[14/05/2009] Rifiuti

Una guida dell’Unep per arginare la marea dei rifiuti marini

LIVORNO. Il nuovo rapporto “Guidelines on the Use of Market-based Instruments to Address the Problem of Marine Litter” del Programma Onu per l’ambiente (Unep), presentato ieri alla World ocean conference (Woc) in corso a Manado, in Indonesia, prende in esame quel che stanno facendo nel mondo enti locali e i governi per cercare di impedire che i rifiuti prodotti dall’uomo finiscano in mare: dai contributi ai pescatori per il “fish for litter” alle norme che vietano la vendita di piatti e bicchieri di plastica nei parchi costieri.

Negli Usa i venditori di prodotti alimentari nei parchi nazionale hanno l’obbligo di utilizzare solo piatti, bicchieri e altri contenitori usa e getta di cibo biodegradabili e viene scoraggiato l’uso di cannucce per le bevande. Nelle Hawaii, una iniziativa che dà premi in denaro ai pescatori che recuperano attrezzature e rifiuti abbandonati in mare ha consentito di rimuovere dai fondali quasi 75 tonnellate di rifiuti in due anni. Un partenariato pubblico-privato a Honolulu ha recuperato quasi 26 tonnellate di reti di plastica che sono state trasformate e convertite in energia elettrica

In Irlanda una tassa di 15 centesimi di euro sui sacchetti di plastica ha portato a ridurre il loro uso del 90% e il denaro incassato è stato destinato ad iniziative ambientali. Secondo il direttore dell’Unep, Achim Steiner, si tratta di «Meccanismi “smart” di mercato per tariffe “feed-in” per stimolare le energie rinnovabili, ricompensare le comunità per i servizi ecosistemici, che sono in grado di trasformare l’economia della sostenibilità. Oggi vi presentiamo la prova che lo stesso approccio può essere attuato nell’ambito dell´inquinamento marino, evidenziando ancora un´altra area dove la green economy potrà un giorno essere realizzata».

I rifiuti danneggiano le industrie legate al mare, ma rappresentano un costo economico altissimo anche per la società e l´ambiente. In totale, più dell’80% dei rifiuti che ogni anno vengono scaricati in mare arrivano da terra, mentre il resto proviene dai traffici marittimi e da altre fonti.

Il rapporto Unep è accompagnato da una serie di raccomandazioni per affrontare il problema, incluse misure per: investire in infrastrutture di gestione dei rifiuti, a partire da quelli piccoli con contenitori per i rifiuti situati in spiagge e porti; migliorare la gestione delle discariche e dell´ambiente ed alla realizzazione di materiali biodegradabili; incoraggiare strategie che permettano di prevenire o ridurre la quantità di rifiuti che arrivano in mare portate dai corsi d’acqua che costeggiano città, strade, parcheggi, ecc. «Questo può essere fatto in combinato disposto con una campagna educativa che aiuti le persone a capire come tutti i bacini idrografici siano collegati, e come la loro gestione abbia un impatto sul risorse naturali, habitat marini, navigazione, salute e sicurezza» dice il rapporto.

Occorre anche creare opportunità per tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti di comunicare, scambiarsi informazioni, condividere know-how tecnologico, risultati delle ricerche sul mare, linee guida gestionali e buone pratiche di successo. «Realizzare un più forte senso di gestione ambientale tra gli utenti degli oceani, ma anche un’ampia educazione delle persone che vivono nell’entroterra. Questa etica è il dato essenziale per capire la natura dei rifiuti marini, la loro impossibilità di essere confinati all’interno di confini territoriali e della complessità di individuarne le fonti – spiega l’Unep , sostenendo che occorre - «Migliorare e incoraggiare la collaborazione tra Ong, industria, governi, cittadini, università, organizzazioni di gestione della pesca, comunità locali e municipalità. Una varietà di diversi partner che mettano sul tavolo le competenze e le risorse, che realizzi una più forte base per il successo».

Per questo bisogna promuovere gli sforzi per la rimozione volontaria dei rifiuti dall´ambiente marino, ad esempio con eventi per la pulizia di spiagge e fiumi, ma anche meccanismi come deposits-refund systems, investimenti pubblici, tasse e condivisione dei costi, tutti strumenti basati sul mercato che l’Unep considera come i più adatti a tenere sotto controllo i rifiuti marini.

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