[15/05/2009] Comunicati

Wwf, sul clima il governo giapponese inganna l’opinione pubblica

LIVORNO. Il governo giapponese si sta dando molto da fare per “rinverdire” la sua imagine, dopo essere stato nel gruppone dei Kyoto-scettici capitanato dal non compianto George W. Bush, d’altronde dovrà ospitare a Nagoya nel 2010 la Conferenza mondiale sulla biodiversità e il new green deal obamiano rischia di spiazzarlo sull’insidioso versante della competitività.

Ma secondo il Wwf International il governo di Tokyo sta cercando solo di fare una colossale operazione di greenwashing politico per ingannare l’opinione pubblica. Il Giappone, per ridurre le sue emissioni di gas serra entro il 2020, ha messo sul tavolo 6 opzioni che vanno da un aumento del 4% ad una riduzione del 25% in rapporto ai livelli del 1990. Il primo ministro Aso ha detto che dovrebbe annunciare entro giugno quale scenario sceglierà.

Secondo i climatologi i Paesi industrializzati dovrebbero, entro il 2020, ridurre le loro emissioni tra il 25 e il 40% se si vuole davvero evitare un cambiamento climatico disastroso. Però, per comparare gli sforzi giapponesi di riduzione dei gas a quelli degli altri Paesi sviluppati, il governo liberal-democratico giapponese utilizza un solo indicatore: il “Marginal abatement costs”, vale a dire l’extra costo più caro da assumere come parametro, ignorando così altri fattori economici più importanti quali il costo totale, la capacità di pagamento e la responsabilità storica.

«Basandosi su questo – sottolinea il Wwf – pretende che l’opzione meno ambiziosa sia paragonabile all’obiettivo dell’Ue (al minimo -20% entro il 2020) o anche a quello degli Stati Uniti (ritornare al livello delle emissioni del 1990 entro il 2020). Il Giappone disinforma anche l’opinione pubblica occultando completamente le opportunità legate alla riduzione delle emissioni. E’ distorto anche l´annuncio del governo sulle conseguenze economiche relative alle diverse opzioni. Obiettivi, come -15% -25% sono descritti come un pesante fardello per le famiglie, mettendo in evidenza solo stime di diminuzione del numero di posti di lavoro, dei livelli di reddito e di crescita del Pil. Gli effetti economici positivi di obiettivi forti e l´opportunità di creare posti di lavoro verdi sono occultati».

Per Kim Carstensen, a capo della Global climate initiative del Wwf, «Mentre Paesi come l´Australia aumentano i loro ambiziosi parametri, il Giappone propone piccoli sforzi per affrontare i cambiamenti climatici, congelato nella paura del costo economico, non vedendo nemmeno i benefici di un futuro a basse emissioni di carbonio. Invece di deprimere i cittadini, con messaggi di perdita e declino, il governo Aso deve darsi un forte obiettivo per lasciare alle generazioni future un ambiente sicuro».

Il Giappone è il quarto più grande emettitore di CO2 del mondo dopo Usa, Cina, e Russia ed un suo impegno troppo debole nella riduzione dei gas serra significherebbe un duro colpo alla speranza di arrivare davvero ad un accordo sul clima efficace a Copenhagen.

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