[20/04/2009] Recensioni

La recensione. Aree protette e nautica sostenibile a cura di Renzo Moschini

L’ultimo libro della collana dell’Ets sulle Aree naturali protette appena uscito è dedicato alle ‘Aree protette e nautica sostenibile’. Già il titolo -riferito non specificamente alle aree marine- segnala una precisa scelta volta a mettere bene in chiaro subito che la nautica -e per di più sostenibile (ammesso che possa esistere una nautica sostenibile!)- sia per quanto riguarda la produzione che l’accoglienza non è un problema che interessi e si risolva- unicamente a mare. Il lettore fin dalle prime pagine potrà rendersi agevolmente conto attraverso alcune delle esperienze più significative alle quali è dedicato il libro che le soluzioni più interessanti sono state trovate proprio a terra e da parchi non marini. Ben sapendo però che soprattutto negli ultimi anni abbiamo assistito a un fiorire di porti e porticcioli turistici che se da una parte hanno prodotto (talvolta) buoni risultati economici e buone filiere occupazionali, dall´altra hanno spesso ignorato le esigenza della nostra costa: il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è quello dell´erosione costiera, non sempre ma molto spesso provocata - o quaanto meno potenziata - da pennelli e avanporti che nel nome del turismo hanno modificato le correnti marine e fatto sparire alcune tra le più belle spiagge della nostra regione.

In realtà il libro affronta la questione solo marginalmente concentrandosi più che altro sul rapporto tar nautica e terraferma, o meglio su nautica e aree protette terrestri. Se per più d’un verso questa impostazione non ha nulla di straordinario tanto è evidente che le attività nautiche interessano e coinvolgono inestricabilmente l’ambiente terrestre e quello marino, come si vedrà è proprio questa visione integrata che manca o difetta clamorosamente e sorprendentemente nelle politiche nazionali del ministero.

Il libro ha inteso prendere le mosse da alcune esperienze importanti toscane e liguri dove operano rinomate aree protette terrestri ed anche marine in qualche caso ‘storiche’ perché questa verifica avesse il più possibile quei caratteri di concretezza che spesso si perde per strada per lasciare il passo a chiacchere e valutazioni che non solo ignorano la legge ma appaiono davvero sorprendentemente datate e immotivate.

Il che aiuta a capire peraltro perché dopo tanti anni dall’entrata in vigore della legge 394 le aree protette marine non riescono a decollare tanto che si parla addirittura di stato comatoso.
Il libro ha il pregio -partendo dalla vicenda ultratrentennale del parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli ossia di un parco terrestre anche se da anni in attesa di gestire la riserva marina della Meloria - di dimostrare (specie attraverso il contributo del direttore del parco Sergio Paglialunga) come il parco all’inizio rappresentasse indiscutibilmente un problema, ed è poi via via diventato lo strumento più valido per la soluzione del problema.

Questo, infatti, emerge dalle dichiarazioni del presidente del parco Giancarlo Lunardi, dal vecchio sindaco di Pisa Paolo Fontanelli e da quello nuovo Marco Filippeschi, dal presidente della provincia Pieroni e dall’assessore Valter Picchi ma anche dalla introduzione di Giandomenico Caridi del consorzio dei Navicelli, di Stefano Bottai ex Borrello e di altri raccolte dal giornalista Giuseppe Meucci.

Pisa insomma, è un esempio illuminante di quanto siano infondate le accuse che ogni tanto riecheggiano anche in sedi autorevoli sulla presenza dei parchi sul territorio che li penalizzerebbe anche sotto il profilo del ruolo istituzionale dei comuni e delle province.

Qui si tocca oggi con mano esattamente il contrario, il che dovrebbe insegnare qualcosa anche a chi da Roma sembra ancora ignorarlo.
Che una massiccia presenza di attività nautiche oggi possa svolgersi con successo all’interno in larga misura di una straordinaria area protetta o ai suoi confini vale sicuramente più di tanti discorsi.

Ed anche l’esperienza del parco regionale fluviale di Monte Marcello-Magra e del suo piano nautico di cui parla il direttore del parco Patrizio Scarpellini conferma significativamente questo ruolo positivo dei parchi se sono intesi e gestiti con intelligenza e non con pretese burocratiche come ancora avviene in certi piani ‘alti’ ministeriali.

E per questo il lettore troverà nell’ampio e documentato contributo di Gianni Diviacco dirigente del settore della regione Liguria e autore di molti e importanti studi sull’argomento, tutte le conferme del caso.
Innanzitutto apparirà chiaro come la regione Liguria a prescindere dalla delimitazione delle sue competenze in materia -vere o presunte- assicura da anni con grande tempestività e competenza il suo qualificato contributo agli interventi dello stato spesso piuttosto approssimativi e da ‘correggere’.

E lo fa perché ritiene che questo sia il senso vero di quella ‘leale collaborazione’ istituzionale che a Roma non è di casa ma a cui molte regioni credono e non per finta. Il bello è –anzi il brutto- che lo stato considera questo intervento e contributo una interferenza. Diviacco riporta al riguardo una dichiarazione del 2008 del direttore generale della Protezione della natura alla Conferenza Stato-Regioni (!) in cui è detto che ‘le richieste delle regioni di considerare nei parchi regionali estensioni di mare non sono state recepite, in quanto a norma dell’art. 8 della 394 la protezione delle aree marine è di esclusiva competenza statale’.

Rimando per la replica a Diviacco ma non ci si può trattenere dal rilevare che leggere a quasi 20 anni dalla legge quadro e dopo i risultati sconfortanti conseguiti in materia, leggere cose del genere dà da pensare e allarma e va molto al di là della stessa vicenda della nautica. Alla quale dedica una analisi puntuale l’intervento di Sebastiano Veneri di Legambiente che da tempo ha siglato un protocollo con l’ UCINA prima ancora che sul tema fosse costituito il tavolo presso il ministero.

Meritano infine una segnalazione i contributi di alcuni imprenditori del settore che confermano che il coinvolgimento della iniziativa privata per fortuna non ha aspetto qui come altrove le sortite ministeriali su una sorta di ‘privatizzazione’ delle aree protette che è ben altro imbroglio.

In allegato al volume -che si avvale di un bel corredo fotografico- è riportata la presentazione di Renzo Moschini di un libro di 10 anni fa sulle aree protette marine di cui Gianni Diviacco fu l’autore principale, che conferma quanta poca strada sia stata fatta in questo campo negli ultimi anni.


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