[27/03/2009] Rifiuti

17 anni, ancora troppo pochi per fare il censimento dell´amianto?

LIVORNO. L’amianto è stato vietato nel 1992 nel nostro paese. Questo significa che da allora non può più essere prodotto, lavorato, commercializzato e utilizzato per gli usi che sino ad allora erano consentiti. Ma la messa al bando di questa sostanza talmente versatile quanto dannosa per la salute, non ha avuto però effetto rispetto ai manufatti nei quali si trovava allora e nei quali spesso anche adesso lo si può ritrovare, soprattutto miscelato al cemento in quel materiale a tutti noto che è l’eternit.

Con l’eternit e con l’amianto sotto altre forme è stato fatto di tutto, dai tetti alle pensiline, dai pannelli di coibentazione ai pavimenti, dai depositi per l’acqua potabile alle tubature. La stima dell’amianto ancora presente nei vari ambienti urbani parla di 23 milioni di tonnellate, ma appunto di stima si tratta, perché –come ricorda anche oggi il Corriere della sera- la legge 257/92 che ha posto l’obbligo (poi ribadito in successive normative) per le Regioni di effettuare un censimento del materiale contenente amianto, (a partire dall´amianto friabile che è il più pericoloso per la salute) non è stata del tutto applicata.

Il ministero dell’Ambiente, rivela infatti che ancora oggi dopo 17 anni dal varo di quella legge e dall’imposizione di quell’obbligo, quattro Regioni (Calabria, Lazio, Sicilia e Provincia autonoma di Trento ) sono ancora inadempienti, non avendo ancora consegnato alcun dato al riguardo.

Ma anche le altre Regioni che qualcosa hanno fatto, non sono comunque in grado di fornire dati esaurienti ed omogenei: in alcune si è fatta la mappa degli edifici lavorativi dismessi, in altre di quelli pubblici (ma solo riferite a scuole ed ospedali) in altre parte del pubblico, parte del privato; insomma non esiste ad oggi un quadro esauriente della situazione, mentre aumentano i casi di persone che si ammalano di mesotelioma pleurico, uno dei rari casi di tumore che sia stato possibile mettere direttamente in correlazione con l’esposizione a fibre di amianto. Ed aumentano sempre più i casi registrati tra la popolazione generale, che non ha mai avuto a che fare con l’amianto per cause professionali o perché familiare di lavoratori del comparto. Segno che l’amianto presente nell’ambiente sta cominciando ad agire.

Anche per il fatto che siccome sono le fibre libere che se respirate possono arrivare sino al polmone e causare l’insorgenza tumorale, questo dato evidenzia che i materiali contenenti amianto in varia misura nei manufatti si sono andati deteriorando e hanno cominciato a rilasciare fibre nell’ambiente. Perché come sottolinea anche Achille Marconi del registro dell´Istituto superiore di sanità «l´amianto non è pericoloso in assoluto, lo diventa quando si degrada e rilascia fibre» e quando queste fibre vengono respirate.

Il problema sarebbe allora sapere dove si trovano questi materiali e impostare a quel punto un programma di bonifica complessivo, mentre la situazione ad oggi nel nostro paese e che non si è operato per effettuare la bonifica definitiva nemmeno dei siti che ospitavano le fabbriche di lavorazione, il censimento non è completo e per l’amianto presente nei manufatti dei privati cittadini si è lasciato che questi agissero in piena autonomia senza offrire per altro nemmeno la necessaria consulenza su come muoversi. E non si è nemmeno provveduto a pianificare i necessari siti di smaltimento per mettere questi materiali una volta rimossi.

Le discariche autorizzate si contano sulle dita di una mano, di processi alternativi allo smaltimento, per rendere inerte il materiale, se ne è parlato in occasione della prima (ed unica) conferenza nazionale sull’amianto, organizzata quando ministro della Sanità era Rosy Bindi e da allora non solo non si sono più fatte conferenze, nonostante se ne prevedesse una cadenza annuale, ma non si è più parlato né di alternative, né di discariche.

Nel 2001 il ministero dell´Ambiente ha stanziato 9 milioni per ulteriori risanamenti e per una mappatura completa (altri 5 erano stati previsti dalla finanziaria 2008, ma poi annullati) e i risultati sono quelli che abbiamo ricordato. Una situazione che difficilmente potrà rispettare il termine del 2015 entro il quale l’amianto rinvenuto nell’ambiente doveva essere del tutto smaltito, e sarà assai più probabile che a quella data sarà invece cresciuto il numero delle vittime oltre i 3.000 - 4.000 l´anno che si registrano attualmente e che non comprendono più solo gli ex lavoratori del settore.

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