[08/04/2009] Energia

Gazprom, l’Eni e la bagatella da 4,2 miliardi di dollari

LIVORNO. In russia sta facendo discutere l´accordo fra Gazprom e l’Eni che ha visto il colosso energetico russo riacquistare da quello italiano il 20% delle azioni della sua filiale petrolifera Gazprom Neft, che prima appartenevano a Yukos e sulle quali aveva mantenuto un’opzione di riacquisto.

Oggi il quotidiano on-line Gazeta.ru sottolinea che «L’´opzione è costata al monopolio russo la bagatella di 4,2 miliardi di dollari, il che è del 63% superiore al prezzo delle azioni sul mercato ed ha aggravato l´indebitamento della compagnia. Gli esperti stimano che il contratto abbia più inconvenienti che vantaggi».

Le azioni della quinta compagnia petrolifera russa furono acquistate dall’Eni nel 2007 e Gazprom allora disse di aver fatto un buon affare, ma allora la holding russa aveva bisogno di liquidi per tacitare le proteste e lo scontento montante degli azionisti di Yukos. Ora quella società è stata azzerata dall’apparato di potere russo che così ha cancellato anche quel problema.

Comunque oggi su Ria-Novosti, Natalia Miltchakova, un’analista del gruppo finanziario Otkrytie, dice che «Il momento del rimborsi delle opzioni non è opportuno Gazprom ha pagato il 63% in più del prezzo delle azioni di Gazprom Neft sul mercato. Gazprom non aveva però alcun problema: le condizioni dell’opzione che fissano il rimborso di titoli nel mese di aprile 2009. non esistono più».

Secondo i giornali russi Gazprom avrebbe potuto negoziare con L’Eni una proroga sui tempi dell’opzione e Vitali Kriukov, della società di investimenti Kapital. Sottolinea che «Le relazioni tra le compagnie sono molto buone e si sarebbe infatti potuto trovare un compromesso con l’Eni. Gazprom avrebbe dovuto spendere questi fondi per i costi di investimento. Inoltre il monopolio non ha attualmente bisogno di questo 20% di Gazprom Neft: il gigante gasiero controlla la sua filiale anche senza queste azioni ed avrebbe quindi potuto tranquillamente “passare”».

Probabilmente quello di Gazprom più che un investimento economico è un investimento in immagine, un segnale rivolto all’occidente che la compagnia statale russa mantiene le sue promesse.

Ma gli inconvenienti della transazione italo-russa sembrano però più pesanti del benefici di immagine: Gazprom nel 2009 si troverà sulle spalle 9,5 miliardi di dollari di debito e Kriukov spiega che «La situazione finanziaria dalla holding lascia a desiderare, ma non è ancora catastrofica: apparentemente le banche sono ancora pronte a fare prestiti a Gazprom. Delle riduzioni dei programma di investimento riguardanti principalmente dei progetti limitati o a lungo termine sono comunque ancora probabili».

Il volume di investimenti previsti era di 26,2 miliardi di dollari, i tagli potrebbero essere di circa 4 miliardi di dollari. Gazprom però non rinuncerà ai suopi piani più ambiziosi, come la valorizzazione dei giacimenti di Yamal. 10.4 trilioni di m3 di gas e più di 2 miliardi di barili di petrolio, che dovrebbero essere collegati con una condotta lunga 4.000 chilometri all’Europa occidentale.

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