[03/06/2009] Trasporti

La Cinquecento negli Usa, la Hummer in Cina: e la mobilità sostenibile?

LIVORNO. La Cinquecento negli Usa, la Hummer in Cina. Due scatti dell’album fotografico del 2009. Due immagini che pochi anni fa sarebbero apparse come provocatorie, quasi iconoclaste. La Cina è stata per decenni la casa delle biciclette e gli Stati Uniti quella dei ‘macchinoni’. Un ribaltamento causa crisi, ma non solo. Dentro ci sono la scelta ‘green’ di Obama e le ambizioni occidentali della più popolosa nazione del mondo. Ovviamente all’interno delle normali dinamiche del mercato. All’interno delle quali l’auto dai tempi della rivoluzione industriale in poi fa il bello e il cattivo tempo. Che cosa c’è di nuovo? Che dopo molteplici crisi forse quella attuale sta veramente gettando le basi per una rivoluzione dell’auto (almeno questa è l’idea degli Usa) verso modelli più puliti in grado di non inquinare l’aria e soprattutto di ridurre drasticamente i consumi di petrolio. Gli Usa potrebbero dare un’accelerata fondamentale da questo punto di vista e gran parte dell’occidente potrebbe beneficiarne sia economicamente, sia ambientalmente. Si pensi al caso Fiat con Chrysler, ma anche potenzialmente anche con Opel-Magna che per essere competitivo in occidente dovranno anche loro puntare su auto a basse emissioni in un circuito che appare virtuoso.

Stessa scelta è presumibile verrà imposta alla Gm, da pochi giorni salvata dallo Stato non senza polemiche ancora roventi. Se tutte le più importanti case automobilistiche, il cui numero sarà drasticamente ridotto da questa crisi, individuano nell’auto a impatto ridotto al minimo l’orizzonte con conseguenti grossi investimenti in ricerca e innovazione sarebbe di certo una buona notizia. Da segnalare in positivo, ad esempio, che la svedese Volvo ha appena firmato un accordo con Vattenfall per la produzione di auto ibride “plug-in” dal 2012. Attenzione, però, alle dinamiche di mercato e a non considerare questo tout court con la mobilità sostenibile. Se, infatti, tutta questa rivoluzione dell’auto sarà solo occidentale e coinvolgerà i paesi come la Cina e l’India solo dopo che anche là il mercato spingerà in questo senso – e l’acquisizione di Hummer da parte di Sichuan va esattamente nell’indirizzo opposto – poco o niente cambierà a livello globale rispetto alle emissioni di inquinanti nell’aria. La mobilità sostenibile, poi, è quasi un’altra cosa rispetto all’auto pulita.

Nel senso che per praticarla l’auto privata (che più pulita è, meglio è) dovrebbe essere vista come l’ultimo degli strumenti da usare per muoversi. Solo in caso di necessità, insomma, utilizzarla al posto dell’andare a piedi, in bici, col mezzo pubblico, con il car sharing ecc. Una mobilità sostenibile diffusa e praticata, insomma, non risponderebbe certo a logiche di necessità di incentivare l’acquisito di auto, per fare un esempio. Siamo proprio in un’altra dimensione che appare assai lontana rispetto a quella che viviamo oggi. Una dimensione che noi riteniamo necessaria, ma che si e no si sta praticando in qualche città – con ottimi esempi va detto – che al momento però rappresentano best practice o poco di più.

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