[20/04/2009] Parchi

Il parassita cinese e i castagni italiani

FIRENZE. La regione Toscana e l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale (Arsia), in collaborazione con l’Associazione Città del Castagno, hanno organizzato oggi a Firenze un convegno nazionale sugli effetti della diffusione del Cinipide galligeno del castagno un nuovo parassita che minaccia il castagno in Italia. Il Cinipide galligeno del Castagno (Dryocosmus kuriphilus Yatsumatsu) è un imenottero cinipide è un piccolo insetto di colore nero da adulto, particolarmente dannoso per il castagno, originario della Cina ma ormai ampiamente diffuso in Giappone, Corea ed Usa.

«Il convegno – spiegano gli organizzatori - si pone come momento di discussione e confronto sulle iniziative fin qui adottate a livello nazionale, in relazione alla comparsa e alla diffusione di questo patogeno che può mettere seriamente a rischio la castanicoltura italiana». In mattinata, dopo il saluto presidente della Toscana, Claudio Martini, si è tenuta la sessione “Monitoraggio, metodi di lotta e contenimento” introdotta dalla direttrice dell’Arsia, nel pomeriggio l’intervento di Luigi Vezzalini dell’Associazione Città del Castagno ha dato il via al dibattito su “Sostegno e valorizzazione del settore castanicolo”.

Il Cinipide galligeno, introdotto in Italia probabilmente nel 2002 con l’impoortazione di prodotti vegetali cinesi, ha già fatto notevoli danni in Piemonte e Lazio che per le prospettive di controllo a medio termine di questo nuovo “alieno” dannoso si basano soprattutto sulle possibilità di utilizzo nei nostri ambienti di antagonisti naturali dell’Imenottero Cinipide provenienti dal suo habitat originario. Ma il dannoso insetto asiatico è arrivato anche in Toscana, dove ha già colpito la provincia di Massa e Carrara e si è già insediato in alcuni focolai riscontrati nelle province di Firenze, Pistoia e Prato. La nota della Regione Toscana spiega che il Cinipede alligeno è «soprattutto è goloso di castagni, i bei castagni del nostro Appennino, impedendo la produzione dei frutti. Ne abbiamo tanti, in Toscana; 179.000 ettari di superficie boscata hanno nella nostra regione, la più boschiva d´Italia, proprio il castagno come specie prevalente. Ma anche a livello nazionale siamo ben messi, tanto che il nostro paese copre il 40% della produzione europea di castagne».

Al convegno nazionale fiorentino, al quale hanno partecipato studiosi, produttori e amministratori locali, ci si è confrontati sulle soluzioni al problema e discusso di un centro di coordinamento nazionale per armonizzare le diverse politiche di intervento regionali per gestire le emergenze. «Ma parlare di castagneti e castagne – ha detto Martini - vuol dire anche riferirsi ad una cultura agricola e alimentare che ha sostenuto per secoli larghe fette di popolazione, garantendone la permanenza in montagna e quindi la tutela di territori interi, specie animali e vegetali».

Un patrimonio ambientale, culturale ed economico da salvare e per il quale la regione Toscana ha già disposto diversi strumenti all’interno del suo programma forestale, compresi 30 milioni all´anno di finanziamento, e nel piano di sviluppo rurale: più di 8 milioni e mezzo per “accrescimento del valore economico delle foreste”; quasi 3 milioni per “accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali”; circa 1 milione e mezzo per “imboschimento di superfici non agricole”.

«Un poker di disponibilità, naturalmente solo in parte utilizzabili allo scopo – si legge nella nota della Regione Toscana - che dovranno attivare e incrementare l´inserimento di piante indenni al cinipide, creando aree tampone a salvaguardia dei castagneti, metodi di lotta biologica e caratterizzazione delle varietà locali di castagno sulla base della rispettiva suscettività all´attacco del temibile insetto».

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