ingiustizia sociale. In Sudafrica 600.000 agricoltori bianchi consumano il 70% delle risorse idriche del Paese mentre 14 milioni di persone sono senza accesso all’acqua potabile, informano da Legambiente (l’associazione ambientalista ha partecipato al Forum alternativo per l’acqua).

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, considerata anche la crescita demografica, il rischio per il pianeta è che al 2030 metà della popolazione mondiale resti senza livelli adeguati di risorsa idrica. Fin qui i dati.
La dichiarazione conclusiva del Forum ufficiale (a cui hanno partecipato nella scorsa settimana 25mila persone, capi di Stato e delegati provenienti da 155 Paesi), annunciata da 95 tra ministri e vice-ministri, sottolinea l’urgenza di migliorare l’accesso all’acqua e la necessità di «un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie», per compiere un importante «passo verso la diminuzione in tutto il mondo dei decessi legati alla scarsità d´acqua».
Per raggiungere questi obiettivi si pensa di integrare tre livelli di potere politico: i governi nazionali, le autorità locali e i parlamenti.

Completamente soddisfatti gli organizzatori del V Forum anche in merito al documento finale: «una piattaforma per affrontare i problemi del mondo legati all´acqua, che non possiamo ignorare» commenta il segretario generale del Forum Oktay Tabasaran.

Ma anche ad Instanbul l’acqua come “diritto” umano non compare nel testo conclusivo e ci si ferma al “bisogno” che come si sa cambia da situazione a situazione, e nelle diverse aree del mondo. Queste conclusioni non sono piaciute al Movimento globale per l’acqua pubblica come diritto umano, riunito nelle sue componenti nel Forum Alternativo.

Ormai i due mondi non si riconoscono e non si parlano «Abbiamo detto chiaramente in faccia a questi signori che il Forum è illegittimo, antidemocratico, scorretto. Sono imbarazzati, disorganizzati, confusi» ha dichiarato Maude Barlow la rappresentante dell’Onu e attivista per la difesa dell’acqua, che ha tenuto un incontro con i movimenti provenienti da ogni parte del mondo- Il Forum è gestito dalle stesse persone che hanno creato la bancarotta mondiale. E’ un Forum per loro stessi, per cercare una soluzione economica al problema idrico» ha concluso Barlow.

Accenti diversi ma stessa linea anche per Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente e relatore al Forum delle associazioni «Da una settimana qui a Istanbul si parla di acqua e dei problemi legati alla diffusione e al consumo dell’oro blu nel mondo. E’ un momento cruciale per ricordare che l’accesso all’acqua è una questione di sopravvivenza e quindi innanzitutto di diritti, per chiederne alle Nazioni Unite il riconoscimento, subito, come un diritto fondamentale e inalienabile, individuale e collettivo».

Il Movimento per l’acqua, comunque nel suo complesso, può sicuramente affermare di aver registrato un grande risultato: molte le figure (istituzionali e non) che per tutta la settimana hanno partecipato ai lavori del vertice mondiale dissentendo fortemente dai contenuti e dall’impostazione, sono state contemporaneamente presenti e in maniera costruttiva alle iniziative del Forum alternativo.

I movimenti hanno annunciato che continueranno a portare avanti la loro lotta stringendo alleanze locali anche con i governi come è avvenuto in Sud America «Buoni segnali arrivano dall’America Latina – riprende Gubbiotti- dove Bolivia e Paraguay hanno già inserito nella loro Costituzione un articolo che vieta la privatizzazione dell’acqua. Mentre in Colombia, la rete di associazioni ambientaliste Ecofondo ha raccolto 1.600.000 firme in favore di una proposta di referendum popolare, attualmente in discussione presso il Senato, per inserire lo stesso articolo nella Costituzione. Molte mobilitazioni, insomma, hanno portato i loro frutti. Questi movimenti vanno sostenuti ed è necessario dare voce in modo sempre più forte alle grandi vertenze sull’acqua nel mondo» conclude l’esponente di Legambiente.

Fino a che non verranno superate le ambiguità del Consiglio Mondiale dell’Acqua, organismo privato, strettamente connesso alla Banca Mondiale e alle multinazionali, organizzatore del Forum ufficiale, sarà difficile poter riaprire il dialogo e nello stesso tempo si allontana la soluzione per il problema idrico globale che, vista la complessità, avrebbe necessità di unità di intenti. Ma l’Onu, che dovrebbe governare il processo in piena autonomia e nell’interesse generale, ha pochi poteri e i Paesi partecipanti al Forum ufficiale si sono guardati bene dal prendere impegni precisi, quelli che in base all’auspicio di molti, dovevano essere inseriti in una specie di protocollo di Kyoto per l’acqua.

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