[26/05/2009] Comunicati

Report dagli Usa: Ecco come sta cambiando la politica energetica a stelle e strisce

WASHINGTON (DC). In questa settimana a Washington ho avuto la fortuna di incrociare un passaggio molto delicato della nuova politica di Obama in materia di energia e cambiamenti climatici. E´ stata infatti votata ieri in Commissione energia della Camera una proposta di Legge (qui viene chiamata Waxman-Markey) che in pratica riscrive in 900 e passa pagine l´intero scenario normativo introducendo limiti all´emissione di gas serra, politiche e obiettivi per rinnovabili, efficienza energetica, infrastrutture energetiche.

In pratica tutti gli incontri che ho avuto in questi giorni con rappresentanti del Governo, organizzazioni e associazioni in un modo o nell´altro hanno avuto questo testo come punto di riferimento. L´approvazione di ieri è un risultato assai importante, certamente non risolutivo degli enormi problemi che il testo avrà nel passaggio alla Camera e poi al Senato dove molti democratici stanno già negoziando cambiamenti sostanziali (gli eletti negli Stati industriali, del carbone e del petrolio) e con i repubblicani che stanno facendo una durissima opposizione. Tutta la discussione politica ha avuto al centro la riduzione di gas serra prevista al 2020 e al 2050 (rispettivamente -17% e -83% rispetto al 2005), sul sistema di contabilizzazione e controllo delle emissioni, il cosiddetto "cap and trade" e sulla quantità e gratuità delle quote da distribuire ai diversi settori. Nella realtà questi obiettivi che pure sono importanti (e decisamente meno ambiziosi di quelli europei che hanno come base il 1990) sono solo una parte minima di un provvedimento che entra nel merito di ogni aspetto sostanziale delle politiche energetiche.

In questi giorni ho avuto incontri di ogni tipo, ma l´aspetto che più mi ha più impressionato è la partita che si è giocata dietro le quinte. In pratica ogni aspetto del testo è stato discusso con associazioni e gruppi industriali (amici), attraverso un attività di lobbying attenta a muovere tutti i giusti fili. Quello che succederà nei prossimi mesi è difficile da prevedere con certezza ma obiettivo dell´amministrazione è arrivare a dicembre a Copenhagen con l´approvazione del testo almeno alla Camera per potersi sedere al tavolo negoziale con le carte in regola per chiudere un accordo internazionale sulla riduzione dei gas serra. Questo obiettivo mi è stato confermato in tutti gli incontri che ho avuto, dal Dipartimento di Stato a quello dell´energia, all´Epa (i corrispettivi dei nostri Ministeri di esteri, sviluppo economico, ambiente) con tutti che parlavano lo stesso linguaggio. Questa strategia è stata attentamente studiata perché negli Stati Uniti il Presidente può firmare trattati internazionali ma per entrare in vigore devono in ogni caso essere ratificati con una maggioranza qualificata di senatori (l´esempio è Kyoto, firmato ma non ratificato). E quindi il percorso punta ad avere successivamente un mandato dal Senato per ratificare il tutto potendo contare presumibilmente per quella data su 60 voti su 100.

Questo per darvi un’idea della partita politica che si sta giocando, dove di straordinario c´è il clima che si respira e la volontà politica di Obama di fare di questi temi una priorità della propria agenda politica interna e internazionale. Certo rispetto alle richieste delle principali organizzazioni ambientaliste e del CAN sicuramente tutto questo non è sufficiente (ieri Greenpeace Usa ha bocciato il compromesso). Ma la stessa Janet Larsen (direttrice delle ricerche all´Earth Policy Institute, quello fondato da Lester Brown la cui posizione è una riduzione dell´80% al 2020) mi ha detto chiaramente che l´approvazione del testo rappresenterebbe un successo straordinario, anche perché nel frattempo molte cose stanno succedendo.

