[10/04/2009] Urbanistica

Difesa del suolo: la Corte dei conti boccia l´inerzia amministrativa

LIVORNO. Quanto sia urgente l’opera di manutenzione del paese lo dimostrano anche i tragici effetti del terremoto d’Abruzzo. Un’opera di manutenzione ordinaria cui gioco forza si devono affiancare anche interventi straordinari per far fronte alle crisi ora geologiche, ora idrologiche, per arginare frane, alluvioni, dissesti. Le risorse sono scarse e questo imporrebbe di agire con priorità, cosa che purtroppo non viene fatta. Ma anche quelle poche risorse che vengono destinate a realizzare interventi definiti urgenti, rischiano di rimanere bloccate o non spese per le pastoie burocratiche o l’inerzia amministrativa.

A dirlo è la Corte dei Conti, che ha appena terminato un’indagine per la “verifica del concreto svolgimento dei programmi di interventi e di messa in sicurezza di aree interessate da dissesto idrogeologico, posti in essere dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare – Direzione generale difesa del suolo in base alle disposizioni della legge n. 179/2002 (art. 16) e della legge n. 326/2003, di conversione del decreto legge n. 269/2003 (art. 32, c. 10).”

Si tratta in pratica delle norme che erogano i finanziamenti e dettano i criteri per alcuni interventi ritenuti urgenti per mettere in sicurezza il territorio, nella ree definite a rischio. Ma da quanto ha rilevato la Corte, alcuni aspetti della gestione, in particolare la lentezza nella emanazione dei decreti di attivazione dei vari programmi e di autorizzazione alla erogazione dei fondi; il mancato o tardivo avvio di diversi interventi pur in presenza di specifici finanziamenti prontamente e interamente erogati dall’Amministrazione centrale, «contrastano con il carattere d’urgenza degli interventi stessi».

Tanto che, osservano i magistrati, una volta accertata l’impossibilità di dare corso ad alcuni interventi «sarebbe opportuno procedere al definanziamento e alla riallocazione delle risorse in favore di altri interventi, selezionati in base al grado di urgenza e fattibilità».
Un suggerimento che sembra essere già stato recepito dalla direzione generale per la difesa del suolo del ministero dell’Ambiente, come si legge nella relazione della Corte dei Conti, a cominciare «dall’indicazione nei decreti di attivazione dei programmi annuali, degli interventi non realizzati e sostituiti con altri interventi».

Rispetto alla prima indagine su questo comparto realizzata dalla Corte dei Conti che evidenziava che al giugno 2002 «solo una minima parte degli interventi risultava ultimata (58 su 735)», l’attuale indagine ha messo in evidenza una qualche accelerazione. A luglio 2008 sono 960 gli interventi da realizzare individuati per la messa in sicurezza del territorio, di questi 725 risultano ultimati, 89 in corso di esecuzione,18 aggiudicati; i rimanenti interventi sono ancora in corso di progettazione o con progettazione ultimata. Solo la Calabria non ha presentato alcun programma.

Una criticità rilevata dalla Corte ha riguardato anche i criteri di riparto tra Regioni e Province autonome delle risorse disponibili, basato sui parametri superficie/popolazione, incidenti con pari peso, senza valutazione delle effettive situazioni di rischio esistenti nelle varie aree territoriali. Ma anche su questo elemento la direzione generale del ministero sembra aver manifestato l’intendimento di integrare, nella programmazione relativa all’anno 2008, questo criterio con opportuni correttivi, che tengano in conto dell’effettivo rischio presente sul territorio.

Non mancano le critiche della Corte dei Conti anche sull’aspetto relativo al monitoraggio, che definito «inizialmente carente» non ha prodotto «nonostante il successivo miglioramento in termini di tempestività, gli effetti da attendersi».
Elemento importante invece secondo la magistratura contabile quello «dell’attività di accertamento delle situazioni di inerzia o di difficoltà da parte degli enti attuatori» perché qualora accertata «l’impossibilità di superarle anche mediante supporti tecnici esterni in caso di carenze organizzative o strutturali, si possa procedere all’adozione dei necessari provvedimenti».
Perché conclude la Corte dei Conti «è assolutamente inammissibile che vengano lasciati troppo a lungo inutilizzati per lo scopo specifico a cui sono destinati i finanziamenti prontamente e interamente erogati dall’amministrazione centrale per la realizzazione di interventi definiti urgenti».

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