[25/05/2009] Acqua

L’Arno e gli altri bacini

PISA. Finalmente si è tornati a parlare anche in Toscana dei bacini idrografici. E’ una buona notizia visto che anche in occasione dell’anniversario dell’alluvione fiorentina non si era andati oltre le celebrazioni. Ed è una buona notizia perché neppure dopo i danni arrecati alla legge 183 dalla Commissione Matteoli ci si era preoccupati di valutarne le pesanti implicazioni.

L’incontro di qualche giorno fa a Firenze per il ventennale della legge 183 ha dunque il merito di ricordarci intanto che la pianificazione dei bacini idrografici e in primis l’Arno non significa solo protezione civile, ingegneria idraulica ma tutela di risorse ambientali a rischio, paesaggio, qualità della vita. Ma ha anche ricordato con l’intervento dell’assessore Betti che le Regioni sono state esautorate delle competenze in materia di difesa del suolo.

Mentre insomma si decanta a gran voce il Federalismo fiscale e non, alla regioni come ai parchi si sottraggono importanti competenze pianificatorie. Non solo, ma i nuovi 8 distretti idrografici pensati dallo stato dovrebbero mettere insieme il diavolo e l’acqua santa; il piano di gestione dell’Arno dovrebbe, ad esempio, riguardare tutto il distretto dell’Appennino settentrionale che comprende quasi tutta la Toscana, Liguria, la parte Nord delle Marche, metà Emilia Romagna e piccole parti del Lazio. E forse manca qualcosa.

Ma ti pare possibile operare su questa scala? È stato detto che bisogna far presto perché ce lo chiede l’Europa (snobbata regolarmente in questi anni). Ma per far presto bisogna anche poter agire con competenze, risorse e modalità che risultano fortemente compromesse e inadeguate. E l’ottimismo come l’entusiasmo sicuramente non bastano checché si concioni.

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