[27/05/2009] Rifiuti

Cosa è successo in Cina ad un anno dal divieto dei sacchetti di plastica

LIVORNO. Dopo l’adozione di una legge che puntava a ridurre l’inquinamento da sacchetti di plastica, come hanno reagito i commercianti cinesi? E i sacchetti sono davvero scomparsi come voleva il governo centrale di Pechino che aveva fissato la data del giugno scorso per lo smaltimento della scorte? E l’applicazione della legge è stata efficace?

A queste tre domande ha provato a rispondere un sondaggio realizzato dall’Istituto per l’ambiente dell’università del Popolo che dimostra che il 71% delle persone interrogate utilizza meno sacchetti di plastica e il 36% tra loro ha smesso completamente di usarli.

Il 26% dei cinesi dichiara però di continuare ad usare i sacchetti di plastica esattamente come prima.

I sacchetti di plastica sono proibiti nei grandi mercati di frutta e verdura, ma la legge non sembra essere rispettata dai piccoli fruttivendoli.

Nei supermercati si è assistita a una riduzione della distribuzione di sacchetti di plastica a pagamento e ad un aumento di borse riutilizzabili e riciclabili, ad esempio c’è stato un vero boom dei sacchetti in tessuto.

Un responsabile del supermercato Wanhui ha detto all’agenzia Xinhua: «Noi consumiamo il 50% di sacchetti di plastica in meno che prima».
Al supermercato Meilianmei assicurano che «La quantità di sacchetti di plastica utilizzati non rappresenta che il 10% de la quantità precedente».

Se il divieto non è proprio totalmente applicato (come succede spesso in Cina se la cosa non tocca direttamente la sacralità del potere centrale e non può essere considerata come una qualche forma di dissenso) qualcosa si è mosso, visto che i produttori di plastica non nascondono la loro difficoltà e che la più grande fabbrica di sacchetti di plastica di Pechino lamenta una riduzione della metà del giro d’affari che nel 2008 era stato di 60 milioni di yuan.

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