[29/05/2009] Energia

La denuclearizzazione non è più un affare per grandi potenze

LIVORNO. Ormai la sfida nordcoreana alla comunità internazionale si alza di un gradino al giorno: oggi l’Agenzia telegrafica centrale della Corea del nord (Kcna) ha diffuso un comunicato del ministeri degli esteri di Pyongyang che minaccia: «In caso di provocazioni continue da parte della Nazioni Unite, prenderemo senza tardare delle misure di autodifesa».

Il regime stalinista nordcoreano mette quindi in guardia tutti per le conseguenze che avrebbero le nuove sanzioni che l’Onu si prepara a varare e sembra ringalluzzito non poco dall’esperimento atomico sotterraneo e dal lancio dei missili dei giorni scorsi. Ma probabilmente la dittatura di Kim Jong-il fa la faccia dura e mostra i muscoli per nascondere che gli ci vorranno almeno altri 5 anni per poter davvero fabbricare e lanciare una bomba atomica.

Secondo quanto detto a Mosca durante una conferenza stampa da Joseph Cirincione, consigliere dell’amministrazione Obama per la non proliferazione e il controllo degli armamenti, «La messa a punto e i test di un’arma nucleare potrebbero prendere alla Corea del nord dai 5 agli 8 anni. Pyongyang dovrà condurre una serie di test per controllare alcune performances delle sue armi. I coreani dovranno verificare se queste sono in grado di sopportare il carico al momento del lancio, così come le variazioni della temperatura e della pressione atmosferica».

Intanto nessuno sa davvero quale sia stata la reale potenza dell’esplosione nucleare sotterranea, si aspettano i dati dell’Organizzazione per il Trattato sull’interdizione completa degli esperimenti nucleari, ma per Cirincione «Secondo una stima precedente, si potrebbe situare tra i 2 e i 4 kilotoni» mentre il ministero della difesa russo conferma la più alta stima fatta subito: tra i 10 e i 20 kilotoni.

Opinioni diverse che rendono evidente quanto già svelato dall’esperimento nucleare nordcoreano: in tutto il mondo si stanno aggravando le contraddizioni legate alla proliferazioni delle armi di distruzione di massa, un fallimento della politica muscolare di Bush che l’ha cercate dove non c’erano, ma anche il sintomo di un preoccupante sfarinamento di quello che sembrava un mondo che cercava un equilibrio nuovamente multipolare.

Oggi Fedor Loukianov, redattore capo di Rossia v globalnoï politike, scrive su Gazeta.ru: «Gli esperti nucleari si ricordano con una certa nostalgia dell’epoca in cui le due superpotenze erano capaci di unirsi malgrado le loro divergenze per difendere i grandi principi internazionali. Oggi la cooperazione russo-americana è pressoché ridotta a niente. L’esempio più noto delle realizzazioni passate è la pressione massiccia esercitata sul regime dell’apartheid in Sudafrica al fine di farlo rinunciare al programma nucleare. In questo campo si sono notati altri risultati, soprattutto con la sospensione delle ambizioni nucleari in America latina tra due vecchi rivali, il Brasile e l´Argentina».

La nostalgia per l’impero sovietico forse tinge di rosa i ricordi atomici di Gazeta.ru, ma è innegabile che in piena guerra fredda Mosca e Washington seppero esercitare il loro status di garanti dell’ordine mondiale anche con l’equilibrio del terrore nucleare, fondato sulla consapevolezza che una guerra tra blocchi avrebbe portato a una distruzione assicurata di entrambi.

Oggi che l’Urss è un pallido ricordo, i rapporti di forza sono diventati asimmetrici e i russi sembrano soffrire di un pericoloso complesso di inferiorità, anche se rimangono il secondo gigante nucleare del pianeta.

Ma la vicenda nordcoreana (e quella iraniana, pakistana. Indiana, israeliana….) dimostrano che il problema della non proliferazione nucleare non può più essere risolto a due e che nemmeno le 5 potenze nucleari storiche (comprese Francia, Gran Bretagna e Cina) sono in grado di affrontare i fronti atomici che si aprono come il non desiderato strascico del “rinascimento” del nucleare civile.

Ormai sono troppi i Paesi che vogliono ottenere un’arma nucleare perché ce l’hanno già i loro vicini-nemici o per utilizzarla come spauracchio e ricatto globale. E’ così che sono nati, sul filo della guerra fredda, gli arsenali atomici di India e Pakistan, è così che Israele ha potuto costruire le sue atomiche mentre tutti facevano finta di non sapere.

La Corea del nord usa la bomba perché vuole parlare da pari a pari con il nemico statunitense che è anche un’assicurazione di sopravvivenza per un regime dinastico, altri casi sonno molto più complicati e meno circoscrivibili e prosperano, come la voglia atomica siriana, su contraddizioni regionali insanabili create dalle superpotenze in stagioni passate, come in Medio Oriente.

Come si può chiedere agli arabi ed agli iraniani (ai quali si è disposti a fornire tecnologia nucleare civile) di non proliferare mentre accanto Israele e Pakistan fabbricano bombe atomiche da anni?

Usa e Russia non sono in grado di dare una risposta, ancora divise da antiche amicizie ed interessi frutto del mondo passato, ed anche un accordo sullo smantellamento di gran parte delle loro armi nucleari, oggi più vicino, non renderebbe certo più sicuro un pianeta dove tante piccole aspiranti potenze nucleari giocano con l’uranio e con i missili.

Torna all'archivio