[22/04/2009] Comunicati

Earth day: what about the other 364 days?

LIVORNO. Il giornale dura un giorno. E così le sue notizie. Oggi ci sono, domani nel dimenticatoio. E così il giorno della terra, o l´Earth-day per chiamarlo con il suo nome originale, oggi compie quasi quarant´anni, oggi apre i cuori di tutti e domani sarà già un ricordo. Sembra banale e scontato dirlo, ma qui bisognerebbe ´festeggiare´ di più i non-compleanni per dirlo alla "Alice nel paese delle meraviglie", perché altrimenti da un anno all´altro i tempi drammaticamente cozzeranno con quelli ultrasonici della crisi ecologica in atto. Ogni giorno è un Earth-day, oppure non è mai, e sembra di parlare del Natale e forse questo giorno sarà da ricordare più degli altri se "nascerà" davvero qualcosa di veramente duraturo. Oggi le persone si mobilitano in tutto il mondo ed è bellissimo, genitori, bambini, adulti, anziani e teen-ager in piazza per un futuro ecosostenibile. Bene, bravi, bis però domani ci si impegna tutti a cambiare le regole facendo pressione sui governi locali e internazionali diversamente non vale. Diversamente è solo una giornata differente dalle altre e fine a sé stessa.

Il pianeta chiede altro, chiede che l´uomo riduca drasticamente il suo impatto su di sé e chiede che lo faccia ora che, grazie o a causa della crisi, si è reso conto che il modello economico imperante non sta più migliorando la qualità della vita delle persone, e sta pure depauperando in modo irreparabile le risorse naturali. Crisi così acuta (in mix con l’inverno mite a livello mondiale e con la deindustrializzazione avvenuta negli ex paesi sovietici) che però sta facendo regredire in modo significativo anche l’inquinamento dell’aria. L’aria migliora (e probabilmnente si riducono anche i flussi di materiea e di energia), ma il prezzo sociale è elevatissimo e invece di governare questa complessità l’Italia e la Russia sono in prima fila per stemperare gli impegni su Kyoto e seminare di ostacoli la road map di Bali verso Copenhagen.

Obama è invece il leader più illuminato nella politica moderna, ma da solo può fare poco e ha anche una serie di problemi. Qui e ora quello che manca davvero è l´idea di mondo che abbiamo in testa. Se è esattamente uguale a quello di ieri, per cui si aspetta solo la ripresa dell´economia mondiale per ripartire come prima e più di prima, allora non c´è salvezza. Se invece l´idea è quella di un mondo più sostenibile socialmente e ambientalmente allora bisogna cominciare a praticarla questa sostenibilità.

Il problema, lo abbiamo già metaforicamente scritto mesi fa, non è la caduta, ma l´atterraggio e poi come si riparte. Che la ripresa sia rappresentata da una V o da una U, cambia poco. E´ verso dove e come la ripresa andrà che conta. Il G8 Ambiente a Siracusa, contemporaneo dell´Earth Day, già ci dà alcune indicazioni che ad esempio non ci piacciono. A partire da come l´Italia si presenta a questo evento che ospita e che ha organizzato.

Ricordava ieri giustamente anche Marzio Galeotti su la voce.info – greenreport lo aveva già fatto più volte - che in questa fase storica e cruciale il Senato italiano «Quando ormai tutto il mondo prende coscienza dell´esistenza di un problema dalle dimensioni nuove per gravità e globalità, con una mozione approvata il 18 marzo, istruttiva da leggere nella sua interezza, la maggioranza il Parlamento della Repubblica italiana sostiene che non può essere data per scontata la responsabilità dell´uomo sul riscaldamento globale, che le forme di incentivazione delle energie rinnovabili decise da paesi come Cina e Stati Uniti, Francia e Giappone, sono "eccessive e affrettate", che una parte consistente e crescente di studiosi non crede che la relazione tra un "peraltro modesto riscaldamento dell´atmosfera" sia da attribuire "prioritariamente ed esclusivamente" alla CO2, che non sia "affatto chiarita" la dipendenza della temperatura dalla concentrazione di anidride carbonica, che - anche quando vi fossero - i "conseguenti danni all´ambiente, all´economia e all´incolumità degli abitanti del pianeta sarebbero molto inferiori a quelli previsti nel Rapporto Stern e addirittura al contrario maggiori potrebbero essere i benefici", per concludere come sia inutile avviare "un costosissimo e probabilmente velleitario sforzo di mitigazione" del riscaldamento globale in atto».

Una mazzata, ma non è tutto: leggendo i documenti propedeuci al G8 di Siracusa, ci pare che in mezzo a buone pratiche e buone intenzioni per contrastare i cambiamenti climatici ci sia soprattutto uno spottone pro nucleare e pro carbon capture. Due strade che i Paesi in via di sviluppo intanto assai difficilmente possono intraprendere visti i costi; e dai quali l´Italia non avrà praticamente alcun beneficio come minimo nell´immediato e riteniamo praticamente nessuno anche a lungo termine.

Perplessità che restano tali anche leggendo le prime dichiarazioni di stamani del ministro Stefania Prestigiacomo all´apertura del G8: «Da Siracusa può partire una grande alleanza fra nord e sud nel mondo nel segno della tecnologia e per coniugare ambiente e sviluppo. È questa la chiave di un G8 che punta alla diffusione delle tecnologie a basso contenuto di carbonio per consentire ai Paesi emergenti ed ai Paesi sottosviluppati uno sviluppo ecosostenibile che possa andare di pari passo all´impegno dell´occidente per la riduzione delle emissioni e per l´efficienza energetica. Un ruolo chiave sia nella lotta a cambiamenti climatici che nel superamento del gap fra nord e sud del mondo è assegnato anche alla difesa della biodiversità. Una battaglia che richiede maggiore sensibilizzazione da parte dell´opinione pubblica e maggior impegno da parte dei governi preso atto che l´impegno internazionale che fissava al 2010 la fine della perdita della biodiversità è stato in larga parte disatteso. Su questo fronte dal G8 partirà un nuovo stimolo con la firma della Carta di Siracusa che lancia anche lo slogan "Biodiversity is Business" per promuovere la biodiversità non più solo come limite ma anche come risorsa e come opportunità di sviluppo».

Il nostro Paese, per soprammercato, è già conosciuto come quello senza memoria, basti vedere la pena della discussione sul 25 aprile al quale il nostro premier ha deciso di partecipare perché sennò sarebbe festa solo della sinistra, ma anche per la sua fragilità a livello idrogeologico. Quando si parla di biodiversità ci si dovrebbe ricordare che non è solo quella del mondo vegetale, ma anche di quello animale uomo compreso, ma anche questo sta poco a cuore ai nostri governanti. Come si possa negare il fattore antropocentrico nel riscaldamento globale e poi ospitare un summit dove tutti la pensano diversamente da te ancora non lo abbiamo capito; come del resto non abbiamo capito praticamente nessuna delle iniziative di questo governo in campo ambientale a partire dalla legge sulla caccia; a quella sul Piano casa; a quella ventilata sui parchi. Un coacervo di contraddizioni italiane, che stanno in mezzo a un caos globale causato dall´assoluta assenza di una governace mondiale capace di far ripartire l´economia con un modello diverso da quello attuale. Con il solo Obama, e qualche governo Europeo su tutti la Germania, a cantare e a portare la croce ´ambientale´ del new green deal. Amen.

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