[14/04/2009] Comunicati

Pistoia: l´impresa è in crisi perché non innova (prodotti e processi)

PISTOIA. L’imprenditorialità pistoiese stenta: le vecchie modalità non attirano più i giovani e le nuove strade nei settori strategici suggerite anche dalla crisi non sono ancora state scoperte o ritenute abbastanza sicure da essere percorse.

Questo quanto emerge dalla ricerca effettuata presso il dipartimento di Scienze aziendali (facoltà di Economia) dell’Università degli Studi di Firenze e finanziata dalla fondazione Monte dei Paschi di Siena. «La ricerca svolta utilizzando la metodologia del consorzio di ricerca internazionale Gem (che è stata utilizzata per misurare il tasso di imprenditorialità in oltre 60 Paesi nel mondo)- hanno sottolineato Christian Simoni ed Elisa Zanetti- ha dimostrato che, nonostante un passato di grande vivacità imprenditoriale, oggi i pistoiesi non fanno più impresa».

I dati parlano chiaro: il tasso di attività imprenditoriale early stage Tea è pari al 4,1%, significativamente inferiore rispetto a quello medio italiano (5%) e ancor più basso rispetto alla media europea (5,9%). Il tasso di imprenditorialità nascente, che fornisce una misura del numero di individui adulti correntemente impegnati nell’avvio di un’iniziativa imprenditoriale, è pari ad appena lo 0,4%, contro il 3,6% a livello nazionale.

«Si è fermato il meccanismo di rigenerazione locale di imprenditori- continuano i ricercatori- Ciò è una minaccia per lo sviluppo economico e sociale pistoiese». I pistoiesi non credono nell’imprenditoria come carriera lavorativa ed è bassissima la percentuale di persone che ritiene ci siano buone opportunità imprenditoriali a breve termine (l’11,2%, contro il 39,5% nazionale). Poca formazione ed informazione sul modo di fare impresa, pochi giovani che iniziano questa attività e grado di istruzione degli imprenditori pistoiesi più basso rispetto al dato nazionale.

«Quella nuova è inoltre una imprenditorialità “povera”, con un basso livello di innovatività dei prodotti in una provincia dove l’indice di propensione della popolazione all’innovazione (Innovation confidence index) è anch’esso basso. Per il rilancio dell’economia locale nel lungo periodo- sottolineano Christian Simoni ed Elisa Zanetti- l’obiettivo fondamentale dovrebbe dunque essere quello di mobilitare l’offerta di capitale imprenditoriale piuttosto che mobilitare capitali, rendendo la provincia di Pistoia un “incubatore locale naturale di imprenditorialità”. Sono cioè opportune politiche per una “Economia imprenditoriale”, piuttosto che capitalistica».

Lo studio inoltre evidenzia che nonostante le risorse messe a disposizione non siano molte non c’è nemmeno una capacità adeguata per accedervi. Nello stesso studio infine viene proposto un piano integrato di raccomandazioni e di politiche per l’imprenditorialità locale con suggerimenti strategici per una alleanza fra generazioni, di imprese e imprenditori,con politiche per migliorare l’atteggiamento e le capacità imprenditoriali degli individui, e politiche per il sostegno del processo imprenditoriale di creazione di nuovi business, che incoraggino i soggetti ad avviare nuove iniziative.

Del resto quello che si sta muovendo nel contesto internazionale fornisce più di un’idea: il settore delle energie rinnovabili è ancora in forte espansione, come del resto l’impresa agricola multidisciplinare che può trovare applicazioni di rilievo vista anche la conformazione territoriale. In molti settori poi c’è spazio per applicazioni di alta tecnologia con innovazioni di prodotto e di processo volte anche al risparmio delle materie prime e delle risorse visto che non è più possibile prescindere dal contesto ambientale che prevede il rispetto di normative sovranazionali sempre più cogenti. Ovviamente tutto ciò non può prescindere da un’adeguata formazione: «È opportuno spostare il focus dalle politiche (solo) per le imprese alle politiche (anche) per le persone (imprenditori esistenti e soprattutto potenziali)» concludono i ricercatori dell’università di Firenze.

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