[08/06/2009] Consumo

Consumatori sempre più attenti ai prodotti attenti alla sostenibilità (sociale e ambientale)

LIVORNO. Secondo un’indagine effettuata dalla fondazione internazionale Dnv (Det Norske Veritas), uno dei principali organismi indipendenti di certificazione e gestione dei rischi, gli italiani al supermercato sono sempre più attenti a come vengono prodotti i cibi che acquistano: il 70% dà importanza agli aspetti etico-sociali mentre il 65% a quelli ambientali, e addirittura l’83% dà valore a una produzione con basse emissioni di CO2. Questo trend è confermato anche delle aziende agroalimentari: l’83% ritiene che la considerazione dei temi ambientali ed etico sociali tenderà a crescere, e il 41% ha già in programma iniziative concrete per ridurre l’impatto ambientale.

Condotta nel mese di aprile, la ricerca ha rilevato in due fasi distinte il sentiment sia dell’offerta sia della domanda sui temi della sicurezza e della sostenibilità dei prodotti agroalimentari.

Dalla ricerca emerge in primo luogo una tendenza consolidata: i comportamenti d’acquisto dei consumatori premiano la fiducia nella marca dei prodotti e nel punto vendita. La sicurezza e la qualità del prodotto sono considerati dei prerequisiti all’acquisto: nel 72% dei casi viene verificata solamente la data di scadenza soprattutto presso le fasce d’età più giovani (25-44 anni) e al Centro Sud; nel 49,3% dei casi ci si affida anche alla notorietà/reputazione di marca mentre nel 34, 3% di quella del venditore/punto vendita. Nella valutazione del prodotto, invece, vengono adottati in misura crescente da oltre due terzi degli interpellati nuovi parametri di valutazione quali il rispetto della tematiche ambientali ed etico- sociali: il 65% del campione attribuisce importanza alla voce “Ambiente/ Inquinamento”, con maggiore incidenza presso i soggetti più maturi, le donne residenti al Nord di Italia; il 70% attribuisce importanza agli aspetti etico-sociali con incidenza leggermente più alta presso i soggetti più maturi.

Alla tematica della sostenibilità viene assegnata un’importanza crescente nel sistema dei valori e nelle scelte d’acquisto dei consumatori anche se i termini “carbon free” e “carbon neutral”, utilizzati per indicare i prodotti realizzati attraverso una filiera agroalimentare a bassa emissione di CO2, sono di fatto sconosciuti presso tutti i target intervistati: il 94% del campione dichiara di non averne mai sentito parlare anche se l’espressione “sostenibilità” viene ricondotta correttamente all’area ambiente ed ecologia. Alla spiegazione dei due termini, invece, i consumatori reagiscono attribuendo interesse a questa caratteristica nelle scelte d’acquisto (83% degli intervistati, sommando la voce molto e abbastanza importante). Tale dato rivela, per le imprese del settore, ampi spazi di manovra per attivare degli interventi di comunicazione e di education in grado di influenzare le decisioni di acquisto del consumatore sul tema della eco sostenibilità.

Ma la notizia che dal nostro punto di vista deve essere maggiormente sottolineata è che le imprese interpellate nel corso dell’indagine tendono a sottolineare il valore dei prodotti verdi e sostenibili emerso dalle risposte dei consumatori: a giudizio delle imprese, il grado di considerazione dei temi ambientali ed etico sociali tenderà a crescere nei prossimi anni (82% del campione).

Nonostante le aziende stesse appaiano ancora complessivamente “poco educate ad educare” il consumatore verso i temi ambientali ed etico sociali, ben la metà di quelle intervistate dichiara di usare i temi ambientali come leva di marketing mentre il 41% ha in programma iniziative concrete per ridurre l’impatto ambientale lungo tutta la filiera produttiva (tra cui l’utilizzo di energia solare e di materiale riciclabili e l’installazione di impianti fotovoltaici).

Attenzione ai temi etici, sociali e ambientali che sembra conferma anche dai dati di vendita dei prodotti certificati Fairtrade: in particolare, le vendite di tè (112%) e di cotone (94%) sono duplicate; per quanto riguarda poi i prodotti “storici” Fairtrade, il caffè ha segnato un incremento del 14%, raggiungendo le 66.000 tonnellate, mentre la vendita delle banane ha registrato un +28% (300.000 tonnellate).
Le vendite dei prodotti Fairtrade sono aumentate almeno del 50% in sette paesi, tra cui Nuova Zelanda (72%), Canada (67%), Finlandia (57%), Germania (50%), Norvegia (73%) e Svezia (75%). I mercati più sviluppati continuano a crescere in maniera esponenziale, con incrementi del 43% in Inghilterra e del 10% negli Stati Uniti .
«Siamo entusiasti del fatto che un numero sempre maggiore di consumatori continui a supportare Fairtrade: la vendita di questi prodotti fa la differenza per i coltivatori ed i lavoratori di cui sono rappresentante. Con la crisi, le entrate e la stabilità del sistema Fairtrade sono state fondamentali», afferma Ruth Simba, coordinatrice del Network dei produttori africani.
Oltre al prezzo equo per una produzione sostenibile, le organizzazioni dei produttori ricevono un “Fairtrade premium”, un surplus per lo sviluppo di progetti che riguardano le loro comunità di appartenenza; nel 2008, grazie al Fairtrade premium sono stati stanziati, ad esempio, oltre 12 milioni di euro ai coltivatori di caffé e circa 11 milioni di euro ai produttori di banane Fairtrade.
Alla fine del 2008 c’erano 746 organizzazioni di produttori certificati Fairtrade, che rappresentano oltre un milione di singoli coltivatori e lavoratori. Tenendo in considerazione le comunità e le famiglie dei produttori e coltivatori, si può attendibilmente stimare che siano più di 5 milioni le persone che beneficiano del sistema Fairtrade.

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