[05/05/2009] Parchi

Toscana, controllo del carico faunistico: meno caccia e più corridoi ecologici?

FIRENZE. Anche se secondo la stessa Federcaccia «i numeri della Regione dicono che a livello di ettari i danni sono in diminuzione», l’eccesso di carico faunistico da ungulati sta diventando una delle questioni più scottanti (o perlomeno percepite come più scottanti) della politica rurale toscana, con conseguenze anche su altri ambiti come la sicurezza stradale e la stessa incolumità delle popolazioni umane. Il problema, come noto, non riguarda solo le attività agro-silvo-pastorali e umane in generale: anche la biodiversità risente di un eccessivo carico faunistico, come dimostra il caso del parco delle Foreste casentinesi, dove negli ultimi anni i tentativi di orientare la copertura vegetale verso popolamenti più adatti all’ecosistema locale (sostituzione di abetaie con boschi di latifoglie) sono stati sistematicamente ostacolati dall’eccessivo carico faunistico.

In realtà, come sappiamo, il rapporto fauna-flora è facilitato - e non impedito - da una forte presenza di animali, che con l’ingestione e le deiezioni dei semi svolgono un insostituibile lavoro di “diffusione” del bosco, facilitando gli scambi genetici. Il problema è che la concentrazione di animali in aree chiuse alla caccia (circa il 25% del territorio toscano) comporta, appunto, un eccesso di carico faunistico localizzato in queste zone, che in molti casi impedisce effettivamente una sufficiente rinnovazione dei popolamenti boschivi.

Ecco che, anche dal punto di vista strettamente naturalistico, l’eccesso di fauna selvatica è fenomeno che va combattuto. Ma come perseguire questo obiettivo? Lasciando da parte l’estremismo insito nella proposta di legge nazionale (il famigerato ddl Orsi), e limitandoci nella nostra analisi alla sola Toscana, sappiamo che a seguito della conferenza regionale sulla caccia del 13-14 febbraio scorsi la Regione ha proposto la concessione di «poteri straordinari alle Province per attivare tutte le misure ritenute valide a fermare lo squilibrio faunistico (..) compresa la possibilità di apertura di caccia nelle aree protette e l´accordo con gli enti gestori dei parchi per la gestione faunistica», come si può leggere sull’agenzia di informazione della giunta regionale. Altra misura prevista è l’introduzione di sanzioni (da 260 a 1560 euro) per chi svolga attività di foraggiamento dei cinghiali, tranne i casi strettamente connessi alle operazioni di cattura.

In Toscana vengono attualmente abbattuti, secondo le stime più accreditate, circa 80mila ungulati l’anno, di cui 65.000 sono cinghiali. Anche se è la stessa regione Toscana ad affermare che «negli ultimi anni il livello della fauna selvatica presente nel territorio è rimasto costante nonostante la diminuzione delle immissioni di fauna allevata», l’obiettivo indicato dalle autorità regionali è di riportare i numeri della fauna ungulata a «livelli sostenibili per il territorio».

Ora, al di là delle numerose contraddizioni che si evidenziano nella materia (i danni a livello di ettari sono in diminuizione, il numero di animali è stabile, ma gli agricoltori e gli allevatori lamentano sempre più danni? Qualcosa non torna), è lampante che la situazione non può essere affrontata solo con misure passive, come le reti elettrificate che peraltro spesso creano più problemi di quelli che risolvono, ed aumentano esponenzialmente le spese.

Occorrono anche misure attive, quindi: a questo proposito un’alternativa praticabile al rilancio delle doppiette e al loro sconfinamento nei parchi potrebbe essere rappresentato dalla creazione di corridoi ecologici, finora ben poco diffusi nel nostro paese. Non di veri corridoi si tratta, ma di collegamenti tra varie parti di habitat che, in assenza dell’uomo, sarebbero unite, ma che a causa delle attività antropiche (in primis l’urbanizzazione e la realizzazione di infrastrutture) sono spezzettati. Questa frammentazione ha come suo primo effetto, dal punto di vista ecologico, una diminuizione della variabilità genetica delle popolazioni animali, e quindi un impoverimento dell’ecosistema. Dal punto di vista “umano”, la frammentazione degli habitat ha l’effetto perverso di avvicinare gli animali all’uomo, e quindi anche alle colture, agli allevamenti, alle strade, alle città...

Occorre quindi, se non si vuole limitare la pressione faunistica usando i soli fucili, mettere le popolazioni faunistiche in condizione di restare lontano dall’uomo, in un certo senso creare “muri” naturali, che gli animali “non abbiano interesse” a valicare. E questo può avvenire solo, appunto, tramite la realizzazione di corridoi ecologici. Dal punto di vista pratico, ciò è ottenibile tramite una pianificazione del territorio che non si focalizzi solo sul numero di aree protette o sulla loro superficie, ma che ponga attenzione alla loro connessione e alla possibilità per la fauna di spostarsi da una zona all’altra, magari tramite la pianificazione di piccole oasi di sosta (“stepping stones”) che, sommandosi alle aree protette “tradizionali”, permettano una effettiva mobilità della fauna. Anche la dinamicità genetica delle stesse popolazioni animali ha tutto da guadagnarne.

Riguardo ai costi, in chiusura, occorre considerare che la realizzazione di corridoi ecologici prevede anche la realizzazione di varie infrastrutture, con le conseguenze che possiamo immaginare sullo sviluppo occupazionale: ad esempio, in alcune nazioni (es. Svizzera) sono diffusi tunnel per permettere agli anfibi di sotto-attraversare vie di comunicazione, e in realtà più avanzate sono state messi in opera viadotti sovra-stradali per permettere l’attraversamento ai mammiferi. Inoltre, una buona pianificazione di corridoi ecologici prevede la piantumazione di colture “a perdere”, da localizzare nelle aree dove è previsto il passaggio della fauna.

Si può comprendere come la cosa, quindi, non sia a costo zero, e naturalmente non è con i soli corridoi ecologici che il (percepito) sicuramente, reale) forse) problema dell’ eccessivo carico faunistico in Toscana potrà essere contrastato. Ma forse i risarcimenti per gli agricoltori danneggiati, la realizzazione di recinzioni elettrificate, le riparazioni per incidenti stradali da scontri con animali, ecc ecc ecc, non hanno un costo? Forse sarebbe il caso che qualcuno si prendesse la briga di provare a percorrere (anche) questa strada. Anzi, questo corridoio.

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