[14/04/2009] Comunicati

Obama, segnali di ripresa e sostenibilità

LIVORNO. Primi ´timidi segnali´ di un rallentamento della recessione Usa. Lo ha detto Ben Bernanke, il presidente della Fed, e la notizia non può dirsi certo tragica. Anzi, come spesso abbiamo sottolineato solo se il motore della locomotiva riparte, lo si può far marciare su un binario diverso da quello che ha condotto al deragliamento, diversamente non si va da nessuna parte o quasi.

Per questo ancor più significative delle parole del presidente della Fed, sono quelle del presidente Obama, che pur prendendo assai prudentemente – a ragione – questi timidi segnali, dice che «sono i benvenuti e sono incoraggianti, ma questo non vuol dire che i tempi duri siano passati». E aggiunge: «Dal punto in cui siamo, per la prima volta, iniziamo a vedere barlumi di speranza» spiega Obama che, citando «la parabola della casa costruita sulla roccia e sulla sabbia» (Matteo capitolo 7, versetto 24-29), afferma che l´economia americana non può essere costruita "sulla sabbia". Dobbiamo costruire la nostra casa sulla roccia. Dobbiamo gettare nuove fondamenta per la crescita e la prosperità. Fondamenta che ci porteranno da un´era di spese e prestiti a un´era di risparmi e investimenti, nella quale consumiamo meno e esportiamo più all´estero».

Un presidente Usa che pensa ad un nuovo modello economico dove si “consuma meno” già di per sé è una notizia, se poi si aggiungono le altre affermazioni: «faranno crescere la nostra economia (con) nuove regole per Wall Street che premino l´innovazione; nuovi investimenti nell´educazione che renderanno la nostra forza lavoro più preparata e competitiva; nuovi investimenti in energie rinnovabili e tecnologie; nuovi investimenti nell´assistenza sanitaria; e nuovi risparmi nel budget federale così da ridurre il debito per le future generazioni», allora si capisce che pur restando alle parole – e in attesa delle azioni – l’occasione per riconvertire almeno un po’ l’attuale modello economico verso uno più sostenibile ambientalmente e socialmente, è possibile.

Questo ovviamente a livello Usa (con tutti i sé e tutti i ma), mentre in Cina – visto che sul modello economico ognuno continua a fare come vuole e su questo non c’è qualcosa che abbia ancora messo alcun paletto - sembra proprio di assistere al (da parte nostra) temuto ripetersi degli errori passati. Il Dragone, infatti, stando al Sole24Ore sta tornando a correre con la produzione industriale che «rialza la testa»; «le esportazioni che non sono più in caduta libera» e «consumi domestici che restano tonici».

Non solo, nel commento di Sara Cristaldi si sottolinea che per far ripartire la macchina «la scommessa sta anche nell’ulteriore aumento dei consumi interni, a partire dalle campagne» E si aggiunge che «a tal fine alla Cina contadina andranno sussidi per 20 milioni di yan per l’acquisto di televisori e frigoriferi…». Si spera poi che tornino a volare le importazioni di materie prime, i beni strumentali e di largo consumo. Insomma, che tutti torni esattamente come prima della crisi e possibilmente a partire dal Pil. La Cina, come avevamo già scritto anche noi di greenreport, sta mettendo in atto le politiche decise dal partito comunista e approvate naturalmente dall´Assemblea nazionale del popolo che puntavano proprio sulla crescita dei consumi interni.

L’economia mondiale, dunque, non sembra affatto aver voglia di cambiare modello di sviluppo nonostante qua e là ci sia chi predica buone (sostenibili) intenzioni. Anzi, per dirla tutta, c’è la voglia matta di dimenticarsi presto la crisi e non cambiare una virgola dei comportamenti individuali e delle aziende. Almeno in una grande fetta del mondo occidentale ci pare sia così, ma il timone fermo di Obama almeno su alcuni capisaldi dello sviluppo sostenibile fa mantenere un barlume di speranza che alla fine della fiera non si assista che a qualche regolina mal scritta e mal applica e mal rispettata per le borse e nulla più…

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