[20/04/2009] Urbanistica

Pubblicato il primo rapporto Irpet sul territorio, inteso come risorsa culturale

FIRENZE. Tre sono i punti fondamentali nell’analisi del territorio toscano: il «tema della qualità del territorio (qualità dell’urbanizzazione, logistica, trasporti, qualità di vita), quello delle infrastrutture (problemi di mobilità intra- e inter-regionale), e quello del paesaggio, inteso non solo come dato fisico – e quindi come conservazione – ma anche come risorsa culturale». Con queste parole Nicola Bellini, direttore dell’istituto Irpet, ha aperto la tavola rotonda che ha avuto luogo nell’ambito della presentazione del primo rapporto Irpet sul territorio.

Il rapporto pubblicato oggi, su cui ritorneremo nei prossimi giorni per un’analisi approfondita, è da considerarsi un “numero zero”, e intende fornire dati il più possibile oggettivi e inter-disciplinari riguardanti il territorio regionale, sulla falsariga dell’annuale rapporto sull’economia della Toscana. Dal punto di vista del consumo di suolo, secondo quanto spiegato da Giovanni Maltinti di Irpet nella relazione introduttiva, la Toscana è caratterizzata da una «urbanizzazione più blanda rispetto ad altre regioni», anche se è connotata da un «forte dualismo» territoriale, cioè dalla compresenza di zone molto dense e in costante crescita e zone dove, invece, le aree non urbanizzate sono rimaste «approssimativamente quelle degli anni ’50 del secolo scorso». La Toscana «non è stata compromessa dallo sviluppo edilizio degli anni ‘70», ed è caratterizzata da un «minore numero di permessi edilizi» (e da un loro maggiore costo) rispetto ad altre regioni.

Abbiamo chiesto all’assessore all’Urbanistica della regione Toscana, Riccardo Conti, un commento sul rapporto presentato, e su quali prospettive esso apra nell’analisi dell’intreccio indissolubile che lega lo sviluppo economico, quello infrastrutturale, e le questioni inerenti al perseguimento della sostenibilità, nelle sue tre declinazioni della sostenibilità economica, sociale e produttiva.

Secondo Conti, «il rapporto Irpet sul territorio apre prospettive di analisi interessanti, analoghe a quelle presentate nell’annuale rapporto sull’economia». L’analisi che emerge, dal punto di vista critico, è quella di un territorio che «si sta troppo de-industrializzando, nel suo sviluppo, a favore del commercio, e il cui dinamismo residenziale è guidato più dalla rendita che dal reddito»: e il modo in cui affrontare questi aspetti sarà «tema cruciale del riformismo di domani». Dall’altra parte, nel rapporto, si ha la «rilevazione di una regione pianificata, e tra le realtà più attente a stare dentro ai limiti relativi al consumo di suolo e alla sostenibilità. Ciò che è cambiato dagli anni ’90 al primo decennio del 2000 è che dieci anni fa la dinamica edilizia era alta, e i prezzi contenuti», mentre oggi avviene l’opposto e si ha «una dinamica bassa, ma prezzi alti».

Eppure, «contro la Toscana è in corso un’aggressione: i dati presentati da Vittorio Emiliani sul consumo di suolo («169.345 ettari nel quadriennio 1999-2003, con una erosione pari al 10,2 per cento, più forte della stessa media italiana che si colloca in quel periodo al 9,5 per cento», ndr) sono manipolati, e in generale stupisce che si parlasse di “Toscana felix” quando negli anni ’90 il consumo di suolo correva, e che invece si discuta di “Toscana infelix” oggi, quando esso sta rallentando. Si è voluto costruire dal nulla un “caso Toscana”: anzi, più passa il tempo e più vedo questa come una grande operazione politica fatta da sinistra contro il centro-sinistra toscano».

Questa discussione, ha proseguito Conti, «dimostra tutto il provincialismo presente nel dibattito». Peraltro, chi si oppone a scelte infrastrutturali di vario genere «non sempre ha torto: ciò che è sbagliato è assumere l’atteggiamento del Nimby» e soprattutto «farne una bandiera, e accedere da sinistra ad una visione che io ritengo tipicamente di destra, cioè che fa parte della riconversione individualistica» in corso nel paese. Fare un partito dei comitati» - ha chiosato – significa fare destra».

Come già sostenuto altre volte, Conti vede come sostanzialmente equivalenti, nei loro effetti sul modello riformista toscano, le pressioni politiche che giungono da sinistra, di cui abbiamo parlato ora, e quelle relative all’azione del governo Berlusconi sul piano per l’edilizia, la cui discussione è stata praticamente interrotta dal catastrofico evento sismico avvenuto in Abruzzo. Il comune denominatore è «il tentativo di sradicare la pianificazione», cioè la volontà da parte del governo di scippare la competenza regionale sulla pianificazione territoriale, cosa che fino alla discussione in conferenza Stato-regioni era all’ordine del giorno, e successivamente è stata parzialmente accantonata per la forte opposizione sollevata dagli enti locali. Conti sostiene che il tempo del confronto con il Governo sulla legge edilizia sarà paragonabile ad «una nuova lotta di classe», e che sarà attraverso il confronto «sul contenimento del suolo, sui bisogni e sugli interessi della comunità» che si giocherà «la sfida riformista per il governo del territorio».

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