[20/05/2009] Consumo

Materie prime e sottoprodotti: l´acido solforico oggi vale zero

LIVORNO. I bollettini dei prezzi delle materie prime segnalano un cenno di rialzo, tra febbraio ed aprile dopo la caduta vertiginosa registrata a dicembre dello scorso anno. Un segnale che viene interpretato come un risveglio della domanda globale e quindi un cenno in positivo dell’andamento della crisi economica planetaria verso una fase di ciclo positivo.

Sale il prezzo del petrolio (quasi a 60 dollari oggi), salgono in generale tutti i prezzi delle commodity (ma non di quelle alimentari) che dovrebbe coincidere con un incremento dell’attività produttiva come si sta delineando per i prossimi mesi estivi.

«Però potrebbe non bastare – segnalano Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi dalle pagine del Sole 24 ore - come nei passati cicli economici a far tornare il sorriso se non sarà sufficientemente robusto (l’incremento dell’attività produttiva, ndr) da colmare rapidamente il buco di domanda che è stato creato dalla recessione».

E mentre sono in ripresa i prezzi delle materie prime, calano fortemente quelli dei sottoprodotti, in particolare quelli provenienti dall’industria dei metalli, fra cui l’acido solforico che registrava clamorosi picchi di prezzi solo l’estate scorsa e che ha raggiunto invece da qualche settimana i minimi termini, con margini addirittura negativi, o se va bene azzerati.

Il rallentamento delle attività delle fonderie non è infatti stato sufficiente a ridurre le scorte di acido solforico, prodotto da questo tipo di lavorazioni in grandi quantità, mentre il calo della produzione dei fertilizzanti (di cui rappresenta una materia prima) ha determinato l’accumulo di questo sottoprodotto e il suo vertiginoso calo di prezzo.

A sua volta la battuta d’arresto della produzione dei fertilizzanti è da mettere in relazione con la crisi dei prezzi delle materie prime che derivano dall’attività agricola, che non stanno registrando un’analoga ripresa come è invece il caso dei metalli.

Un caso molto esplicativo di quello che significa tenere conto dei processi industriali e dei loro metabolismi e quindi dei flussi di materia ad essi legati e delle conseguenze dei disequilibri che si possono verificare quando uno degli anelli della filiera si blocca o rallenta.

L’altra faccia della medaglia che indica quanto i processi legati all’economia siano da considerarsi a tutto tondo (dalla culla alla culla, si potrebbe dire) e che fa ritenere molto probabile che non siano sufficienti i germogli segnalati non tanto per far riprendere la curva ascendente alla ripresa economica, quanto a permettere che dopo questa fase non ve ne siano altre con lo stesso andamento. Di nuovo ci si interroga se la crisi avrà un andamento a V, W, L, U rimanendo però ancorati ad un modello economico che ha dimostrato di fare falle e che non garantirà uno sviluppo durevole, equo, sostenibile.

Un modello che ancora assume l’economia sovraordinata all’ecologia e che non considera il capitale naturale come elemento primario per la sua stessa sussistenza, dal momento che il sottosistema economico e produttivo può dare garanzie di futuro e di prosperità solo se si mantiene entro i limiti dell’ecosistema globale.


Torna all'archivio