[07/04/2009] Parchi

L’invasione dell’Europa

ROMA. È iniziata l’invasione dell’Europa. Ma pochi se ne sono accorti. Lungo le coste del Vecchio Continente sono sbarcate di recente e hanno preso solido piede 11.000 «specie aliene», finora sconosciute ai diversi ecosistemi europei. Oltre la metà sono piante, come il Rhododendron ponticum con i suoi fiori dai meravigliosi colori violacei. L’altra metà è composta quasi tutta da animali invertebrati (come l’ostrica giapponese Crassostrea gigas (Nella foto)), o da uccelli, (come l’anatra canadese Branta canadensis). Il 5%, infine, è costituito da vertebrati: come anfibi e rettili (una per tutti, la rana Lithobates catesbeianus) o mammiferi (uno per tutti, il coniglio Oryctolagus cuniculus).


È questa la situazione fotografata dal Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe (DAISIE), una grande indagine sulla cangiante biodiversità europea. Ed è una situazione preoccupante. Non solo perché l’invasione di specie che vengono da altri continenti o da altri mari causa danni monetizzabili che l’Unione europea (si veda il rapporto Towards an EU Strategy on Invasive Species pubblicato dalla Commissione di Strasburgo nel 2008) valuta in ben 10 miliardi di euro l’anno (si tratta di una sottostima: gli effetti prodotti dal 90% delle specie aliene censite, infatti, sono sconosciuti). Ma anche perché causa guasti non facilmente monetizzabili. Mettendo a soqquadro non solo le colture, terrestre e acquatiche, dell’uomo, ma anche gli ecosistemi selvaggi. Alcune di queste specie, infatti, sono invasive e conquistano rapidamente ampi territori, portando alla scomparsa di molte specie autoctone. Altre invece perturbano fortemente gli ecosistemi, determinando spesso in maniera non lineare un loro drastico riequilibrio.

Perché è in atto questa invasione è, in linea generale, nota. La causa a grana grossa va cercata nel combinato disposto dei cambiamenti climatici, delle forti pressioni antropiche su ecosistemi fuori dall’Europa, dell’aumento del volume dei trasporti e degli spostamenti – per turismo o per lavoro – degli uomini. Le cause a grana fine vanno studiate meglio, specie aliena per specie aliena.

Si possono limitare l’invasione aliena e i suoi effetti? L’Unione europea punta su una strategia di prevenzione a tre stadi: che punta sulla piena applicazione delle leggi già esistenti; su eventuali emendamenti per migliorare localmente le leggi esistenti e, infine, sulla definizione di una nuova legge quadro per affrontare in maniera organica la nuova situazione. È una strategia, tutto sommato, prudente. E il motivo sta, probabilmente, nell’opinione pubblica: solo il 2% degli europei considera l’invasione delle specie aliene una minaccia seria alla biodiversità del Vecchio Continente

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