[19/05/2009] Energia

In Kazakistan la “banca nucleare” internazionale?

LIVORNO. Oggi l’agenzia interfax riporta le non proprio tranquillizzanti parole del presidente del Comitato per l’energia atomica del Kazakistan, Timur Zhantikin,: «il Kazakistan sta studiando il Piano per accogliere la Banca internazionale del combustibile nucleare sul suo territorio». Il regime di Astana sta studiando i dettagli tecnici per accogliere la “banca internazionale” fortemente voluta dalla Russia e molto gradita a Stati come l’Iran e il Pakistan che così potrebbero accedere al combustibile nucleare senza tante trafile, anche se sotto controllo “internazionale”. Un’idea che non dispiace nemmeno all’Iaea.

Secondo Zhantikin «Una volta che la fattibilità tecnica del Piano sarà provata, il Kazakistan proporrà di accogliere la Banca internazionale del combustibile nucleare All’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Naturalmente la dittatura kazaka si impegna «a garantire la sicurezza ambientale ed ecologica del Kazakistan che sarà la preoccupazione principale per formulare il programma di costruzione della Banca mondiale del combustibile».

Peccato che l’immenso territorio del Kazakistan ospiti la pericolosa eredità del nucleare sovietico, con intere aree fortemente contaminate da scorie ed esperimenti nucleari civili e militari, veri e propri cimiteri degli orrori di un’industria nucleare che ha sfruttato i deserti kazaki come discarica e poligono di tiro. Già il 6 aprile l’eterno dittatore del Paese, il presidente Nursultan Nazarbayev, aveva proclamato ad Astana che «Se la comunità internazionale vuole mettere in opera una Banca per il carburante nucleare, il Kazakistan potrebbe considerare l’eventualità di accogliere una tale struttura».

Il regime kazako aveva già contattato anche gli Stati Uniti d’America per prospettare questa soluzione che prevederebbe che i Paesi che rinuncino a produrre le armi nucleari (quelli che già le hanno sono evidentemente “esentati” dall’obbligo) possano acquistare il carburante nucleare a fini pacifici. Il garante di tutto questo equilibrio nucleare si troverebbe ad essere una dittatura, o meglio una satrapia assoluta centro-asiatica, che si basa sul controllo assoluto delle risorse energetiche e sulla repressione di qualsiasi flebile tentativo di opposizione.

Ma forse è proprio quello che cerca la comunità internazionale nucleare per impiantare la sua Banca atomica: un Paese sotto ferreo controllo, immenso e già usato come pattumiera nucleare e chimica e bersaglio atomico, dove l’opposizione alla dittatura è stata annichilita e l’ambientalismo è uno strano esotismo occidentale, con le frontiere a nord controllate dal fraterno amico russo e quelle a sud imbottite da povere ex repubbliche sovietiche governate da altrettante docili dittature che tengono lontana (con qualche difficoltà) l’infezione integralista islamica.

E’ strano come le democrazie si scordino, quando la “necessità” preme, le regole della democrazia e le dittature diventino utili per risolvere problemi che darebbero qualche forte grattacapo se posti alle loro opinioni pubbliche votanti. La Banca del nucleare è solo il penultimo esempio: senza allontanarsi troppo basterebbe pensare alla proposta di affidare alla Libia la valutazione dei requisiti necessari per la concessione dell’asilo politico ai migranti. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una dittatura che perseguita i suoi dissidenti e che ora dovrebbe dire al democratico governo italiano se in altri Paesi dittatoriali, in preda alla guerra o che perseguitano etnie e religioni, gli oppositori sono veri oppositori…

La semplificazione delle cose complicate, in Kazakistan come a Lampedusa, non può guardare molto per il sottile, così se un regime dittatoriale diventa amico è automaticamente anche “utilizzabile” ed i suoi peccati cancellati con una Banca nucleare o una flotta di vedette ben armate.

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