[23/05/2006] Consumo

Ogm: il Consiglio Ue rinvia la decisione sulla coesistenza tra colture

BRUXELLES. Il consiglio dell’Unione Europea ha deciso di non considerare necessaria, per il momento, una legislazione di armonizzazione europea sulla “coesistenza”. Una presa di posizione che ha subito preoccupato le associazioni ambientaliste e degli agricoltori che chiedono una normativa rigorosa e che possa prevenire qualsiasi contaminazione genetica delle colture convenzionali e biologiche.

Inoltre non viene riconosciuto il diritto dei governi nazionali e delle regioni di istituire aree ogm-free per prevenire questa contaminazione.

15 regioni italiane, tra cui la Toscana, e oltre 2300 i comuni italiani hanno già detto no alle coltivazioni transgeniche per difendere la nostra agricoltura di qualità. L’Italia è al primo posto in Europa per produzioni tipiche con 153 prodotti a marchio Dop e Igp e 353 Doc e Docg e 4.100 i prodotti agroalimentari tradizionali, con ben 1.162.212 ettari, pari al 7% della superficie agricola coltivata. è anche prima per produzioni biologiche.

«Tutto questo – dice Francesco Ferrante, direttore di Legambiente - non può essere compromesso da una politica comunitaria suicida sulla coesistenza. Il nuovo governo deve opporsi con ogni mezzo. L’Italia si deve impegnare con forza e assumere la leadership per ottenere dalla Ue una normativa rigorosa che scongiuri il rischio di contaminazione tra colture transgeniche e convenzionali. Questa battaglia non può essere persa, è in ballo la sicurezza e la qualità dei nostri prodotti agroalimentari».

«E’ assolutamente necessario dunque – continua Ferrante – che il nostro Governo assuma un ruolo di primo piano per spronare la Commissione europea ad introdurre, sia per tutte le sementi che per le produzioni biologiche, una soglia di "contaminazione accidentale" pari al livello di rilevabilità ossia dello 0.1%. E’ evidente – continua il direttore di Legambiente - la necessità di opporsi con forza ad una simile posizione comunitaria sulla coesistenza che, favorendo la contaminazione transgenica delle nostre produzioni tipiche e biologiche, rischia di compromettere definitivamente il futuro dell’agricoltura italiana fondato sulla qualità».

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