[16/04/2009] Energia

Russia-Italia: grandi manovre intorno al gas

MOSCA. Il 7 aprile, Gazprom ha fatto valere il suo diritto al riacquisto del 20% della parte della sua filiale Gazprom Neft detenuta dal consorzio italiano Eni. La transazione, che ha avuto luogo alla presenza del primo ministro russo Vladimir Putin, ha portato un bonus di 1,5 miliardi di dollari alla parte italiana. Quanto alla firma degli accordi sulla costruzione del gasdotto South Stream, è per adesso aggiornata.

Eni ha guadagnato rivendendo le sue azioni di Gazprom Neft. Il consorzio ptrolifero-gasiero italiano ENI ha concluso, in questi ultimi due o tre anni, tutta una serie di transazioni nel settore energetico russo. Nel 2007, aveva acquisito per 3,7 miliardi di dollari il 20% delle parti di Gazprom Neft, une filiale petrolifera di Gazprom.
Ma le condizioni di questa transazione stipulavano che Gazprom avesse il diritto di riacquistare questa partecipazione dall’ Eni entro due anni (lo schema, precisato prima, prevedeva un premio). Gazprom aveva avvertito Eni che non rinunciava alla possibilità di approfittare di questo diritto, perché Gazprom Neft è uno dei suoi patrimoni più interessanti.

Questa compagnia è la "crème" del business petrolifero russo: produce quotidianamente un milione di barili di petrolio per un prezzo relativamente poco elevato e versa regolarmente dividendi ai suoi azionisti. Paolo Scaroni, il direttore generale di Eni, ha riconosciuto che avrebbe voluto conservare la sua partecipazione in Gazprom Neft. Ma non lo ha potuto fare. La crisi finanziaria, l’indebitamento importante di Gazprom, il ribasso dei prezzi degli idrocarburi e la diminuzione della domanda europea di gas del monopolio russo avrebbero potuto impedire questa vendita. Ma non è stato questo il caso.

Gazprom ha accettato di pagare la somma convenuta precedentemente - 4,2 miliardi di dollari – per il 20% di Gazprom Neft, sono 1,5 miliardi di dollari in più di quel che l’ENI aveva pagato due anni fa la sua partecipazione. In più, al momento della conclusione della transazione, Gazprom Neft valeva alla borsa russa RST 2,6 miliardi di dollari. Detto altrimenti, ENI ha rivenduto a Gazprom un pacchetto di azioni della sua filiale al 60% in più del prezzo di mercato.. Inoltre, la transazione si è fatta in un momento in cui il corso del rublo era in ribasso mentre quello del dollaro risaliva.

L´amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, non ha esitato a dire che 4,2 miliardi di dollari non sono una grande somma. Aveva probabilmente presente il potenziale della società gasiera russa. Tuttavia, questo denaro permetterà davvero all’Eni di rimborsare i propri debiti (vicini a 24 miliardi di dollari). Gazprom non ha lesinato sulle spese, ma ne valeva la pena. Detiene ormai più del 95% di Gazprom Neft, il che le permetterà di risolvere più facilmente il problema del trasferimento delle sue licenze alla sua filiale per lo sfruttamento di giacimenti di petrolio: la presenza di un azionista straniero importante frenerebbe in effetti lo sviluppo strategico della società.

Gazprom dovrà rivolgersi alle banche russe per finanziare questa transazione. Secondo le voci, queste saranno Sberbank (Banca di risparmio), Gazprombank e Rosselkhozbank (Banca Agricola russa). I pagamenti devono essere effettuati prima dell’inizio di maggio.

Che ne è del gasdotto South Stream? In principio, l´accordo sulla rivendita del 20% di Gazprom Neft doveva essere firmato nel corso della visita del primo ministro italiano Silvio Berlusconi in Russia. Una visita annullata a causa del violento sisma che ha colpito l’Italia. Quanto all’altro accordo tra Eni e Gazprom, sulla costruzione del gasdotto South Stream, non ha potuto essere firmato. Secondo fonti vicine ai negoziati, la variante di accordo proposta da Gazprom non conviene agli italiani.

Le divergenze riguardano la divisione dei benefici provenienti dalla vendita del gas, il volume dei lavori che Eni deve compiere per costruire il settore terrestre del progetto e la partecipazione del consorzio italiano alla gestione del progetto. Queste contraddizioni non potranno visibilmente essere risolte che ad un livello politico elevato.

Una dichiarazione del ministro italiano dell’economia, Claudio Scajola, ripresa dai media, ha reso la sorte del gasdotto South Stream ancora più incerta. Ha dichiarato il 7 aprile che il gasdotto sottomarino Blue Stream, che è già in funzione, che collega la Russia e la Turchia attraverso il fondo del Mar Nero, potrebbe essere prolungato fino all’Italia. Una bretella di questo gasdotto potrebbe andare fino al sud dell’Italia un´altra fino al nord, ha detto.

I progetti esposti da Claudio Scajola hanno sconcertato gli esperti, perché Gazprom prevede di rifornire di gas l’Italia attraverso South Stream, la cui ramificazione sud deve passare non dalla Turchia ma per la Bulgaria e la Grecia e quella nord dalla Bulgaria, la Serbia, l’Ungheria e l’Austria. E’ impossibile disporre di risorse di gas del monopolio russo e cambiare gli itinerari dei suoi gasdotti senza che lo stesso ne sia informato.

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