[14/05/2009] Trasporti
LIVORNO. Può partire dai concessionari di auto un´azione di mobilità più sostenibile? Secondo quando si legge oggi sul Sole24Ore sì, o almeno i rivenditori di auto in Italia ci stanno provando. In realtà non si tratta di una scelta così consapevole ed ecologista, difficilmente il mercato ragiona in questo modo, bensì di un tentativo di non morire cercando di interpretare le esigenze di mobilità del futuro. Intanto alcuni numeri per capire di che fenomeno stiamo parlando: sono 2500 le piccole imprese del settore, con 250mila addetti e un peso sul Pil del 10%. Non bruscolini, insomma. Ma la crisi economico-finanziaria – come noto – ha colpito a picconate il settore auto e dunque i concessionari sono al collasso. Il 24% di loro, dice il Sole, avevano infatti manifestato l’intenzione di chiudere e il 10% lo ha effettivamente fatto.
Ma ora, come detto, si profila forse una svolta: «andremo verso la diffusione dell’auto elettrica in città – ha detto Giuseppe Volpato, docente di gestione delle imprese a Venezia e considerato uno dei massimi esperti del mercato dell’automobili – e vetture a noleggio occasionale per il fine settimana o le vacanze ed è in questa direzione che bisogna muoversi».
In precedenza aveva già spiegato che i concessionari stanno cercando di salvarsi e «l’unica strada è quella di trasformare in punti vendita aperti a tutto quanto ruota attorno al mondo dell’automobile e più in generale della mobilità. Ecco allora che i concessionari diventano promotori finanziari, vendono assicurazioni, si occupano ovviamente di assistenza meccanica, ricambi, lubrificanti, ma cominciano ad entrare anche nel mondo del car sharing, del noleggio, persino in quello delle bici elettriche».
Tanto per capire ancora meglio dove siamo e dove stiamo andando, i dati di oggi del Centro studi promoter dicono che «in aprile in Europa sono state immatricolate 1.251.862 autovetture con un calo del 12,3% sullo stesso mese del 2008. Al netto dell’effetto calendario il calo di aprile sarebbe stato leggermente inferiore a quello di marzo (-9%) confermando la tendenza al rallentamento della caduta della domanda dopo i cali del 27% di gennaio e del 18,3% di febbraio. L’elemento che emerge con assoluta chiarezza dai dati diffusi oggi è il fatto che sono le misure di sostegno della domanda ad attenuare l’impatto della crisi sulle vendite, anche se si avverte già chiaramente l’esigenza di una fase due degli incentivi a cui Regno Unito e Spagna stanno peraltro già ponendo mano. Le misure attualmente in vigore stimolano soprattutto la domanda di vetture a basso impatto sull´ambiente con benefici notevoli per il gruppo Fiat che vanta la gamma con la più bassa emissione media di CO2 e che in aprile ha visto la sua quota in Europa Occidentale salire al 10% dall’8,4% di aprile 2008».
Da tempo la vendita dell’auto è anche vendita di un servizio, ma qualcosa sta veramente cambiando. Il futuro delle vendite dell’auto, non molti anni fa, sembrava quello dove la vettura la si acquistava con la formula del leasing, la si teneva due anni – tanto si dava per scontato che di chilometri se ne sarebbero fatti abbastanza – per poi cambiare modello e via continuando a pagare sempre e comunque per tutta la vita dopo un esborso iniziale cospicuo e con una rata mensile non impossibile. In pratica non ci si occupava più della manutenzione, tanto in due anni praticamente era nulla o quasi, né di garanzie, nulla. Quasi un usa e getta con auto nuova fiammante senza soluzione di continuità.
Conti, insomma, senza l’oste perché il modello ha funzionato solo per chi effettivamente l’auto la usa moltissimo, mentre i cittadini comuni la macchina l’hanno comprata per tenersela riscattandola quindi dopo i due anni canonici e poi, in tempo di crisi, tenendosela ancora più stretta. Se dunque invece ora si pensa non più a vendere sempre più auto ma a dare un servizio di mobilità si potrebbe davvero contribuire a svoltare perché pur con un ridimensionamento dei concessionari, si potrebbero ottenere diversi risultati contemporaneamente.
Innanzitutto meno auto che si mettono per strada e che hanno trasformato l’automobile in autoimmobile; meno auto, quindi meno inquinamento dell’aria; auto elettriche al posto di quelle a benzina o diesel quindi meno inquinamento; bici a noleggio dunque uso più intelligente dell’auto ovvero solo quando strettamente necessario.
In una parola, lo sviluppo e l’orientamento da parte dei concessionari convinti anche dalle nuove richieste del mercato – influenzate si spera anche dalle scelte istituzioni altrimenti è inutile – verso una mobilità migliore e quindi più sostenibile. Eccesso di ottimismo? Può darsi, ma questa crisi almeno ci sta facendo vedere che un’alternativa ad abitudini dissipatrici c’è. Ed è praticabile.