[23/05/2006] Consumo

Pesticidi nel piatto, va meglio ma non bene

ROMA. «Aumentano i campioni regolari senza residui (+ 4,7% rispetto all’indagine 2005) e diminuiscono – anche se solo di pochi punti percentuale – gli irregolari. Diminuiscono anche i campioni con più di 1 residuo di pesticida (- 4,3% rispetto all’indagine 2005), ma permangono alcune situazioni preoccupanti, tra le quali un’alta percentuale di campioni di frutta contaminati (46%), alcuni casi eclatanti di prodotti con numerosi principi attivi contemporaneamente, laboratori "pigri" che effettuano controlli esigui e casi di presenza di sostanze vietate da molti anni.

E’ questo il succo del dossier "Pesticidi nel piatto" presentato oggi da Legambiente, l’indagine annuale che raccoglie ed elabora i risultati delle analisi realizzate dai laboratori pubblici sui residui di pesticidi sui prodotti ortofrutticoli.
9.258 i campioni analizzati nel 2005, 697 in più rispetto al 2004, nonostante questo sia la Calabria che il Molise hanno dichiarato di non aver fatto analisi.

Contaminazioni maggiori nella frutta (46% dei campioni) che nella verdura (15,5%), mentre aumentano i rilevamenti di sostanze chimiche nei derivati (13,7% nel 2004, 14,7% quest’anno).

La Toscana ha fornito dati aggregati in modo tale da non poter essere completamente assimilati alla griglia di parametri utilizzata per i dati del dossier. Una situazione comunque migliore che in altre regioni, ma non mancano alcuni casi di irregolarità eclatanti: «un fagiolino con multiresiduo e irregolare – si legge nella ricerca degli ambientalisti - una lattuga e una pera kaiser irregolari per concentrazione di principi attivi superiori al limite permesso. Significativo il caso di un campione di olio di semi irregolare per un’alta concentrazione di Carbonfuran (5 ppm) rispetto al limite massimo che è di 0,5 ppm».

Ma da Legambiente viene anche un avvertimento per la lettura dei dati del dossier pesticidi nel piatto: «è necessario evidenziare che le analisi meno positive (con un maggior numero di campioni irregolari o con residui), non stanno ad indicare le regioni più inquinate» ma solo quelle che conducono le analisi con maggior precisione e serietà, anche perché i campioni analizzati sono stati prelevati tra quelli in commercio e possono provenire da ogni luogo d’Italia e dall’estero».

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