[14/04/2009] Energia

La guerra del gas si sposta in Turkmenistan?

LIVORNO. Una delegazione del Turkmenistan è arrivata oggi a Teheran per 4 giorni di intensi negoziati sul gas turkmeno che sarà fornito all’Iran nel secondo semestre del 2009. Secondo i giornali turkmeni la delegazione che è in Iran «su istruzioni del presidente Gurbanguly Berdymukhammedov»,l’onnipotente dittatore turkmeno (nella foto con il presidente iraniano Ahmadinejad), è guidata dall’amministratore del consorzio pubblico Turkmengaz, Baimyrat Khodjamoukhammedov.

La notizia sta provocando una certa fibrillazioni in Russia: l’Iran è già il secondo acquirente di gas dal Turkmenistan, proprio dopo Mosca, e Ria-Novosti sottolinea che «In passato Teheran ha acquistato da Asgabat 8 miliardi dio metri cubi all’anno, ma si ignorano le quantità di gas turkmeno attualmente acquistato dall´Iran così come i prezzi». Dopo i recenti problemi incontrati dalle forniture di gas turkmeno sull’asse nord, con l’esplosione del gasdotto che porta il gas in Russia, per diversi esperti il Turkmenistan potrebbe essere tentato di spostare le sue forniture sull’asse sud verso l’Iran, che comunque per il regime di Asgabat assume un’importanza maggiore.

I sintomi del gelo tra i russi e l’amico Berdymukhammedov c’erano stati subito dopo l’esplosione del gasdotto, quando il dittatore aveva chiesto alla Comunità degli Stati indipendenti di partecipare ad una Conferenza di alto livello sulla sicurezza energetica che si terrà nella capitale turkmena il 23 e 24 aprile. «Il Turkmenistan propone di intavolare un dialogo internazionale aperto, in vista di coordinare gli approcci in materia di organizzazione del mercato energetico, della messa in opera di meccanismi giuridici internazionali e della protezione di infrastrutture di fornitura di energia. ha detto il duce di Asgabat, dando una bella spallata al pilastro della fedeltà alla politica energetica ed al quasi monopolio sul gas dell’Asia centrale esercitato da Mosca.

Ieri Berdymukhammedov ha dato ordine al suo governo di organizzare una indagine internazionale per stabilire le cause dell’esplosione sul gasdotto Asia Centrale - Centre-4 e il ministero degli esteri ha annunciato che «La parte turkmena agirà in funzione dei risultati della perizia, compreso per quel che riguarda la compensazione del pregiudizio portato al Turkmenistan». Le accuse alla Russia sono più che evidenti, e Asgabat denuncia apertamente Gazprom e la Russia di essere responsabili dell’esplosione e il governo di Mosca di non aver avvertito l’alleato turkmeno. Per gli esperti russi non esistono dubbi: il Turkmenistan ha in mente una nuova fase politica e la risposta di Gazprom dovrebbe essere dura.

A dire il vero Gazprom non si è certo tirata indietro: ha considerato tutte le accuse contro di lei arbitrarie e infondate e sulla stampa russa impazzano esperti come Dmitri Alexandrov del Financial Bridge che spiega che «Un’esplosione causata dalla riduzione dei volumi di gas pompati dalla Russia non è possibile se il tubo non è difettoso. Il gasdotto possiede sempre un triplice margine di sicurezza; la pressione abituale raggiunge le 80 atmosfere e non è quindi possibile raggiungere il livello critico di 240 atmosfere che con un pompaggio infinito in un tubo completamente bloccato Il tono delle dichiarazioni del ministri degli esteri turkmeno testimonia infatti che il carattere di questo problema è piuttosto politico. E’ spiacevole, ma questo dimostra che la Russia perde le sue posizioni in Asia centrale».

La polemica nazionalista contro gli ingrati turkmeni è alle stelle e dalle pagine di Ria-Novosti il capo del dipartimento analisi della società di investimenti Gallion Kapital, Alexandr Razuvaiev, va in soccorso della monopolista del gas russo: «Gazprom ha ridotto il volume del gas pompato a causa della diminuzione della domanda, ma sono gli stessi turkmeni che portano la responsabilità dell’incidente. Spetta a loro investire nel loro stesso sistema di trasporto del gas per mantenerlo in ordine ed evitare una tale usura.

Le avvisaglie di questa nuova guerra del gas che ha avuto il suo detonatore nell’esplosione del gasdotto si erano già avute a fine marzio, quando la dittatura turkmena aveva fatto fallire la firma di un accordo per il gasdotto Est-Ovest, destinato ad immettere il combustibile dei giacimenti turkmeni nella rete di distribuzione russa e Razuvaiev insiua che «Si tratta probabilmente dell’influenza degli Stati Uniti che tentano di orientare il Turkmenistan e il suo gas verso Nabucco», cioè il gasdotto che attraverso Azerbaigian, Georgia e Turchia aggirerebbe il gigantesco nodo russo.

La stranezza è che per far questo gli Usa dovrebbero passare dall’impervia via iraniana che fino a poco tempo fa pensavano impraticabile…Comunque questa svolta che potrebbe sembrare da geo-fantapolitica energetica preoccupa non poco i russi: Dmitri Abzalov, a capo del Centro di congiuntura politica spiega che «Una tale scelta da parte del Turkmenistan potrebbe provocare una reazione dell’Uzbekistan e del Kazakistan, che potrebbero ugualmente tentare di ottenere dei vantaggi in Paesi diversi. Non bisogna quindi creare un precedente». Ne va dello stato-mercato energetico russo che vedrebbe le dittature centroasiatiche trasformarsi da docili partner in pericolosi concorrenti.

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