[27/03/2009] Comunicati

Verso il G20 con poche speranze di svolta

LIVORNO. Pochi giorni al summit del G20 di Londra sull’economia. E poche anche le possibilità che nella City il 2 aprile si assista alla svolta necessaria. L’idea di un "Consiglio economico delle Nazioni Unite”, auspicato dalla cancelliera Merkel e basato su una carta per lo sviluppo sostenibile, non sembra aver fatto passi avanti. La governance globale per regolare la finanziarizzazione che ha provocato la crisi mondiale è pure questa un’idea e poco più. Gli Usa ieri hanno presentato la ‘loro’ idea di un’Authority, un organismo – si legge sul Sole24Ore – con la missione di super-poliziotto dei mercati».

Ma sul chi controlla chi – tra Stato e mercato – l´idea ce la danno Bortolotti e Masciandaro sempre sul quotidiano di Confindustria. Ovvero tante domande e nessuna risposta. Si brancola nel buio o quasi e le buone notizie oggi arrivano invece dalla Spagna. Dove il presidente Zapatero prima dice che è «necessario arrivare all’intesa sulla riforma dei mercati per dare un’iniezione di fiducia» e poi indica la sua scelta per il rilancio «Mi riferisco in primo luogo all’economia verde o sostenibile, al risparmio energetico, alle rinnovabili, al riutilizzo dell’acqua e dei residui».

Niente male, no? La Spagna, che ha puntato già da tempo sull’eolico, vuole chiudere con il nucleare, e individua come Obama nella green economy la strada maestra per uscire dalla crisi e su questa strada è pronta a convogliare e concentrare gli sforzi senza disperderli in mille rivoli come fa il governo italiano. Anche la Francia lo ha fatto (nucleare a parte). L’Ue ci crede abbastanza, l’Italia no. Anzi, in Italia si crede a tutto. Nel senso che pur di far tornare a crescere le bamboline si farebbe di tutto. Che è il messaggio errato, ovviamente dal nostro punto di vista, che arriva anche oggi dagli esperti che hanno partecipato al “G8 della scienza” a Roma.

I propositi sono tutti condivisibili, a partire dall’allarme lanciato per le migrazioni causa cambiamenti climatici. Ma la ricetta è investire sulla ricerca su tutte le fonti di energia alternativa, in cui -che alternativo non è- si mette pure il nucleare. Questo, sempre secondo noi, non è possibile. Non fosse altro che per i tempi.

I soldi a disposizione sono quelli che sono, in Italia poi per la ricerca sono briciole e la maggior parte di queste rischiano di finire sul nucleare esattamente come è successo fino ad oggi. E non quello auspicato dagli scienziati "senza scorie” pronto tra il 2030 e il 2050 (peraltro del tutto ipoteticamente).

Una nazione che decide di scommettere davvero sulla green economy non cerca di imporre un Piano Casa per decreto che sembra un condono preventivo, ma incentiva (anche la ricerca) l’efficienza e il risparmio energetico; le rinnovabili tutte; i prodotti ecocompatibili; la mobilità sostenibile. Non investe invece nel nucleare di III generazione che non ha risolto alcun problema (sicurezza, scorie, esportazione e disponibilità dell´uranio ecc.).

Il problema, semmai, è che l’opposizione, se ha un’altra idea, la deve portare avanti e accettare le critiche di chi non la pensa allo stesso modo: sull´eolico come sul fotovoltaico; sulla geotermia come sull´idroelettrico. Reggere il conflitto perché si crede in un’idea e perchè si ha un progetto. Le cose, ahinoi, stanno però diversamente e quindi fermiamoci nella speranza che il fronte di chi pensa ad un modello economico diverso da quello attuale allarghi sempre più le sue fila ricordandoci che fino all’anno scorso dall’altra parte della barricata c´era praticamente un deserto.

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