[01/04/2009] Comunicati

I negazionisti, Dell’Utri e i documenti scientifici dei Bonn Climate Talks

LIVORNO. Mentre in Italia impazzano gli eco-scettici e il Pdl (tanto per accogliere l’invito di Obama a discutere di clima al G8 italiano…) presenta addirittura una mozione in Parlamento che asserisce che il cambiamento climatico è naturale, forse benefico e che quelle dell’Unione europea e dell’Onu sono fisime, invenzioni e forse complotti… ai Climate talks in corso a Bonn la comunità scientifica ed i governi del mondo (anche il nostro, si presume) discutono su documenti condivisi dalla quasi totalità degli esperti, su dati e schede che riassumono una mole ormai sterminata di studi, dati, rilievi sul campo, fatti certi.
Gli eco-scettici, Dell’Utri, Nania e la Poli Bortone farebbero bene a leggersi ciò che è riassunto nelle stringate pagine della scheda tecnica “climate change science The status of climate change science today” che serve da promemoria e base di discussione a Bonn.

«Si sa abbastanza del sistema climatico e dell´effetto serra terrestre per sapere che c’è bisogno di adottare azioni urgenti. Il 2007 vide la pubblicazione delle prime tre parti del “Fourth Assessment Report by the Intergovernamental Panel on Climate Change (Ipcc). L’Ipcc valuta I risultati della scienza sul cambiamento climatico attraverso tre working groups e nel contesto di tre grandi categorie: 1) la scienza fisica, 2) gli effetti dei cambiamenti climatici, l´adattamento e la vulnerabilità 3) la mitigazione del cambiamento climatico. E´ politicamente significativo il fatto che tutti i governi abbiano convenuto che le conclusioni degli scienziati conducano alla valutazione di una solida base per prendere le giuste decisioni».

Il documento riassume il lavoro dei vari gruppi dell’Ipcc

Working Group I: The physical science: Il cambiamento climatico sta già avvenendo, è inequivocabile e questo cambiamento possa essere attribuito alle attività umane; il riscaldamento globale negli ultimi 100 anni è stato di 0.74 gradi, la maggior parte del quale si è verificato negli ultimi 50 anni, negli ultimi 20 anni il riscaldamento globale è proceduto al ritmo di 0,2 gradi per decennio; Se le emissioni di gas serra continueranno al ritmo attuale e raggiungeranno il doppio dei livelli pre-industriali, il mondo si troverà nel corso di questo secolo di fronte ad un aumento della temperatura media di 3 gradi; Continuare con emissioni di gas serra ad un livello pari o superiore a quello attuale può provocare un ulteriore riscaldamento ed indurre diversi cambiamenti nel sistema climatico planetario nel corso del XXI secolo, che probabilmente saranno maggiori di quelli osservati nel XX secolo.

Working Group II: Climate change impacts, adaptation and vulnerabilità: gli impatti del cambiamento climatico già osservati sono: Molti sistemi naturali, in tutti i continenti ed in alcuni oceani, sono interessati agli effetti del cambiamento climatico, in particolare per l’aumento delle temperature; si stanno ampliano e stanno aumentando i laghi glaciali, con la crescita del rischio di inondazioni improvvise; Aumenta l’instabilità dei suoli montani e delle aree del permafrost, così come le frane e le valanghe nelle regioni montane; E’ in corso un cambiamento nella flora e nella fauna artiche ed antartiche, inclusi i biomi del mare ghiacciato e i predatori al vertice della catena alimentare; La stagione primaverile è in anticipo, con effetti sulle migrazioni e le nidificazioni degli uccelli; gli areali di molte specie di piante ed animali si stanno spostando verso i poli e verso l’alto.

Ad essere particolarmente colpite da queste modificazioni planetarie dell’ambiente saranno in particolare: L’Artico, a causa degli elevati effetti del surriscaldamento sui suoi delicati sistemi naturali; L’Africa, con un aumento della carenza d’acqua che potrebbe portare entro il 2020 ad avere nel continente fino a 250 milioni di persone ad elevato rischio di stress idrico nel 2020, che subirà forti contrazioni delle zone adatte all’agricoltura e vedrà diverse città minacciate dall’aumento del livello del mare; I piccoli Stati insulari in via di sviluppo, dove l’innalzamento del livello del mare incrementerà le inondazione, aumenteranno anche le tempesta aumento, l’erosione costiera ed altri rischi ambientali, minacciando in tal modo le infrastrutture vitali che sostengono l’economia, la società e il benessere delle comunità insulari. All’interno dei vari scenari del cambiamento climatico, esistono già molte prove che nelle piccole isole le risorse idriche rischiano di essere seriamente compromessa; Le popolazioni che vivono negli immensi delta di fiumi asiatici come il Gange, il Brahmaputra e lo Zhujiang saranno (e sono già) fortemente esposte al rischio elevato di inondazioni a causa dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento di tempeste ed alluvioni; Lo scioglimento dei ghiacciai himalayani provocherà inondazioni, frane, interruzione dell’approvvigionamento idrico.

