[21/05/2009] Vivere con cura di Marinella Correggia

Idee dalla Tribù (delle noci sonanti)

RIETI. A Cupramontana in provincia di Ancona la comunità rurale “Tribù delle noci sonanti”, aperta a chiunque ne condivida principi e pratiche per brevi o lunghi periodi (non si paga nulla per starci, ma si condivide il lavoro e l’impegno) sperimenta da tempo un modo di vivere, lavorare e produrre egualitario ed ecologico, quasi del tutto sganciato dall’economia ufficiale salvo per piccoli scambi di alimenti e beni a livello provinciale.

Autosufficienza agricola senza l’uso di macchinari a energia fossile né di sostanze chimiche; per il lavoro come per i trasporti (salvo l’affitto di un camioncino per andare a fare i mercatini) imperano l’energia muscolare umana, attrezzi manuali e sostanze autoprodotte. Idem per le attività domestiche e di trasformazione alimentare.

Niente rifiuti, nemmeno organici (anche la toilette è compostante e serve per concimare). Alimentazione vegetale con pochissimi input esterni come il miglio o il grano per fare in casa il pane. Niente telefoni né cellulari né posta elettronica (perché non c’è il computer né l’energia elettrica. Elettrificarsi con i pannelli fotovoltaici che sono ecologici? “No, non abbiamo bisogno di energia elettrica”). Tutt’intorno al vecchio casale, qualche ettaro di terreno con tantissime piantine da frutto nate spontaneamente dai noccioli o semi e dalle radici superficiali delle piante madri. Ulivi, prugni di vari tipi, ciliegi, meli, viscioli, sorbi, aceri, gelsi, cotogni. Regalano o scambiano piantine a chi va da loro nei periodi adatti (autunno o primavera) a prenderle.

Isolati dal mondo? No. La Tribù comunica verso l’esterno sia per posta, sia partecipando con i suoi prodotti a vari mercatini marchigiani, sia accogliendo chiunque voglia andarci (nell’ambito dei progetti del Wwoof – www.wwoof.it, è un’associazione che permette lo scambio di ospitalità e lavoro in fattorie ecologiche).

Purché non si diventi un peso: lì si lavora molto e non si chiacchiera mai a vanvera, né ci si attacca al cellulare, il che è alla fine molto piacevole ma forse non per tutti, sia a mezzo stampa… si fa per dire: insieme ad altre realtà rurali marchigiane la Tribù cura un delizioso bollettino stagionale pieno di idee, poesie, descrizioni, critiche ed esperienze.

Si chiama Seminasogni e più che essere stampato è scritto in genere a mano dai collaboratori e poi fotocopiato in paese, imbustato in buste del genere “arte postale” (ne abbiamo parlato tempo fa) e spedito per posta su abbonamento, 10 euro l’anno.

Come è fatta la colla che incolla la busta? Ecco la ricetta, tutta alimentare (per una consistenza morbida intermedia): 3 parti di farina, 1 parte di sale, 1 parte di aceto. Stemperare in acqua fredda (27 parti di acqua), scaldare mescolando finché non bolle, poi togliere subito dal fuoco. Fare raffreddare mescolando ogni tanto. Poi, usiamola anche per scrivere lettere. Così apprezzate adesso che nessuno lo fa più.

Torna all'archivio