[27/04/2009] Comunicati

La rete di domani ha bisogno di scelte sostenibili oggi

LIVORNO. Che cosa sarà internet tra vent’anni è difficile saperlo. Forse anche tra dieci sarebbe già una previsione solo probabilistica. Perché la rete delle reti ha dimostrato di essere mutevole quasi quanto un organismo vivente. Dove le novità introdotte, sottoforma di software e hardware, vengono recepite o rigettate spesso spiazzando anche i cosiddetti ‘guru’ del web.

L’idea attualmente più accreditata è che il numero dei connessi alla rete crescerà sempre più e che grazie alle fibre ottiche si potrà navigare a velocità decine di volte superiori alle attuali. Questo permetterà di avere Tv, telefoni, web tutto sulla stessa banda e elettrodomestici che ‘comunicheranno’ tra di loro.

Il passo successivo potrebbe essere l’intelligenza artificiale. Ma qui, come detto, si va troppo avanti perché il domani della rete potrebbe essere molto di più o molto di diverso da quello che oggi ci immaginiamo. Alcuni paletti sulla strada del domani on line vanno però messi.

Se questa è la società della conoscenza non è possibile che solo il 23% del mondo sia connesso. Questo significa che solo l’elite dell’elite oggigiorno può permettersi di navigare. Un problema di costi? Di rete? Di cultura? Certo, ma qui bisogna metter mano. E soldi, perché alla fine questo significa. Potenziare la rete e portarla dove oggi non arriva.

Per alcuni Paesi ridotti alla fame, situazione che la crisi sta peraltro peggiorando, significa parlare di molti anni a venire. Però questa deve essere la strada da seguire. Poi potenziare la rete o almeno mettersi al passo coi tempi per quando la rete sarà davvero sfruttata a regime. E questo significa nel 2009 fibre ottiche, perché con il rame ormai abbiamo raggiunto il massimo della potenza sfruttabile (dicono gli esperti).

Secondo Affari & Finanza la prima tappa per evitare l’intasamento è arrivare all’uso universale dei 100 mega e in Italia su questo siamo indietro anni luce. Non esiste un piano da 100 mega e per realizzarlo servirebbero 10-12 miliardi di euro. Una cifra non esigua che prima o poi lo Stato dovrà sborsare.

Giusto farlo in tempo di crisi? Perché no, se investire in conoscenza in modo anticiclico venisse giudicata una scelta intelligente. Ma in Italia invece si pensa ad altre connessioni come autostrade e il Ponte di Messina, come se la rete non fosse un’infrastruttura e non fosse quindi un settore sul quale investire.

Il tema, però, è molto più ampio. Ancora una volta è l’idea di pianeta del futuro che latita. Quale pianeta vogliamo? Se ci siamo finalmente convinti che l’orizzonte sia un mondo più sostenibile ambientalmente e socialmente e dato per scontato che non si può certo programmare tutto, bisognerà pur cominciare a fare delle scelte. Intanto un mondo dove si passi dall’attuale 23% di persone connesse a internet al 100% ipotetico è una società che consumerà certamente più energia almeno per quanto riguarda l’uso dei server, e quindi si dovrà scegliere come produrla. Inoltre significa aver dotato gran parte del mondo delle strutture che consentano un tale livello di connessione.

Questo sposterà anche investimenti enormi degli Stati e dei privati. Una rete così ampia significa anche grosse preoccupazioni per privacy, copyright, sicurezza, nonché questioni comportamentali relative al come e al quanto usare una rete che ci tiene tutti in contatto virtuale ma che inevitabilmente mangerà parte della vita reale.

Più contatti ma non fisici costruiranno davvero un futuro migliore? Forse una mediazione valida sarebbe quella di avere a disposizione il massimo della strumentazione possibile per poi farne un uso razionale, il che implica investire sull´istruzione per rendere le persone in grado di usare la testa olte che la rete. Che cosa poi passerà attraverso questa rete dovrebbe pure questo essere un problema di cui occuparsi, anche se la natura della rete e la sua caratteristica principale è proprio quella di essere libera.

Prolifereranno ancora di più i blog (già 200 milioni nel mondo), oppure declineranno sommersi da sé stessi? Tante sfide poi anche per l’informazione che avrà tempi supersonici per raggiungere le persone, tempo però sottratto all’approfondimento. Per non parlare della pubblicità che assedierà la rete e anche dei virus che probabilmente potranno attaccare anche tv e telefoni. Tutti problemi risolvibili? Ce lo auguriamo, l’importante come sempre è affrontare la complessità di questo tema e non cercare scorciatoie.

Considerare insomma cosa si muove anche in termini di flussi di materia e di energia quando si pensa ad una rete di questo tipo. Nessuna voglia di menarla col passato, se non per pensare a cosa direbbe Samuel Finley Breesee Morse, di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita (27 aprile 1791), di fronte al web. Resterebbe crediamo esterrefatto convinto comunque di aver dato un contributo.

E così è stato, perché la comunicazione in tutte le sue forme e in tutti i suoi progressi è parte delle funzioni vitali dell’uomo come il bere e il mangiare. E come tale non è secondario l’aspetto della qualità e della quantità e se Bill Gates ai suoi figli ha limitato a 45 minuti il giorno la navigazione sul web ci sarà un motivo…
Il web nasce libero, ma tutto quello che necessita per farlo funzionare no. I pc sono costruiti dalle multinazionali, l’energia (intesa come produzione) idem, la gran parte dei software lo stesso. Anche se questi saranno tutti gratis e senza copyright il resto non lo sarà mai. Lasciare quindi il pacchetto web al mercato significherebbe anche qui non utilizzare il criterio direttore della sostenibilità né sociale, né ambientale.

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