L’impatto sulle risorse idriche potrebbe essere geograficamente esteso ed in alcune aree drammatico. Con il riscaldamento del pianeta, è molto probabile che, a seconda della località, ci sarà un aumento nella frequenza e della gravità delle inondazioni e delle siccità. Entro la metà del secolo, è probabile che la disponibilità idrica nei fiumi potrebbe aumentare del 10 - 40% alle alte latitudini ed in alcune aree tropicali umide, mentre potrebbe diminuire del 10 - 30% nelle regioni aride alle latitudini medie e tropicali, alcune delle quali sono già oggi zone a stress idrico.

Per i prodotti alimentari, e forestali e le fibre vegetali, con un aumento della temperatura media di 1 – 3 gradi, è previsto un aumento delle rese in aree delle regioni temperate a, ma nelle zone tropicali è prevista una diminuzione dei raccolti anche con un aumento di “soli” 1 – 2 gradi della temperatura locale, e quindi una crescita del rischio di fame. Anche la maggior frequenza di siccità e inondazioni potranno influenzare negativamente l’agricoltura locale, soprattutto quella di sussistenza.

Ecosistemi: Con una crescita di globale della temperatura tra 1,5 e 2,5 gradi il rischio di estinzione delle specie animali e vegetali è probabile che aumenti del 20 - 30%; Nella seconda metà di questo secolo, la capacità di assorbimento della CO2 da parte degli ecosistemi terrestri prima si indebolirà e poi diminuirà. Un aumento della temperatura superficiale del mare di 1 – 3 gradi potrà tradursi in un consistente calo della maggior parte dei coralli.

Le coste saranno esposte a rischi crescenti, anche di erosione, un effetto aggravato dalla crescente pressione umana sulle zone costiere. Molti milioni di persone ogni anno, di qui al 2080, dovranno fare i conti con gravi inondazioni a causa dell’innalzamento del livello del mare. Ad essere più colpite saranno le zone densamente popolate a bassa capacità di adattamento e quelle che affrontano già sfide quali le tempeste tropicali, fenomeni di subsidenza. Il numero di persone affette colpite sarà più grande nei mega-delta di Asia e Africa e le piccole isole sono particolarmente vulnerabili.

Gli effetti dei cambiamenti climatici colpiranno in tutto il mondo la salute di milioni di persone, in particolare quelle meno in grado di adattarsi: poveri, bambini ed anziani. Le aree urbane che verranno più colpite sono quelle più povere, spesso in rapida espansione, le comunità che vivono vicino a fiumi e coste e che utilizzano risorse sensibili ai mutamenti climatici ed alle condizioni meteorologiche estreme. Nel caso più che probabile che gli eventi meteorologici estremi diventino più intensi e/o più frequenti, i loro costi economici e sociali sono previsti in aumento.

Risposte: Attualmente, l´adattamento ai cambiamenti climatici si sta verificano in misura molto limitata ed è quindi necessario un adattamento più ampio; Il futuro non dipende solo dalla vulnerabilità al cambiamento climatico, ma anche dalla strada che prenderà lo sviluppo; molti impatti possono essere ridotti o ritardati dalla mitigazione; Gli impatti del cambiamento climatico variano regionalmente, ma aggregati e aggiornati ad oggi, imporranno probabilmente un aumento dei costi che si protrarrà in futuro.

Working Group III: Mitigation of Climate Change: Tra il 1970 e il 2004, le emissioni di CO2, CH4, N2O, HFC, PFC e SF6, i gas ad effetto serra contemplati dal protocollo di Kyoto, sono aumentate del 70% (24% dal 1990). Le emissioni di CO2, sono cresciute di circa l’80% (28% dal 1990). Poteva andare anche peggio, visto che questo aumento è avvenuto con una crescita di reddito procapite e della popolazione accompagnata da una diminuzione dell’intensità energetica della produzione e del consumo. Senza ulteriori politiche, è previsto un aumento 25 - 90% le emissioni di gas serra a livello mondiale è entro il 2030 rispetto al 2000. Il dominio dei combustibili fossili è destinato a continuare fino al 2030 ed oltre, di conseguenza, nel corso di tale periodo, si prevede una crescita 40 -110% delle emissioni di CO2 causate dall’utilizzo di energia. Dai due terzi ai tre quarti di tale aumento proverranno dai Paesi in via di sviluppo, anche se la media delle loro emissioni di CO2 pro capite rimarrà sostanzialmente inferiore a quelli dei Paesi sviluppati. Dal 2000, la carbon intensity dell’energia è in aumento a causa del maggior utilizzo di carbone.
Le attività di mitigazione del global warming e la riduzione dei gas serra possono rappresentare nei prossimi decenni una significativa occasione di sviluppo economico.

Per quanto riguarda la mitigazione a lungo termine (dopo il 2030), le emissioni globali dovranno raggiungere un picco e successivamente declinare: più basso è il livello di stabilizzazione, il più rapidamente si raggiunge il picco e il declino può avvenire.

Gli scenari più stringenti potrebbero limitare l´aumento della temperatura media globale a 2 - 2.4 gradi sopra il livello pre-industriale. Ciò richiederebbe di raggiungere il picco delle emissioni entro 15 anni e la loro diminuzione di circa il 50% rispetto ai livelli attuali entro il 2050.

Gli sforzi di attenuazione durante i prossimi due o tre decenni determineranno in larga misura, a lungo termine, l´aumento della temperatura media globale e l’impatto dei cambiamenti climatici che potrebbero essere evitati.

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