[05/05/2009] Energia

Analisi del Piano energetico ambientale della provincia di Firenze (5)

FIRENZE. Come abbiamo visto, in termini di potenza installabile, le prospettive in provincia di Firenze per le rinnovabili vedono come principale contributo quello dell’eolico (450-536 Mw), seguito dal solare fotovoltaico (21-214 Mwe) e termico (28-286 Mwt), e dall’idroelettrico (47 Mw). La potenza totale installabile da rinnovabili stimata in provincia va da 530 a 815 Mwe, ma va ricordato che, mentre le stime su eolico e idroelettrico sono calcolate con relativa precisione, la metodologia adottata per il calcolo delle potenzialità del solare è da considerarsi puramente sperimentale, anche perchè le stime riguardano solo l’installazione su edifici, e nessuna ipotesi è invece prospettata per la realizzazione di centrali a terra. Inoltre, è stata ipotizzata l’installazione di impianti solo su edifici successivi al 1991 (cioè «in regime di ex-legge 10/91e successive modifiche e integrazioni»): le prospettive per il solare vanno quindi intese come sottostimate.

Vediamo quindi come il Peap affronta il tema dell’energia da biomasse. Anzitutto viene allontanato l’equivoco per cui le biomasse sono generalmente considerate come caratterizzate da un ciclo della CO2 “chiuso”, cioè l’anidride rilasciata durante la combustione non è fossile, ma è stata stoccata dal vegetale nel corso della sua vita (annuale o pluridecennale). Ciò corrisponde al vero (e qui sta il grande vantaggio dell’utilizzo di queste fonti energetiche rispetto ai combustibili fossili), ma occorre considerare che «la filiera di qualunque tipo di biomassa necessita di un consumo di energia fossile direttamente proporzionale al numero di steps richiesti per la preparazione del prodotto (semina, raccolta, trasformazione, trasporto, ecc.): in generale, tenendo conto dell’intera filiera, l’energia ottenuta dalle biomasse produce dal 50 all’80% in meno di CO2 rispetto ai combustibili fossili». Questo valore, naturalmente, è destinato a crescere man mano che in tutti gli ambiti della filiera si affermerà un maggiore utilizzo di energie non fossili.

La categoria “biomasse” comprende i residui forestali e dell’industria del legno, i sottoprodotti agricoli, i residui agro-industriali (es. sanse, vinacce, lolla di riso: questi prodotti «rappresentano la fonte di biomassa maggiormente disponibile per scopi energetici»), e infine le colture energetiche, in particolare girasole, colza, canna da zucchero, sorgo e, tra i generi arborei, pioppo, “acacia” (il nome più appropriato è “robinia”) ed eucalipto.

Le valutazioni per la resa da biomasse in provincia sono calcolate dal Peap unendo i dati provenienti da stime Enea con quelli ottenute tramite la metodologia Biosit che, sviluppata all’interno del programma europeo Life 00, è finalizzata all’organizzazione di filiere energetiche corte basate sulle biomasse. In generale, è calcolata una potenza elettrica installabile che va da 11,9 Mwe ad un massimo di 18 Mwe, mentre per la potenza termica il valore può andare da 19,2 a 29,8 Mwt. Il risparmio di CO2 è valutato in 0,65 Kg di emissioni evitate - rispetto a ciò che avverrebbe usando lo stesso quantitativo di energia da fonti fossili - per ogni kg di sostanza secca conferita all’impianto e trasformata.

Altri contributi dal trattamento delle biomasse in provincia di Firenze possono venire dalla digestione anaerobica dei reflui zootecnici (circa 1,1 Mwe, ma con la possibilità di aumentare fortemente questo valore una volta realizzata la rispettiva filiera) e dalla messa a coltura (es. con girasole) dei circa 8700 ha attualmente a riposo nei terreni della provincia: tramite coltivazioni non intensive il Peap calcola che la resa sarebbe sufficiente ad alimentare un impianto di cogenerazione della potenza di circa 6,1 Mwe. Per entrambi questi aspetti non vengono fornite stime sulla potenza e sulla produzione termica ottenibile, ed appare anche ovvio come non sia immaginabile la messa a coltura di tutte le aree attualmente a riposo, elemento che creerebbe non pochi problemi di vivibilità delle aree rurali sia per l’uomo, sia per le altre specie viventi, con seri rischi per la conservazione della fertilità del suolo e per l’integrità del paesaggio e (soprattutto) della biodiversità.

Riguardo, infine, alla geotermia a bassa entalpia, si osserva che secondo le analisi del Peap essa può consentire, per il riscaldamento di un’abitazione di 150 mq con media coibentazione occupata un nucleo familiare da 4-5 persone, un risparmio del 54% rispetto all’uso del metano, del 65% rispetto a quello del gasolio, e del 78% rispetto all’utilizzo del gpl. I costi extra rispetto all’installazione di un impianto tradizionale (valutabili nell’ordine del 30-100% in più rispetto ad un impianto tradizionale) sono ammortizzabili, nell’esempio, in 5-7 anni.

Restano da analizzare, per chiudere la parte del Peap dedicata specificatamente alle fonti rinnovabili, gli aspetti relativi al rapporto costi-benefici per le varie fonti: sarà questo l’oggetto della prossima parte.

(5 – continua)

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