[08/05/2009] Parchi

Il Venezuela vieta l’accesso ai fuoristrada nel Canaima, il parco dei Tepui e del Salto Angel

LIVORNO. Il parco nazionale Canaima, in Venezuela, è noto in tutto il modo perché nei suoi 3 milioni di ettari ospita la più alta cascata del mondo, il “Salto Angel” e i Tepui, le misteriose montagne piatte che danno vita ad una straordinaria biodiversità. Ma questa immensa area protetta che sorge ai confini del Brasile ha un problema, tanto che il ministero dell’ambiente ha chiesto una misura giudiziaria precauzionale per la protezione per far cessare i danni che i fuoristrada stanno facendo nella zona orientale del parco nazionale, la Gran Sabana, nello Stato venezuelano di Bolívar. Il procedimento è stato avviato dopo un’indagine avviata a gennaio su presunti reati ambientali commessi dai Suv nell’area.

Così il fiscal XII del Segundo Circuito Judicial del estado Bolívar, competente per la difesa dell’ambiente ha chiesto di verificare la conformità delle attività di fuoristrada con quanto previsto nella Costituzione della República Bolivariana de Venezuela e dalla legge Orgánica del Ministerio Público e da quella Penal del Ambiente. Intanto è stato chiesto di sospendere la circolazione di veicoli fuoristrada nel parco fino a che nell’are non si completi il processo di “sucesión vegetal”, cioè «il recupero in maniera graduale e spontanea dei danneggiamenti prodotti dalle attività dei fuoristrada e l’apertura di sentieri verdi», si legge in una nota ministeriale.

Una volta terminato il processo di successione spontanea, l’accesso ai veicoli 4x4 sarà permesso nel Canaima solo per raggiungere le aree ricreative ed i parcheggi nei settori conosciuti come Entrada a la Puerta del Cielo, Agua Fría, La Piscina, Aguas Calientes, Salto a la Golondrina, Sakaika, Puerto Liworiwo, Toroncito y Torón. L’indagine condotta ha verificato che i Suv hanno prodotto danni molto significativi al suolo ed alle risorse idriche e, in maniera minore, alla vegetazione ed alla fauna del parco nazionale. Nello Stato di Bolívar si registrano centinaia di operatori turistici di origine india che fanno soprattutto le guide ai turisti interessati a conoscere posti magnifici come la laguna de Canaima, il Salto Angel, la valle di Kamarata ed altri punti di grande interesse ambientale e paesaggistico.

Il Ministerio del Poder Popular para el Turismo afferma: «Abbiamo il compito di integrare le comunità locali nello sviluppo turistico del parco Canaima, che per decenni è stata la principale destinazione dei turisti internazionali che visitano lo Stato Bolívar». Ma il Canaima deve fare i conti anche con una minaccia ancora più pericolosa dei fuoristrada: le miniere illegali di oro e diamanti. All’inizio dell’anno, nel settore di Taraipa, sempre nello Stato di Bolívar, l’esercito venezuelano ha arrestato in un sol colpo 165 minatori clandestini intenti a distruggere una vasta area forestale e a deviare un torrente per estrarre pietre e metallo preziosi.

Ma mentre le denunce contro i fuoristrada arrivano spesso dalle comunità indigene che si stanno impegnando nell’eco-turismo, a Taraipa i militari hanno trovato nel gruppo di minatori abusivi anche il capo di una comunità india dell’etnia pemón. I cercatori d’oro e diamanti avevano realizzato un vero e proprio villaggio con 52 baracche o ranchos ed utilizzavano 37 motori diesel e 1.350 metri di manichette ad alta pressione per disintegrare il terreno dal quale estrarre oro e diamanti.

L’Operación Tepuy 2008 è stata voluta dal presidente della Repubblica in persona, Hugo Chávez ha infatti chiesto all’esercito di impedire la distruzione della cuenca del Caroní che, insieme al bacino del río Caura, conserva le maggiori risorse idriche del Venezuela e rifornisce la centrali idroelettrica di Guri, Macagua e Caruachi, che producono il 73% dell’elettricità consumata nel Paese.

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