[08/06/2009] Urbanistica

Ecosistema e disordine urbano

FIRENZE. L’Irpet ha pubblicato un interessante rapporto 2009 “Elementi per la conoscenza del territorio toscano” che analizza le tendenze delle trasformazioni territoriali e insediative in Toscana. Sarebbe utile una larga diffusione e conoscenza dello studio soprattutto tra la classe politica e i nuovi amministratori i cui riferimenti per azioni e politiche di governo del territorio sono sempre meno fondati sulla conoscenza di questa risorsa fondamentale ma esauribile e in parte già esaurita.

Non è un caso se anche le nostre città soffrono di confusione e disordine. Si era acquisito da pochi anni, neanche 20 (la Legge Regionale 5 di governo del territorio risale al 1995), e ce ne siamo rapidamente dimenticati, come ci si libera di un fastidioso ricordo, che le città sono un ecosistema. E che per vivere necessitano di una condizione di equilibrio dinamico. Questo in teoria. In pratica l’equilibrio é instabile e richiede l’integrazione solidale delle specificità sedimentate col tempo nei diversi luoghi delle città.

Lo scambio tra di essi è la vita stessa delle città come società locali che come corpi crescono, si modificano. Da questo punto di vista le città lungo l’asta dell’Arno hanno assunto di fatto una nuova dimensione metropolitana.

Firenze, ad esempio, non può più essere considerata fuori da questo contesto pena il decadimento, la crescita del disordine in cui due delle sue principali caratteristiche – altrimenti positive – possono determinare: la dimensione relativamente contenuta e la natura policentrica.

Al contrario esse devono essere utilizzate come risorse e per farlo occorre contrastare tendenze negative in atto. Da un lato, la crescita incontrollata del consumo di suolo, dall’altro, l’aumento del degrado causato da una pessima qualità degli interventi urbani e dall’arretramento del Piano
Pubblico rispetto agli interessi privati ed individuali.

Il traffico abnorme, gli alti tassi di inquinamento atmosferico e sonoro; le polarizzazioni sociali ed etniche, la segregazione delle residenze ai confini dell’area metropolitana, sono le conseguenze. Vuol dire che il limite dell’espansione è stato superato da tempo. Governare significa ricostruire un nuovo equilibrio e l’integrazione delle funzioni pena il decadimento e il disordine.

Cominciando dal sistema delle accessibilità, riconnettendo e potenziando i collegamenti del T.P.L. (Trasporto pubblico locale) con la nuova tranvia, valorizzando le risorse ambientali e culturali, riaffermando la qualità estetica come espressione della convivenza civile contro lo sfruttamento passivo dell’immagine della città e del suo centro storico. Più in generale, occorre che nelle politiche pubbliche per la Città entri la cognizione del limite che esprime la consapevolezza e il superamento della rottura tra economia reale e assetti sociali, del conflitto tra rendita capitale e lavoro.

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