[06/04/2009] Energia

L’equilibrismo nucleare di Obama

LIVORNO. Anche l’esercito russo, che ha seguito passo passo dallo spazio con i suoi satelliti spia il lancio del missile nordcoreano, ha smentito oggi quello che la Corea del nord ha annunciato trionfalmente al mondo: il regime stalinista di Pyongyang afferma di aver messo in orbita un satellite che starebbe trasmettendo inni patriottico-rivoluzionari e che in realtà è andato miseramente ad inabissarsi nell’oceano Pacifico insieme al sogno di aver realizzato un vettore che, armato di bombe atomiche, sarebbe stato in grado di colpire gli Stati Uniti d’America.

Tirato un sospiro di sollievo per l’ennesimo fallimento della dinastia familiar-comunista nordcoreana, a Strasburgo Barak Obama ha messo un nuovo tassello del riavvicinamento Usa-Iran dicendo che «Teheran può sviluppare le tecnologie nucleari a fini pacifici, il problema del nucleare iraniano deve essere prima regolamentato rispettando la sovranità del Paese. Credo che gli Stati Uniti, la Russia e i Paesi europei siano tutti interessati al fatto che l’Iran non si doti dell’arma atomica». Cade quindi una pregiudiziale francamente insostenibile (anche per chi come noi non vede certo di buon occhio il “rinascimento” nucleare) che pretendeva di dire quali fossero o meno i Paesi che potevano utilizzare l’energia atomica.

Obama sa che questioni come queste non si risolvono con le minacce di guerra, che anzi le incarogniscono, ma riprende una proposta già circolata nei giorni scorsi e discussa nel suo recente incontro a Londra con il presidente russo Dmitri Medvedev: la possibilità di «creare dei meccanismi che permetterebbero all’Iran di sviluppare delle tecnologie nucleari a fini pacifici, rispettando la sovranità iraniana. Ma è del tutto chiaro che una corsa agli armamenti nel vicino Oriente è inammissibile».

Obama cerca di disinnescare la bomba islamica iraniana e nel contempo di stringere rapporti con Teheran che considera essenziali per tenere il fronte occidentale della catastrofe politico-militare che il suo predecessore George W. Bush è riuscito a combinare infilandosi nella trappola afghana, in una guerra contro i talebani che ormai tutti gli osservatori danno per persa o per impossibile da vincere.

D’altronde il dossier iraniano e l’attività del gruppo dei 6 che ha imposto le sanzioni alla Repubblica Islamica accusandola di voler sviluppare il nucleare civile per arrivare a quello militare, hanno sempre presentato varie stranezze nei comportamenti dei Paesi che avrebbero dovuto far rispettare insieme all’Onu quelle sanzioni: la Russia ha costruito la centrale nucleare contestata e fornisce all’Iran il combustibile nucleare e la tecnologia per arricchire l’uranio, la Cina ha continuato allegramente a fare lucrosissimi affari energetici con l’Iran.

Per dirla tutta Obama, vedi Repubblica di oggi, va un pezzo avanti sul nucleare civile affermando che «Dovremmo costruire un nuovo contesto, una cooperazione nucleare a scopi civili, aprendo una banca energetica internazionale così che ogni Paese possa accedere a questa risposta così potente senza aumentare i rischi di proliferazione». Non solo: «Dobbiamo sfruttare – aggiunge - tutta la potenza dell’energia nucleare al fine di perseguire il nostro obiettivo di contrastare il cambiamento del clima», affermazione comprensibile ma che greenreport non condivide affatto.


E la notizia più clamorosa viene infatti oggi dalla Francia di Sarkozy che è stata nel Gruppo dei 6 una delle più inflessibili assertrici della necessità di sanzioni contro Teheran: si è (ri)scoperto che da 30 anni l´Iran è azionista di un impianto di arricchimento dell’uranio e che ha aiutato il programma nucleare dell’Iran fornendo uranio arricchito.

«Il 5 aprile 1979 – spiega Réseau "Sortir du nucléaire" – il primo ministro dell’epoca, Raymond Barre, inaugurò nel sito di Tricastin (Drôme) l´impianto Eurodif di arricchimento dell’uranio. 30 anni più tardi, in attesa di cedere il posto ad un nuovo impuianto attualmente in costruzione, è sempre Eurodif, ribattezzata Georges Besse, che produce l’uranio arricchito per le centrali nucleari francesi ma nche in parte per l’esportazione. Quel che ignora la maggioranza dei cittadini è che l´Iran è, dal 1979 ed ancora oggi, azionista di Eurodif per il 10%. Negoziata ai tempi dello Shah, questa partecipazione è logicamente rimasta in vigore dopo la presa del potere da parte degli Ayatollah. I cittadini devono sapere che, mentre fa attualmente parte degli Stati che condannano il programma nucleare iraniano, la Francia ha considerevolmente contribuito all’avanzamento di quel programma fornendo all’Iran dell’uranio arricchito prodotto da Eurodif. La Francia ha certo proposto di non consegnare agli Ayatollah l´uranio arricchito previsto per lo Shah (un dittatore sanguinario ma con il “pregio” di essere filo-occidentale, ndr), ma l´Iran è riuscito a "convincere" le autorità francesi a rispettare i contratti in vigore».

Già nel novembre 2001 su “Arte” era stato trasmesso il documentario "La République atomique", di David Carr-Brown e Dominique Lorentz, che spiegava che tra le operazioni di “convincimento” ci sarebbero stati gli attentati ai grandi magazzini parigini e la presa in ostaggio di giornalisti a metà degli anni ‘80. L’opera di “convincimento” iraniana culminò nel successo nel 1988, quando un’agenzia dell’Afp intitolata "Paris et Téhéran devraient échanger des ambassadeurs d´ici 40 jours", spiegava che «Parigi ha proposto (…) delle "garanzie politiche" al governo iraniano per "la concessione illimitata” da parte del governo francese di licenze di esportazione di uranio arricchito di Eurodif verso l’Iran».

«La questione oggi non è quella di sapere se la Francia abbia fornito dell’uranio arricchito all’Iran – dice "Sortir du nucléaire" – ma di sapere durante quanto tempo ed in quale quantità. Le autorità francesi, ad iniziare da Sarkozy, devono riconoscere le responsabilità della Francia e cessare di ingannare i cittadini denunciando il programma nucleare iraniano… al quale la Francia ha quindi largamente contribuito. Per uscire da questo impasse, occorre riconoscere che tutti i programmi nucleari, e non solo quello dell’Iran, permettono di avanzare verso l’arma atomica, e che la sola maniera di preservare l’avvenire del pianeta è di programmare la fine più rapida possibile di tutti i programmi nucleari, civili e militari».

Obama non arriva a tanto e probabilmente non potrà arrivarci, ma il rilancio del disarmo nucleare, la fine dei finanziamenti pubblici al nucleare Usa, lo stop ai giochini di russi, cinesi (e francesi ed italiani) sulle sanzioni approvate e poi ignorate, l’intenzione di parlare in prima persona con Teheran senza pregiudizi… mostrano una strada nuova, certo rischiosa e scivolosa, ma meno forse meno pericolosa del diniego e dello scontro.

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