Quelle più positive riguardano i provvedimenti del Governo e i movimenti in atto dentro molti settori industriali. Nello Stimolous Act - il provvedimento di rilancio dell´economia approvato a febbraio - al Bureau che al Ministero dell´energia si occupa di efficienza energetica e fonti rinnovabili sono stati assegnati 16,8 miliardi di dollari. E si è invertito completamente il rapporto di forza anche nel bilancio corrente e programmato nel 2010 nei confronti di nucleare e petrolio che storicamente avevano il grosso delle risorse. Il difficile paradossalmente, ammettono, viene ora nell´avviare programmi capaci di creare risultati. Ma i cambiamenti più radicali stanno avvenendo comunque all´Epa, l´agenzia per l´ambiente, che ha messo in moto un lavoro fondamentale per rendere possibile avere una legislazione federale in materia di gas serra. Riconoscendo che la CO2 e altri 5 gas serra sono dannosi per la salute umana hanno permesso di avviare quanto Bush aveva sempre impedito, ossia il processo che può portare a introdurre una regolazione in materia e che nel frattempo ha permesso di giungere a un accordo con gli Stati e le cause automobilistiche per fissare nuovi target per i consumi degli autoveicoli. Nel frattempo l´EPA ha avviato l´inventario degli emettitori di gas serra essenziale per avviare il cap and trade. In pratica l´agenzia sta creando tutte le condizioni per attuare quanto previsto dalla nuova normativa in discussione, ma anche in caso di ritardi o problemi potrà intervenire fissando nuove regolamentazioni. Interessante è anche il lavoro che hanno avviato in materia di carburanti da fonti rinnovabili, per valutare il Life Cicle Assestment dei diversi biocarburanti, e di sicurezza dell´acqua da bere e della falda che si occupa indirettamente di Carbon Capture and Storage e della sicurezza degli impianti.
Molto americano è il ruolo che svolgono in tutta questa partita dietro le quinte e in campagne sui media i principali network ambientalisti e i think Tank democratici (ho incontrato quello forse più potente, il Center for american progress), ma anche le associazioni industriali delle rinnovabili (che questi giorni martellano con pubblicità a supporto della Legge). L´opposizione è comunque molto ben organizzata e ben più ricca. Molto interessante è stato incontrare un rappresentante dell´American Enterprise Institute, storicamente una delle più potenti lobby conservatrici (per la cronaca il giorno prima da loro Dick Cheney ha pronunciato quello spaventoso discorso in difesa di Guantanamo e degli interrogatori sui prigionieri che qui è stato ripreso da tutti i media con grande risalto). E la cosa sorprendente, in particolare rispetto all´Italia, è che non sostengono una posizione negazionista sul clima. Ma invece che sia sbagliata la politica di Obama perché troppo costosa e perché comporterebbe un aumento delle tasse (tema qui delicatissimo politicamente) e su questo martellano e continueranno a martellare. Contrapponendo a Obama più incentivi per la CCS e per delle strane proposte di geoingegneria che, secondo loro, potrebbero se la situazione si aggrava produrre risultati significativi in minor tempo e a minor costo (in pratica vulcani artificiali....). Questo riposizionamento ha una ragione precisa, nei sondaggi di questi mesi risulta evidente che circa il 70% degli americani chiede al Presidente di assumere decisioni chiare in materia di cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda le spinte dal basso, è da un lato significativo che oramai nella metà degli Stati è in corso di approvazione una legislazione che va nella stessa direzione di quella proposta dal governo per i gas serra e lo sviluppo delle rinnovabili. E dall´altro il ruolo che una serie di istituzioni e network sta svolgendo nel mettere assieme aziende per promuovere innovazione energetica e ambientale su filiere particolari (ne ho incontrate due molto interessanti, Alliance for energy efficiency e Centre for environmental innovation in roofing). E sta avendo uno straordinario successo un marchio volontario per la certificazione ambientale e energetica degli edifici, LEED, che anticipa quanto prevederà la legge in discussione come standard minimi nelle abitazioni.

Per chi fosse arrivato a leggere fino a qui, chiudo con l´ultima notizia pubblicata ieri sul primo effetto della crisi in termini di emissioni di gas serra. Nel 2008 la CO2 è diminuita per la prima volta dal 1982, -2,8% quella per usi energetici a fronte di una crescita del Pil dell´1,1. Nel 2009 gli Usa sono entrati in recessione ed è quanto mai difficile fare previsioni. Più importante è che nessuno abbia chiesto al Governo per rivedere gli obiettivi di riduzione dei gas serra.

Domani mi sposto a San Francisco dove vado a vedere se poi queste politiche stanno dando già qualche risultato nello Stato che da sempre è all´avanguardia per le politiche energetiche....

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