[27/05/2009] Comunicati

L’ipocrisia cinese e l’utile minaccia nucleare nordcoreana

LIVORNO. La Corea del nord ci ha preso gusto: secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap e le conferme che arrivano da Mosca e Washington, ieri sera ha lanciato il suo terzo missile in due giorni, una sorta di pericolosi fuochi d’artificio per festeggiare il precedente esperimento nucleare sotterraneo da 20 kilotoni del 25 maggio.

Secondo la Yonhap anche stavolta il lancio è avvenuto dalla costa nord-orientale verso il mare.

Secondo i sudcoreani si tratta di una dimostrazione di forza del regime stalinista di Pyongyang in risposta alla condanna da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu del suo secondo test nucleare sotterraneo.

Tanto per rincarare la dose la Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) ha annunciato oggi anche che non rispetterà più l’accordo di cessate il fuoco che ha messo fine alla guerra di Corea del 1950-53.

Ieri il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton ha proposto al ministro degli esteri russo Sergei Lavrov di chiedere insieme alla comunità internazionale una risposta comune per fermare l’avventura nucleare nordcoreana e il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ian Kelly ha spiegato che la Clinton «Ha sottolineato l’importanza di una reazione rapida comune alle azioni provocatrici della Corea del nord».

Gli Usa si dicono pronti a riprendere i negoziati del Gruppo dei 6 (che comprende anche le due Coree, Cina, Giappone e Russia) sul nucleare nordcoreano e dai quali Pyongyang si è ritirata il 5 aprile.

Ma forse americani e russi dovrebbero preoccuparsi dello strano comportamento della Repubblica popolare Cinese che, mentre vota insieme a loro nel Consiglio di sicurezza dell’Onu la mozione di condanna degli esperimenti nucleari, ieri ha ricevuto in pompa magna il ministro della difesa nordcoreano Lee Sang Hee e il ministro della difesa di Pechino, Liang Guanglie ha detto che la Cina vuole rafforzare le relazioni militari bilaterali tra i due Paesi.

Così, mentre il regime di Kim Jong-Il lanciava i suoi missili, a Pechino Liang Guanglie diceva: «La Cina è desiderosa di lavorare con la Rpdc per moltiplicare gli scambi pragmatici, consolidare la cooperazione e rafforzare le relazioni militari in maniera globale sulla base di una mutua fiducia, di benefici economici reciproci, del mantenimento della pace e della stabilità nella Penisola Coreana».

Ci sarebbe da rimanere allibiti per tanta olimpica ostentazione di amicizia nel bel mezzo di una delle peggiori crisi nucleari che si ricordino…
Eppure cinesi e nordcoreani hanno saputo far di meglio…

Secondo Lee Sang la sua visita in Cina «può aiutare a far progredire gli scambi e la cooperazione tra i dipartimenti della difesa e gli eserciti dei due Paesi, per salvaguardare insieme la pace nell’Asia nord-orientale», esattamente il contrario di quel che dicono le risoluzioni Onu.

E Lee Sang Hee non è proprio l’ultima ruota del carro nella misteriosa nomenclatura del comunismo autarchico della Rdpc: è stato nominato ministro della difesa direttamente da Kim Jong-Il a febbraio, proprio in vista della pericolosa svolta nucleare che è stata impressa in questi giorni.

I cinesi giocano su un tavolo doppio, come conferma anche l’adesione di Pechino al foum Asia-Europa (Asem) dei ministri degli esteri che ieri ad Hanoi, in Vietnam, ha chiesto alla Rdpc di non procedere ad altri esperimenti nucleari e di rispettare pienamente le risoluzioni dell’Onu.

Lo stesso governo che accoglie con tutti gli onori il ministro responsabile dell’escalation nuclear-militare nordcoreana firma una dichiarazione che dice: «Questi esperimento nucleare costituisce una violazione chiara degli accordi dei negoziati a 6 e delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza».

I ministri degli esteri dell’Asem chiedono la ripresa dei negoziati a 6 e la rapida denuclearizzazione della penisola coreana.
Pechino firma tutto e poi lascia che i nordcoreani continuino a giocare al piccolo atomico nell’unico punto in cui i confini dei due imperi, quello cinese e quello americano, si incontrano.

Niente favorisce la stabilità in un momento di crisi come una piccola e pericolosa instabilità. I cinesi lo sanno, Obama lo imparerà.

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