[12/05/2009] Acqua

La città somala contesa che muore di sete

LIVORNO. Le autorità cittadine di Las Canod, una città somala della regione di Sool, hanno lanciato un appello per rifornire di acqua potabile i loro concittadini. Las Canod, in una terra già sfortunata, ha la sfortuna si trova nella fascia di territorio composta dalle regioni di Sool e Sanaag rivendicate sia dal Somaliland che dal Puntland, due Stati autoproclamati diventati famosi in questi ultimi mesi come basi di partenza dei pirati somali.

Il segretario del governo cittadino fedele al Somaliland, Ali Mohamed Mohamoud, ha detto all’agenzia di stampa umanitaria dell’Onu Irin: «Invitiamo il governo, le agenzie delle Nazioni Unite, così come le organizzazioni umanitarie internazionali ad aiutarci a cercare soluzioni per i problemi di approvvigionamento idrico della città. Molti residenti soffrono da quando l’acqua ha raggiunto prezzi senza precedenti. Un barile di acqua costava solo 30.000 scellini Somali (un dollaro) ma l’altro giorno ha raggiunto gli 80.000 scellini (2,20 dollari) in meno di due mesi. Questa situazione è stata causata da un’estesa siccità che ha colpito Sool, durante la quale gli animali hanno cominciato a morire per mancanza di pascoli e acqua. Prima la città aveva un pozzo d’acqua, ma è andato in rovina ed è chiuso da tre anni. Dal momento che l´autorità del Somaliland ha sostituito quella del Puntland nell’amministrazione della città, sono stati fatti diversi tentativi di scavare pozzi d´acqua di più, ma devono ancora avere successo».

Il Somaliland ha sottratto al Puntland il controllo della regione nell’ottobre 2007, dopo una feroce battaglia. Ora la popolazione di Las Canod accusa i nuovi padroni del Somaliland di aver chiuso l’unico pozzo disponibile senza avere una soluzione per sostituirlo, così gli abitanti sono costretti a bere a caro prezzo l’acqua che arriva da un pozzo a sud della città, nella zona di Hawd berkedis.

Secondo Faisal Jama, un giornalista di Las Canod, le autorità del Somaliland «hanno chiuso una risorsa della città dicendo che la sua acqua era salata e promettendo di scavare un nuovo pozzo. Hanno scavato in diversi luoghi, ma nessuno ha acqua potabile». Un problema che è aggravato dalla mancanza di pioggia e 80.000 scellini per un barile d’acqua sono un prezzo proibitivo per la maggior parte di una popolazione già prostrata da guerra, siccità ed aumento dei prezzi dei generi alimentari.

La gente sta fuggendo dal Sool verso la capitale del Somaliland Hargeisa e quella del Puntland Garowe oppure raggiunge la città portuale somala di Chiismayo o la capitale del Kenya Nairobi, o sconfina in Etiopia, nell’Ogaden abitato dai somali.

Disperati che vanno ad ingrossare le fila dei baraccati, delle milizie, delle bande di pirati oppure attraversano l’Africa in un disperato viaggio verso la salvezza, riempiendo magari quei barconi pieni di dolente umanità che il nostro Paese respinge verso l’inferno libico fatto di maltrattamenti, abusi, violenze e razzismo.

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