[08/05/2009] Comunicati

Camcom, rapporto economia fiorentina: sostenibilità non pervenuta

FIRENZE. Nell’ambito della fiorente attività convegnistica fiorentina e toscana riguardo ai temi economici, esistono - e sono sempre più frequenti - occasioni in cui, magari a titolo simbolico, pretestuoso, marginale, la sostenibilità viene nominata, trattata, o perlomeno auspicata. In altre occasioni, invece, l’economia e la sostenibilità sembrano viaggiare su binari paralleli, senza nessuno scambio e senza nessun incrocio, quasi che i flussi del metabolismo economico si basassero su prelievi e processi relativi a risorse infinite, virtuali, o magari provenienti da un altro pianeta.

Così non è: l’economia analizza flussi che agiscono attraverso l’interazione con i sistemi ambientali, è figlia di quei sistemi ed è ad essi sotto-ordinata, e con essi dovrebbe, se non integrarsi, perlomeno dialogare. In assenza di questo dialogo, appare lampante che ogni azione di rilancio dell’economia, in una fase recessiva, si associa necessariamente a un rilancio della crescita “in sé e per sé” (pensiamo ad esempio all’infrastrutturazione, all’urbanizzazione e al relativo consumo di suolo), mentre in una fase come questa sarebbe imprescindibile una riconversione dell’economia verso criteri e processi più evoluti, più integrati con gli obiettivi fondamentali di sostenibilità ambientale e sociale.

Altrimenti si perpetuano i soliti, perversi meccanismi: quando la crescita è forte, l’occupazione sale e c’è (tendenzialmente) più sostenibilità sociale, ma i flussi di energia/materia si intensificano e diventano ancora più ingovernabili (e “ingovernati”) di quanto già siano, quindi si allontana la sostenibilità ambientale. Quando invece la crescita scende (anzi, diventa negativa, come sta avvenendo), diminuiscono anche i flussi in entrata e (in maniera relativa) anche quelli di uscita, cioè i rifiuti, ma l’inesorabile contrazione dell’occupazione conduce alla “decrescita infelice”.

A titolo emblematico, va considerato che il convegno che oggi si è tenuto a Firenze, dove la Camera di commercio ha presentato (oltre al bilancio decennale del mandato del presidente uscente Luca Mantellassi) l’annuale rapporto sull’andamento dell’economia fiorentina, si è svolto in un religioso silenzio. C’è stato un unico, fragoroso applauso, avvenuto quando Mantellassi ha nominato la querelle sullo sviluppo dell’aeroporto di Peretola e ha ammonito che «non è possibile stare fermi 10 anni per 200 metri di nuova pista aeroportuale» e ha sostenuto che «Firenze chiede un aeroporto migliore»: a quel punto, come detto, si è sollevata un’ovazione.

Questa era l’aria che si respirava al convegno odierno: sembra che gli unici indicatori che contano siano quelli puramente economici, sembra che l’unica infrastrutturazione utile sia quella materiale, e sembra che tutto quanto consegue a questa crescita (cioè gli input che richiede, e gli output che essa produce, in tutte le fasi della produzione) sia da considerarsi un orpello, quando non un vincolo.

Naturalmente anche nelle dichiarazioni di Mantellassi non sono mancati ambiti di analisi critica dei difetti intrinseci del sistema economico-produttivo in cui viviamo: «Non c’è da riaggiustare solo la finanza e l’economia – ha spiegato - ma le teste delle persone. L’economia di mercato è intrinsecamente portata all’instabilità: se il totem è il reddito immediato a tutti i costi, il sistema non regge: l’economia di mercato può dare vantaggi solo se se ne conoscono i rischi. La crisi è stata causata in primo luogo da cicli diffusi di miopia, dove qualcuno ha perso il senso del limite».

Proseguendo, e riferendosi alle infrastrutture immateriali della Toscana, Mantellassi ha sostenuto che «occorre capire che la cultura è fattore di sviluppo ineludibile per la regione, e investire in cultura vuol dire soprattutto investire in cultura scientifica e in ricerca», e infine ha auspicato un percorso evolutivo di «ingegnerizzazione della governance condivisa».

Il problema è stato, appunto, che nemmeno una singola parola è stata dedicata alla sostenibilità, o quanto meno alla green economy. Intanto il Pil nazionale scende, l’occupazione tiene ma ancora deve affrontare l’onda negativa derivante dall’acuirsi della crisi negli ultimi trimestri del 2008 (Unioncamere prevede per il 2009 una quota di imprese toscane che faranno assunzioni del 17,9%, 10 punti in meno del 2008), il valore aggiunto cala ad un -0,8% (previsto -4,4 nel 2009, -0,2 nel 2010), calano l’export (-6,5%), l’import (-13,5%) e – sia pure in modo contenuto (-1%) - i consumi.

E chissà se, quando l’economia sarà ripartita (non prima del 2010, anche in provincia di Firenze) e ciò sarà analizzato in convegni economici analoghi a quello odierno, i paradigmi, gli indici, il modo stesso di descrivere la situazione economica e produttiva avranno subito un’evoluzione: ascoltando ciò che è stato detto oggi, e il modo in cui è stato detto, e pensando a cosa (soprattutto) non è stato detto e spiegato, è purtroppo da attendersi che questa evoluzione non ci sarà stata.

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