[01/04/2009] Aria

Bonn: nuovi target per nuovi gas serra

LIVORNO. Quando si pensa ai gas serra viene in mente la CO2, ma i delegati alla Conferenza da Bonn sul clima stanno facendo i conti con più di una dozzina di nuovi prodotti chimici industriali, per capire come includerli, e con quali limiti, nel protocollo di Kyoto e soprattutto nel nuovo accordo sul clima che dovrà essere firmato a Copenhagen a dicembre.

Si tratta di composti sintetici che sono anche potenti gas serra e che potrebbero, se prodotti in grandi quantità, contribuire in modo significativo al riscaldamento globale. Il direttore del Global Wind Energy Council, Steve Sawyer, un lobbying group industriale, ha detto all’Afp: «In termini di impatto, quello che questi nuovi gas avranno nel corso del prossimo decennio, non è significativo. Quello che è importante è il messaggio politico che si trasmette al settore dell´industria chimica: basta con l’invenzione di gas con un elevato potenziale di riscaldamento globale».

Le nuove sostanze chimiche in esame includono nuovi tipi di PFC e di idrofluorocarburi (HFC), trifluorometil pentafluoruro di zolfo (SF5CF3), eteri fluorurati, perfluoropolieteri e idrocarburi. Altri composti sono dimetiletere (CH3OCH3), metilcloroformio (CH3CCl3), cloruro di metilene (CH2Cl2), cloruro di metile (CH3Cl), dibromomethane (CH2Br2), bromodifluoromethane (CHBrF2) e trifluoroiodomethane (CF3I).

La maggior parte non sono ancora ampiamente utilizzati, ma almeno uno, il trifluoruro di azoto (NF3), è un componente standard per la produzione di computer e schermo piatto e televisori Lcd. Secondo uno studio pubblicato nel 2008 da Geophysical Research Letter, l’NF3 è un gas serra 17.000 volte più potente della CO2 e entro il 2010, la sua produzione dovrebbe raggiungere le 8.000 tonnellate all´anno, il che equivarrebbe a circa 130 milioni di tonnellate di CO2.

Secondoo Michael Prather dell’università della California il settore chimico dovrebbe essere ribattezzato "missing greenhouse gas”, infatti, per ironia della sorte, l’NF3 è stato realizzato in sostituzione di un’altra famiglia di prodotti chimici: i perfluorocarburi (PFC), compresi nel Protocollo di Kyoto che riguarda anche, oltre la CO2, altri gas serra: metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6).

Il nuovo trattato post-Kyoto di cui si sta discutendo a Bonn dovrebbe comprendere un paniere di nuovi prodotti chimici e fissare i limiti di emissioni. Il capo-negoziatore francese a Bonn, Brice Lalonde, ha detto all’Afp che «Questo significa che l´industria chimica dovrebbe trovare sostituti o essere sicura che questi gas non fuoriescano nell’atmosfera. Il momento di agire è adesso, prima di queste sostanze chimiche vengano prodotte da infrastrutture industriali».

Anche José Romero, un negoziatore climatico svizzero, sottolinea che intervenire ora sarebbe più facile: «Stiamo parlando di meno dell’1% di tutti i gas serra, ma il principio è quello di tenerli sotto controllo».
Comunque sembra che tra le delegazioni presenti a Bonn tutti pensino che il tema dell’inclusione di una nuova lista di prodotti climalteranti dovrà essere compreso nell’accordo da discutere a Copenhagen.

Gli Usa stanno ancora analizzando a situazione, ma un delegato americano del quale l’Afp non fornisce il nome ha detto: «Credo che saremo in grado di trovare una soluzione che sia equa ed efficace. La cosa più importante è la CO2, e non vorremmo essere distratti da questo. Però noi vogliamo fare in modo che non aumentino fino a diventare una grande componente del quadro dei gas serra».

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