[29/04/2009] Energia

Porto Tolle, blitz di Greenpeace e Legambiente al ministero dell’ambiente

LIVORNO. Oggi si è riunita in plenaria la Commissione VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) del ministero dell’Ambiente per dare che ha dato parere positivo con prescrizioni sul progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. Prima della decisione c´è stato un blitz di Greenpeace e Legambiente che hanno srotolato dalle finestre del ministero uno striscione di 9 metri con su scritto “No al carbone” mentre altri provvedevano ad innalzare una ciminiera fumante sul marciapiede sottostante gli uffici.

«Il via libera alla riconversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle in discussione in Commissione VIA - dichiarano Greenpeace e Legambiente - regalerà all’Italia altri 10 milioni di tonnellate di emissioni di Co2, contro gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni entro il 2020».

Quindi per le due associazioni ambientaliste «il voto odierno va in direzione diametralmente opposta a quella annunciata dal ministro Prestigiacomo solo qualche giorno fa a Siracusa al G8 Ambiente sui mutamenti climatici, dove ha sottolineato la necessità e l’urgenza di interventi di riduzione dei gas climalteranti».

Un atteggiamento che Greenpeace e Legambiente bollano come «veramente schizofrenico da parte del nostro governo, che evidentemente negli incontri internazionali presenta la maschera ragionevole di chi vuole combattere il global warming e in casa scopre il volto becero di chi autorizza nuove centrali a carbone».

Il blitz degli ambientalisti è stato preceduto da un volantinaggio rivolto al presidente e ai membri della Commissione Via, che li invitava a pensare bene al voto che avrebbero espresso di lì a poco. Nel volantino consegnato c’era scritto, infatti: “Carbone a Porto Tolle? Il tuo voto favorevole aumenta le emissioni di gas serra e condanna il delta del Po. Non diventare killer del clima!”

La conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, che si trova all’interno del parco naturale del Delta del Po, patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO, avverrebbe con la realizzazione di nuove quattro unità da 660 MW di ultima generazione ad alta efficienza (45% di rendimento) con il trasporto del carbone da Chioggia o da Venezia. Tra i vantaggi che questa riconversione porterebbe secondo enel, viene sottolineata anche la riduzione dei rischi connessi al trasporto del combustibile nell´Adriatico e al suo trasferimento fino a Porto Tolle.

Secondo gli ambientalisti comporterà, invece, impatti devastanti per il delicato ambiente umido, dato anche dal passaggio di 3000 chiatte all’anno per portare il carbone all’impianto e contribuirà all’aumento dell’inquinamento da polveri che già incombe sulla pianura padana e su cui il nostro paese ha avuto un recente richiamo da parte dell’Unione Europea.

La riconversione di Porto Tolle è definita a carbone pulito perché a fianco dell’impianto è prevista la realizzazione di un sistema di cattura della Co2, che sarà finanziata anche grazie ai 100 milioni di Euro messi a disposizione dalla Commissione europea, ma anche questo non convince: «finiamola con la presa in giro del carbone pulito – continuano infatti Greenpeace e Legambiente – anche avvalendosi delle migliori tecnologie, i nuovi impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: 770 grammi di CO2 per kilowattora prodotto, contro i 365 grammi del gas».

La conferma è che nel 2007 le 12 centrali a carbone attive nel nostro Paese hanno prodotto il 14% dell’energia elettrica complessiva, e il 30% delle emissioni di anidride carbonica dell’intero settore elettrico.

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