[01/06/2009] Urbanistica

Consumo del territorio, Conti: «Italia Paese ferito, ma in Toscana è diverso»

LIVORNO. «La Toscana, l’Emilia e l’Umbria hanno un modello diverso da quello lombardo-veneto. Ma per difendere il territorio bisogna riscoprire la parola ‘piano’ e standardizzare gli indicatori per il consumo di territorio. Per questo e in questo senso la Regione Toscana certamente collaborerà con l’osservatorio nazionale sui consumi di suolo promosso da Inu, Legambiente e dal dipartimento di architettura del Politecnico di Milano». Riccardo Conti (Nella foto), assessore regionale al territorio, risponde così a greenreport intervenendo sul tema sollevato da Report (di cui parliamo in un altro pezzo).

Conti non ha visto la trasmissione, ma ugualmente ha voluto rispondere alle nostre domande.

Da Nord a Sud – è stato detto ieri a Report - la situazione è sempre la stessa: la città, anche se la popolazione non cresce o cresce di poco, si sviluppa mangiando terreni agricoli, che se producono agricoltura o sono semplicemente paesaggio valgono poco. Se invece si decide di costruirci sopra, valgono di più. E così all’improvviso la vita costa di più: case, affitti, cibo. Alla fine della partita è la destinazione del territorio che determina il valore della comunità che ci sta sopra. Alcuni numeri hanno particolarmente colpito: secondo l’Inu in Italia ci sono 32 milioni di vani in più rispetto alla necessità. Escusso quello che non esiste in catasto – ha aggiunto Milena Gabbanelli – ci sarebbero circa 8 milioni di appartamenti in più rispetto alla necessità. Nonostante questo «l’urbanizzazione selvaggia mangia ogni anno 100mila ettari di terreno». Si arriverà mai a dire: basta questo è il massimo di più di nuovo non si può costruire?

Conti, per l’Irpet il consumo di territorio Ha/anno è pari a 8200; per il “Manifesto per lo stop al consumo di territorio” è di 250mila l’anno; ieri sera è stato detto 100mila: come si può affrontare semplicemente il tema, prima ancora di intervenire, senza avere indicatori standardizzati?

«E’ questa anche la mia opinione, ma con una premessa: le politiche di contenimento del consumo di suolo sono leggi, non può essere ideologia. E quindi si sostanzia in pratiche urbanistiche volte a questo ma anche al soddisfacimento di grandi bisogni, come l’edilizia sociale. E’ vero comunque che ci sono il peso della rendita e il fatto che la casa è uno dei beni di investimento più domandati come beni rifugio, ma va detto che l’Italia è una nazione composta di situazioni profondamente diverse. Tra l’altro sposare politiche di contenimento del suolo con un’infrastrutturazione moderna e rispondere alla domanda di edilizia sociale è compito dei riformisti. Ma ripeto: abbiamo tipologie diverse, il modello lombardo veneto, quello delle casette e dei capannoni e di un territorio senza città come dice Cacciari è una realtà, è un modello che ha ferito il Paese, ma non è quello toscano, emiliano e umbro. . Lo dico sempre come esempio: se tu parti in aereo da Firenze vedi sotto di te la Toscana, se parti da Venezia non vedi il Veneto. Tornando alla domanda, però, va detto che pur in assenza di indicatori standardizzati, e per questo la regione collaborerà con l’osservatori di Inu, Legambiente e Politecnico di Milano, quelli che abbiamo dicono una cosa precisa. Si tratta dei dati CORINE Land Cover in possesso dell’Irper, dati satellitari e quindi di grana grossa, ma che indicano un incremento del consumo del suolo in Toscana del 13% negli anni 90, quelli del boom edilizio, prima della legge 5 e 1; mentre dagli anni 90 c’è un calo del 3%».

Scusi la domanda diretta: ma leggi o non leggi, si arriverà prima o poi a stabilire che la bottiglia è piena? Che c’è un limite oltre al quale la sostenibilità va in crisi? In Italia si dice che ci sono circa 8 milioni di appartamenti in più rispetto alla necessità: in Toscana come siamo messi?
«Come si fa a dire una cosa del genere? Secondo me non si tiene conto dei flussi migratori. Non dico che non ci siano case in più, ma i dati parlano di una riduzione di abitanti, ma di un aumento delle famiglie. E anche qui bisogna capore di che cosa stiamo parlando: il territorio Toscano è edificato solo per il 4.8% di media. E’ un dato Irpet come quelli di prima, diciamo che invece del 4.5 sarà del 6 o del 7%, ma di questo stiamo parlando. Il punto è che con i vincoli si creano le sperequazioni, mentre bisogna ricoprire una parola e darle un valore moderno: piano. Con una buona pianificazione si difende il consumo di territorio. Certo la pianificazione non deve essere, come qualcuno intende, la commercializzazione dei diritti edificatori, perché se avviene questo allora siamo ai titoli urbanistici tossici, ed è l’opposto esatto di quello che vogliamo. Comunque io non nego e non voglio arroccarmi dietro i numeri: posso fare tanti esempi di sprawl urbano anche in Toscana, piani riprovevoli che abbiamo fermato, altri che ci sono sfuggiti. Però non possiamo dire ora facciamo solo manutenzione basta costruire, bisogna pianificare con un sostegno anche all’edilizia».

Ma in tempi di crisi non è che ci sia il rischio che per sostenere l’edilizia scappi di mano tutto?
«Anche l’edilizia ha subito la crisi, quindi dico di no».

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