[15/04/2009] Consumo

Oceana: l’Ue responsabile del collasso del tonno rosso

LIVORNO. Ha preso il via la nuova stagione di pesca al tonno rosso, con le nuove regole fissate dall’Unione europea secondo le misure proposte dalla Commissione Internazionale per la conservazione del tonno dell’Atlantico e mari adiacenti (Iccat), ma Oceana, un’organizzazione ambientalista internazionale, chiede «la chiusura delle attività pesca, infatti, anche se la flotta rispettasse al 100% le quote e le misure di gestione approvate, la popolazione del tonno rosso sarebbe condannata al collasso».

Per Ocaena il vero colpevole di tutto questo ha un nome: Unione europea, che ha regolato la pesca al tonno rosso con misure di gestione «che, con il pretesto che garantiscono il controllo della flotta, ignorano le raccomandazioni scientifiche e autorizzano catture insostenibili. A questo bisogna aggiungere le catture illegali». Gli ambientalisti sottolineano anche che «In questo momento, il tonno rosso, specie emblematica del Mediterraneo, sta percorrendo la sua rotta migratoria attraverso lo stretto di Gibilterra per deporre le uova in zone chiave di questo Mare, aggregandosi in zone come il sud delle Isole Baleari, la Sicilia e Malta o le acque libiche. Il momento chiave della riproduzione di questa specie si svolge tra la fine di maggio e giugno» proprio il periodo in cui la flotta di pesca effettua il maggior numero di catture in questi hot spot del Mediterraneo. «Questo fatto costituisce una delle principali cause del declino della popolazione di tonno rosso – spiega Xavier Pastor, direttore generale di Oceana per l’Europa - L’eccessivo sfruttamento della specie del tonno rosso, la pesca illegale, e l’irresponsabilità degli Stati che beneficiano di questa pesca, hanno portato questa specie al bordo del collasso commerciale. Sotto la leadership dell’Ue, è stato messo in atto nel 2009 un Piano di recupero che ignora ancora una volta le raccomandazioni scientifiche nel momento più critico per la sopravvivenza dello stock, condannandolo a favore dell’industria».

Il Piano di recupero approvato nel 2006 era stato giudicato inefficace per il recupero della specie dallo stesso comitato scientifico dell’Iccat, ma Oceana mette sotto tiro anche il nuovo Piano adottato a Marrakech nel novembre 2008 che «implica una riduzione delle quote di cattura (Tac) di soltanto il 22% delle catture nel 2009 (Tac 22.000 t), quantità che, persino senza tenere conto dell’elevata percentuale di pesca illegale nel Mediterraneo, risulta insostenibile per il recupero del tonno rosso, per il quale gli scienziati hanno consigliato un massimo di 15.000 tonnellate di catture, e la protezione del periodo di riproduzione di questa specie durante i picchi della riproduzione nei mesi di maggio e giugno».

A fianco di queste previsioni ufficiali ritenute eccessive resta la pesca illegale che i controlli e le ispezione dell’Ue non riescono a stroncare. Secondo Oceana «tra gli Stati membro che catturano il tonno rosso si trovano paesi come l’Italia e la Francia che nel 2007 hanno superato ampiamente la loro quota, e le cui flotte si sono caratterizzate nel 2007 e nel 2008 per la pesca illegale». Per Xavier Pastor «L’Ue non può garantire il controllo totale della propria flotta, e ancora meno nel caso delle flotte di altri paesi. Dato che i Governi si sono dimostrati incapaci di garantire uno sfruttamento sostenibile della specie e l’eliminazione della pesca illegale, l’unica soluzione adesso è la chiusura della pesca».

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