[24/03/2009] Comunicati

Riforma Arpat, problemi irrisolti?

FIRENZE. C’è stata la consultazione in Consiglio regionale sulla PLR della Giunta di riforma dell’ARPAT un primo tentativo non andò in porto nella scorsa legislatura. Fu un bene perché non fu fatta verifica su cosa aveva o meno funzionato della legge istitutiva. Ma era evidente il tentativo di ridurre ARPAT da soggetto terzo rispetto ai quelli privati e pubblici che agiscono sul territorio e nell’economia struttura funzionale della Regione. Lo si vide anche quando su direttiva europea fu nominata l’Autorità ambientale (istituto che in Europa agisce in terzietà) per la VIA e poi per la VAS, non in ARPAT ma in un ufficio della Regione in barba ai principi di valutazione indipendente e del conflitto di interesse: il valutatore che valuta se stesso. Non che l’ARPAT non dipenda dai finanziamenti pubblici, ma questo è un bene perché garantisce l’autonomia dal mercato sia economico che politico.

La nuova P.L.R. non fuga timori perché la valutazione sull’efficacia della L.R. istitutiva è stata su aspetti procedurali e amministrativi ma non sui risultati (altamente qualificati, basti pensare al ruolo svolto nella vicenda TAV in Mugello) e comunque senza risolvere il nodo dell’Autorità ambientale anche quando il T.U. sull’Ambiente varato dal governo Prodi indica l’Autorità ambientale nell’Agenzia.

La posizione tenuta dalle assoambientaliste in concertazione e consultazione ha consentito di limitare la riduzione dell’autonomia insita nella definizione anno per anno del “catalogo delle attività” da parte della Giunta per finanziare l’Agenzia acquisendo il principio del passaggio in Commissione consiliare e in concertazione per modifiche di particolare rilievo allo stesso catalogo. Ma non scompare il rischio che la politica, o peggio la burocrazia regionale, stabiliscano annualmente che cosa l’Agenzia deve o no controllare o monitorare delle criticità ambientali la cui durata, come noto, non rispetta le scadenze amministrative e di bilancio o addirittura scrivendo nel testo di Legge le attività chiudendo la strada a nuove acquisizioni dovute all’evoluzione tecnologica e sociale, come qualcuno ipotizza.

Ridurre l’autonomia significa ridurre le alte capacità professionali che l’agenzia ha, già messe in discussione dai tagli al bilancio attuate dalla Giunta sulle attività di prevenzione, ricerca e conoscenza (educazione e formazione) come è già accaduto. Certo, c’è la crisi della finanza pubblica, ma avevano detto che l’ambiente era una priorità.

Pensano così di risparmiare sui costi di Agenzia, per poi spendere molto di più per riparare ai danni ambientali prodotti da azioni del settore pubblico o del privato ma che è il pubblico a dover sanare (es. emissioni di CO2 e gas serra, PM10, danni al territorio e alle falde acquifere, ecc.). Si pensi allora a cosa potrebbe accadere con i cantieri dell’Alta Velocità ferroviaria nel sottoattraversamento di Firenze.

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