[01/04/2009] Consumo

Al via la registrazione di 30mila prodotti, passo avanti per l´omeopatia

LIVORNO. Il comparto delle medicine considerate alternative, ma sempre di più utilizzate in maniera complementare dagli stessi medici che le prescrivono, si avvia ad una organizzazione. Come spesso accade nel nostro paese, partendo dalla coda anziché dalla testa, perché mentre ancora si discute di una legge che regoli il settore, si interviene intanto sulla registrazione obbligatoria dei rimedi, ma è comunque un segnale che è un comparto che merita attenzione, anziché denigrazione o censure.

Non fosse altro per il fatto che aumenta ogni anno il numero dei cittadini che si rivolgono a questo tipo di cure (che varia da 9 a 11 milioni secondo diverse stime) in linea con quanto accade nel resto d’Europa e che, nel solo 2007, gli introiti fiscali derivanti dalla commercializzazione dei prodotti omeopatici ha portato ben 40 milioni di euro nelle casse dello Stato.

Si parte quindi con la registrazione obbligatoria di prodotti, che dovranno essere sottoposti alla valutazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sulla base di apposite linee guida emesse in questi giorni.

Si prevede la richiesta di autorizzazione di oltre 30mila prodotti, che dovranno dimostrare sicurezza e controllo su tutta la filiera: dalla materia prima alla stabilità del prodotto finito. Questo indipendentemente, per ora, dal ruolo terapeutico ad essi attribuito, su cui si interverrà successivamente.

Le linee guida che serviranno per la compilazione del modulo di richiesta di autorizzazione, tese a dimostrare il possesso di rigorosi requisiti di qualità e sicurezza dei farmaci, scaturiscono da un Tavolo di lavoro tecnico sui medicinali omeopatici, istituito nel 2007 presso l’Agenzia Italiana del Farmaco, su richiesta del ministero della Salute, al quale hanno attivamente partecipato esperti del settore omeopatico provenienti sia dalle istituzioni che dalle associazioni.

Un documento che dovrà essere quindi utilizzato come modello dalle aziende che intendono registrare i propri prodotti per dimostrare la qualità dei medicinali omeopatici indipendentemente dal tipo di procedura autorizzativa seguita, che sino ad ora prevedeva per questi farmaci, percorsi semplificati per quelle formulazioni somministrabili per via orale, o esterna, senza le specifiche indicazioni terapeutiche e con un grado di diluizione tale da garantirne la sicurezza.

Un passo avanti accolto positivamente dalle aziende e dai prescrittori, ormai pronti anche per il passo successivo, ovvero la documentazione relativa agli studi e alla sperimentazione che attesti l´efficacia clinica dei rimedi in molte condizioni patologiche.

Quello che manca però è ancora una legge di riferimento che disciplini l’intero settore, in modo da dare una concreta risposta all’esigenza espressa dai cittadini ad avere il diritto di una scelta terapeutica nell’ambito di un sistema di garanzia della propria salute.

Un diritto di scelta, riconosciuto ad ogni persona come punto focale di ogni moderna considerazione di rispetto della volontà individuale nei confronti del proprio stato di salute e malattia, che è stato implicitamente già espresso e si è concretizzato con il ricorso, da parte di sempre più ampi strati della popolazione, a queste pratiche terapeutiche.

La legge nazionale, arrivata in dirittura d’arrivo nella passata legislatura, è nuovamente in discussione in parlamento e nel frattempo le regioni vanno avanti in maniera autonoma e in ordine sparso: con la Toscana che ha previsto l´inserimento nei livelli essenziali di assistenza regionali di tali pratiche e ha addirittura aperto un ospedale a Pitigliano, in cui si pratica la medicina complementare, e altre aree del paese in cui è difficile anche trovare questi farmaci.

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