[04/06/2009] Energia

Silvestrini a greenreport: «Petrolio in ascesa? Bene per efficienza energetica e attenzione al legno»

LIVORNO. Dopo una ripresa altalenante dei prezzi del petrolio nel mese di maggio, adesso l’ascesa sembra arrestarsi (ieri le quotazioni hanno chiuso tra i 65 e i 66$ al barile). I commenti che hanno seguito questa rimonta erano molto propensi a intravedere un classico approccio speculativo, senza tener conto della reale situazione dell’approvvigionamento di petrolio a livello globale. Ma già l’Iea (International Energy Agency) nel suo recente rapporto aveva rivisto al ribasso le stime sulla domanda mondiale di petrolio per il 2009, prevedendo che il consumo mondiale di petrolio arriverà a 83,2 milioni di barili al giorno (mbj) a livello annuale, vale a dire una flessione di 2,6 mbj rispetto al 2008: il più forte calo dal 1981 (-3%). Segno di una crisi che non si sa quando effettivamente finirà, ma è probabile che vi siano anche degli elementi strutturali legati all’approvvigionamento del greggio. Quindi speculazione ma non solo.

Quali saranno gli scenari nel panorama energetico? Lo abbiamo chiesto a Gianni Silvestrini (Nella foto), direttore del Kyoto club e del portale Quale Energia
«I tempi della fine della crisi economica sono incerti, ci sarà alla fine del 2009 e poi nel 2010 una ripresa capace di innescare consumi e quindi è probabile una leggera ripresa rispetto alla domanda attuale, e potrebbe quindi ridursi l’attuale eccesso di offerta, ma saranno livelli sempre più bassi rispetto a prima. Ma una cosa è il mercato reale che deve fare i conti con una produzione che è comunque calata, altra cosa sono i futures, perché il mercato è tale che se ci fosse difficoltà di offerta da non seguire un aumento della domanda, allora il prezzo potrebbe tornare a salire e questo si potrà verificare tra il 2011 e il 2013. Anche la preoccupazione dell’Iea è aumentata perché si sono ridotte le risorse a nuovi pozzi e a realtà marginali e per questi gli investimenti sono troppo bassi, e si può ritenere che nel lungo periodo il prezzo sarà sempre verso l’alto».

Uno scenario che potrebbe favorire le fonti rinnovabili?
«Le fonti rinnovabili non risentono molto del prezzo del petrolio se non per un effetto psicologico, ma dal punto di vista reale invece l’effetto è più vero sul lato dell’efficienza energetica, dato che c’è un rapporto più diretto tra investimento fatto e prezzo dell’energia, mentre per le rinnovabili il grosso degli incentivi è basato sull’energia elettrica, quando cala il prezzo calano anche gli incentivi e il ritorno è meno immediato».

E sulle biomasse? Perché l’importanza del legno come fonte energetica sta crescendo molto, tanto che secondo alcuni potrà diventare una commodity come il petrolio e per l’etanolo si stima che nel 2009 la domanda supererà addirittura l’offerta…
«Le quotazioni in questo caso sono legate molto al prezzo del petrolio. Ci potrà comunque essere un problema di disponibilità di legname come pellet o come cippato perché questo filone tenderà a crescere anche in Italia con i nuovi incentivi, che credo che daranno un forte input. Se la potenza installata crescerà, crescerà anche il problema della disponibilità e delle importazioni, perché se è vero che c’è molto da recuperare sui residui dal versante agricolo, superata una certa soglia si dovrà passare a coltivazioni dedicate. E’ un aspetto che non va demonizzato ma va fatto un bilancio effettivo, economico e ambientale, se può valere la pena oppure no investire in tal senso. Questo è un tema nuovo che si apre adesso che c’è un nuovo incentivo, ma che vale anche per la Francia, dove si sono alzati molto gli incentivi.
Sugli scenari futuri non va dimenticato tutto il settore delle rinnovabili sul versante termico, anzi il grosso del contributo delle rinnovabili per gli obiettivi al 2020 dovrà derivare proprio dal termico, che invece non è mai all’attenzione per quanto riguarda le forme incentivanti. Invece tutto il settore delle alte temperature nell’industria e delle medie temperature (con le pompe di calore geotermico ad esempio) devono rappresentare un terreno su cui lavorare».

Non c’è attenzione da parte delle istituzioni ma sembra che non ci sia nemmeno da parte delle imprese
«Se non si crea il mercato non ci sono imprese pronte ad investire. Ma le imprese sono molto reattive, lo ha dimostrato l’incentivazione data al termodinamico. Tra l’altro il costo dell’incentivo sul termico è più basso rispetto all’elettrico e io credo che sia necessaria una rimodulazione tra di loro per raggiungere l’obiettivo 2020. Un ruolo importante potranno averlo le regioni, dato che entro l’estate dovranno uscire gli obiettivi regionali sui target verdi, che potranno essere ridefiniti anche sui territori. Siccome sono obiettivi vincolanti, nei prossimi anni si vedrà chi ha lavorato meglio e saranno premiate le più virtuose».

Ma si è capito questo passaggio?
«A livello dei funzionari di governo si è capito molto bene e sanno che le multe per non aver rispettato gli obiettivi saranno anche più alte delle quote latte».

A proposito di istituzioni centrali e regionali, è uscita la sentenza della Consulta che ha stabilito che l’emanazione delle Linee guida nazionali per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti da fonti rinnovabili «è da ritenersi espressione della competenza statale in materia di tutela dell’ambiente» che è di natura esclusiva. Pertanto, l’assenza delle linee guida nazionali «non consente alle Regioni … di provvedere autonomamente alla individuazione di criteri per il corretto inserimento degli impianti alimentati da fonti di energia alternativa». Questo cosa comporterà?
«Credo che possa essere uno stimolo ad accelerare l’emanazione delle linee guida nazionali su cui c’è già l’accordo tra i ministeri Ambiente e Sviluppo, mentre ancora mancava quello dei Beni artistici».

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