[28/04/2009] Comunicati

Il bestiame è minacciato da epidemie rafforzate dal cambiamento climatico

BRUXELLES. Un recente meeting della Society for General Microbiology (Sgm) ha lanciato un allarme sul potenziale impatto del riscaldamento climatico sul bestiame in Europa. Secondo Peter Mertens, dell´Institute for Animal Health (Iah) britannico, «nel corso dell´ultimo decennio i ruminanti sono stati colpiti da importanti patologie, scatenate dall´aumento della temperatura terrestre». L’Iah spiega: «Abbiamo osservato epidemie causate da 12 ceppi diversi e da 9 sierotipi distinti del virus della febbre catarrale, giunta in Europa attraverso almeno 4 vie diverse a partire dal 1998. Questo indica che c´è stata una svolta fondamentale nell´andamento della febbre catarrale, associata al cambiamento climatico».

A partire dal 1998, più di due milioni di ruminanti, soprattutto pecore, sono stati vittime di epidemie di febbre catarrale riconducibili in qualche modo al global warming. «Innescata dal sierotipo del virus della febbre catarrale (BTV-8) – spiega il bollettino scientifico dell’Ue Cordis, - l´epidemia ha fatto la sua comparsa in Belgio e nei Paesi Bassi nel 2006, per poi diffondersi in altri paesi europei (come il Regno Unito) l´anno successivo. Gli esperti pongono l´accento sul fatto che questa epidemia - la prima in assoluto registrata in Europa - non si è rivelata un evento isolato. Crescono intanto le preoccupazioni relative a nuovi virus: per esempio, il virus della peste equina (African horse sickness) che può raggiungere un tasso di mortalità pari al 95% viene trasmessa dagli stessi insetti che diffondono la febbre catarrale».

Il moscerino responsabile della diffusione della febbre catarrale, il Culicoides imicola, ha recentemente colonizzato la costa settentrionale del Mediterraneo, causando epidemie, ma ci sono anche altre due specie presenti nei paesi dell´Europa centrale e settentrionale, C. pulicaris o C.obsoletus, che possono contribuire alla diffusione del virus.

Secondo i ricercatori l´incremento delle temperature può aumentare il tasso di infezione e il tasso di replicazione del virus negli insetti che stanno intensificando la loro attività nell´Europa del Nord.

Nel 2008 in Gran Bretagna sono stati vaccinati più di 10 milioni di ovini e bovini contro il virus della febbre catarrale. «Il Regno Unito è stato l´unico paese in Europa che è riuscito a debellare l´epidemia – sottolinea Mertens - Tuttavia, sono state diverse le tipologie del virus della febbre catarrale ad arrivare successivamente nei paesi settentrionali dell´Europa andando a costituire una minaccia per la Gran Bretagna per l´anno in corso e per quelli successivi. Sulla base di quanto accaduto negli ultimi anni, l´intera regione è esposta ad ulteriori epidemie del virus della febbre catarrale e di altre patologie trasmesse dagli insetti. Questi virus potrebbero colpire anche gli esseri umani. Sebbene i vaccini disponibili contro il virus della febbre catarrale nell´Europa settentrionale siano ancora a uno stadio grezzo, poiché sono costituiti da virus inattivati cresciuti in cellule di coltura tissutale, è evidente che possono essere efficaci contro questo virus. Occorrono tuttavia, in tempi brevi, vaccini più avanzati, costituiti dalle subunità delle proteine del virus, come pure test diagnostici in grado di distinguere gli esemplari vaccinati dagli esemplari infetti».

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