[26/05/2006] Comunicati

Governare l´ambiente, ma come?

LIVORNO. Le elezioni politiche fanno ormai parte del passato recente del paese. Sono andate com sono andate, con la vittoria risicatissima di una delle due coalizioni che aspiravano a governare il paese. Sul fronte ambientale, non è azzardato presumere che l’Unione, oggi alla guida dell’Italia, si appresti a varare una politica mutuata dal proprio programma con il quale si è presentata al giudizio degli elettori.

Ma è di questi giorni l’assemblea di Confindustria, appuntamento la cui portata non è sfuggita di certo agli osservatori della poltiica e dell’economia. Le parole del presidente Montezemolo traggono origine, almeno nel contenuto, dal documento «Modernizzare il Paese, rinnovare il nostro sistema associativo», che rappresenta il programma 2006-2008 di Confindustria, approvato dalla giunta dell’associazione il 27 aprile scorso, ovvero a elezioni già celebrate.
Confindustria non manca di esprimere giudizi e valutazioni su molte questioni di carattere ambientale. A cominciare dall’energia. Chiede una maggiore diversificazione delle fonti ma, mentre l’Unione sembra puntare molte delle sue carte «sul ricorso al gas naturale meno inquinante», oltre che sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, gli industriali mettono accanto alle fonti il carbone e la richiesta di prendere «in considerazione il rientro dell’Italia del nucleare». Quanto al gas, Confindustria chiede impegni precisi: la realizzazione di cinque rigassificatori entro tre anni.

Ancora più forte la divaricazione sulla legge delega. Se l’Unione annunciava il proprio impegno «a elaborare tempestivamente le misure necessarie per annullare i rischi e le storture posti dalla legge delega ambientale», Confindustria esce dal coro composto da ambientalisti e imprenditori artigiani e sostiene che il testo unico «ha avvicinato il quadro giuridico italiano a quello degli altri paesi, avviando un forte processo di riordino e semplificazione», chiedendo «che questo processo prosegua attraverso i decreti attuativi previsti dal codice» (ne sono stati già emanati diciotto).

Ultimo aspetto, ma non certo per importanza: il protocollo di Kyoto e la sua applicazione. Va «immediatamete attuato, valorizzando le sue ricadute positive nel nostro paese», ha scritto l’Unione in campagna elettorale. «Occorre evitare che si traduca in un vincolo alla crescita delle imprese», ha invce scrittto Confindustria venti giorni dopo le elezioni.

Differenze facilmente percepibili e individuabili, insomma. Senza pretese di insegnare a nessuno come fare il proprio mestiere.

nella foto: il premier Prodi con il presidente della Repubblica Napolitano

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